Puglia, aumentano le lavoratrici indipendenti. "Ma fare impresa resta sempre difficile"
I dati di una ricerca Confartigianato: nella nostra regione sono quasi 100mila le donne che hanno avviato un'attività autonoma, ma solo una piccola percentuale è rappresentata da imprenditrici: "Mancano ancora gli strumenti che consentano una concilazione vita-lavoro, spesso a tante non resta che rinunciare"
Sono sempre più numerose le donne pugliesi che scelgono di lavorare in proprio. E' quanto emerge da un'indagine dell'osservatorio di Confartigianato 'Donne-Impresa', rielaborata in chiave regionale dal centro studi di Confartigianato Imprese Puglia, su dati Istat e Unioncamere.
Nella nostra regione si contano 99.121 donne che hanno deciso di avviare un'attività in proprio, contro il 90.991 di un anno fa, con un incremento pari all'8,9%. Si tratta di una quota che rappresenta il 23,6% del totale delle donne occupate in Puglia. In particolare, a guidare la classifica è la provincia di Bari, in cui operano 6.443 lavoratrici indipendenti, 3.501 in quella di Lecce (22,6%), 2.085 in quella di Foggia (13,5%), 1.819 in quella di Taranto (11,7%) e 1.637 in quella di Brindisi (10,6%). In Puglia, le titolari di azienda (artigiana) sono 9.882, di cui 6.243 operano nel macro-settore dei servizi alle persone (pari al 63,2% del dato complessivo), 2.577 nel manifatturiero (26,1%), 771 nei servizi alle imprese (7,8%), 260 nelle costruzioni (2,6%) e 31 in altri comparti (0,3%).
Guardano nel dettaglio i dati, però, emerge anche un elemento du cui riflettere. Se positivo è l'aumento delle donne che decidono di avviare una propria attività, va comunque rilevato che soltanto il 2,3% delle indipendenti è rappresentato da imprenditrici (ovvero donne che gestiscono in proprio un’impresa nella quale impiegano personale dipendente), mentre il 72,8% è costituito da lavoratrici autonome (ovvero lavoratrici in proprio, che gestiscono un’azienda partecipandovi col proprio lavoro manuale, o libere professioniste, ovvero coloro che esercitano in conto proprio una professione nella quale predomina il lavoro o lo sforzo intellettuale).
"Solo una piccola percentuale - fa notare Marici Levi, presidente di Confartigianato Donne Impresa Puglia - avvia un'attività in forma di impresa. Nonostante la presenza di specifici incentivi, la maggior parte delle pugliesi indipendenti si concentra nelle categorie del lavoro autonomo, soprattutto nell'area della libera professione. I motivi sottesi a tale fenomeno sono noti: mancano, sia a livello nazionale che locale, gli strumenti che consentano di raggiungere una sostenibile conciliazione dei tempi vita-lavoro". "Questo problema, comune a tutte le lavoratrici - spiega la presidente - diventa drammatico per la donna imprenditrice, che non gode neanche delle tutele giustamente riconosciute alle dipendenti. Specie nelle piccole aziende, la figura dell'imprenditore è difficilmente sostituibile e così una gravidanza, la necessità di seguire i figli e la famiglia o quella accudire dei parenti anziani spesso non lasciano altra scelta se non quella di gettare la spugna".