Opera Pia Di Venere, lavoratori sul tetto: "Da aprile saremo senza contratto, pretendiamo risposte"
La clamorosa protesta di tre dipendenti a tempo determinato. A pochi giorni dalla scadenza dei contratti, non hanno ancora ricevuto garanzie sul loro rinnovo. Il presidente Umberto Conti: "Timore infondato, continueranno a lavorare". Ma la situazione finanziaria dell'ente resta grave
"Oggi è 27, il 31 marzo scadono i nostri contratti e ancora non sappiamo che fine faremo. Abbiamo chiesto risposte, ma nessuno ce le ha date. Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna spiegazione". I 16 dipendenti dell'Opera Pia Di Venere di Carbonara sono esasperati. Alcuni di loro, contratto dopo contratto, hanno trascorso anche dieci anni lavorando all'interno della storica istituzione carbonarese. E ora che la situazione finanziaria dell'ente sembra essersi fatta ancora più grave, i lavoratori - in prevalenza operatori socio-sanitari - vedono il rischio di perdere il posto diventare sempre più concreto.
Così questa mattina tre di loro - due uomini e una donna - hanno deciso di mettere in atto una protesta clamorosa. Un modo per richiamare l'attenzione sulla lenta agonia della casa di riposo, e per chiedere risposte concrete, immediate, sul loro futuro. Hanno raggiunto il tetto della struttura ubicata all'interno del plesso dell'ospedale Di Venere e lì sono rimasti, per tutta la mattinata, seduti sul cornicione, minacciando di lanciarsi nel vuoto.
Sotto, davanti all'ingresso dell'Opera Pia, insieme alla polizia e ai vigili del fuoco, ci sono i colleghi. Quelli che, come loro, rischiano di ritrovarsi senza lavoro dal primo aprile, ma anche quelli (otto in tutto) assunti a tempo indeterminato, ma ugualmente preoccupati per il destino della storica casa di riposo che attualmente ospita 30 anziani. "Siamo madri e padri di famiglia - spiega una delle lavoratrici - da fine dicembre abbiamo cercato di aprire un dialogo con le istituzioni, con la Regione, con la Asl, per cercare di ottenere risposte sul nostro futuro. Ma nessuno ci ha risposto, nessuna comunicazione, nessuna convocazione, nulla". Da gennaio, spiegano i lavoratori, hanno accettato anche una riduzione dello stipendio: da 800 a 560 euro al mese. Tutto, dicono, pur di contribuire a salvare l'Opera Pia.
E proprio da gennaio la situazione finanziaria dell'ente si è fatta ancora più problematica. Tutto è nato da un problema legato ad un'autorizzazione. La Regione, infatti, aveva scritto alla Asl annunciando il blocco dei fondi erogati per la struttura, in quanto questa non sarebbe risultata in possesso dell'autorizzazione definitiva all’esercizio come residenza socio-assistenziale. Un problema che però, spiega a Baritoday l'avvocato Umberto Conti, presidente dell'ente, è stato pienamente superato. L'Opera Pia ha dimostrato di essere in regola, e la Asl ha assicurato che avrebbe provveduto a sbloccare i fondi. Ad oggi però, nonostante le rassicurazioni, quei soldi - relativi all'ultimo trimestre del 2013 - non sono ancora arrivati. "L'ultima rimessa della Asl è di ottobre - spiega Conti - Nel frattempo andiamo avanti con i soldi delle rette e con il contributo giornaliero (20 euro per ospite, ndr) che la Asl ci riconosce in quanto RSSA".
Ma che ne sarà allora dei 16 dipendenti a tempo determinato? "I loro timori di restare senza lavoro sono infondati - assicura Conti - i contratti saranno tutti rinnovati. Sulla durata del rinnovo decideremo domani, quando ci sarà la riunione del Cda". Ma le difficoltà finanziarie restano, e gravano sul futuro dell'Opera Pia. "Di certo non saranno i fondi sbloccati dalla Asl a risolvere i problemi - sottolinea Conti - Ci sono quattro milioni di debiti, e un forte problema di liquidità, a fronte di un patrimonio tra i 16 e i 18 milioni di euro". Come dire che una soluzione potrebbe essere quella di vendere alcuni immobili di proprietà dell'ente. Ma i tempi di certo si allungherebbero, ammesso poi che, in un momento di crisi come questo, si riescano a trovare acquirenti. Una strada che, insomma, sembra difficilmente praticabile. Che ne sarà allora dell'Opera Pia?