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Economia

Trasporti: in un dossier l’Italia ferroviaria spaccata in due

L'assessore alla Mobilità Minervini e il presidente Vendola hanno presentato stamattina un'inchiesta dettagliata su come il nostro paese abbia delle nette sproporzioni per quanto riguarda il trasporto su rotaia. Per noi, "solo tagli del 40% al servizio. Abbiamo meno treni, con meno carrozze e meno posti a sedere"

Sulla Ventimiglia – Milano di circa 280 chilometri, transitano giornalmente 10 coppie di treni. Di contro la linea adriatica ha subìto un taglio del 40 per cento nei servizi offerti (da Lecce o da Bari fino a Bologna, solo 6 coppie di treni). Se la matematica non è un’opinione, che vuol dire? “Che c’è qualcosa che non va” nel servizio ferroviario nazionale: “Una sproporzione che ci isola”. Parole decise quelle dell’assessore ai Trasporti Guglielmo Minervini che questa mattina, affiancato dal governatore Nichi Vendola, ha presentato il dossier ‘Ricucire l’Italia - Le zone d’ombra del servizio ferroviario nazionale’, un’inchiesta precisa su tutto quello che “Trenitalia ha fatto al Sud, rendendolo sempre più lontano dal Nord”. “Spezzare al cuore la linea adriatica significa dare un colpo all’unità nazionale”, è intervenuto il presidente in apertura.

Il delegato ai Trasporti si dimostra estremamente critico nei confronti del Ministero e del management di Trenitalia. Dice: “Siamo convinti di aver rivelato l’assenza di una politica di collegamenti ferroviari nel nostro Paese. Il tema, per noi, è davvero come ricucire l’Italia, piuttosto che commiserare con i cartelli in mano qualche treno per la Puglia”. Punta la sua attenzione sul lavoro fatto dal ministro Corrado Passera: “Qualche tempo fa, l’esponente del governo si è fatto carico delle nostre segnalazioni sui tagli. Ci aveva promesso un tavolo entro marzo che, per la prima volta, avrebbe dovuto decidere con Trenitalia la composizione e la struttura del servizio”. Ma purtroppo questo tavolo non s’è dato da fare: “L’insediamento non è ancora avvenuto e la responsabilità di questo ritardo è dovuta al fatto che il Ministero non dispone di alcuna informazione relativa alla organizzazione, all’affluenza e alla struttura del servizio”. Interviene il leader di Sel: “Sulla politica del trasporto ferroviario ci aspettiamo risposte. Abbiamo aspettato tanto e vorremmo avere certezza sulla calendarizzazione della discussione, dell’approfondimento e delle conseguenti scelte che a questo punto diventano obbligatorie”.

Minervini inizia a snocciolare un po’ di dati raccolti nel dossier. L’offerta dei treni inseriti nel contratto universale (con il contributo dello Stato) ha subìto, negli  ultimi anni, un’evidente contrazione: si è passati da circa 34 milioni di treni per km a fine 2009 a circa 21,7 milioni di treni per km di oggi, con una riduzione percentuale della produzione (treni per km) del 37%, a cui si deve aggiungere il taglio nella composizione media dei treni. Constata: “Abbiamo meno treni, con meno carrozze e meno posti a sedere”. La riduzione dei servizi offerti nel 2012 rispetto a dicembre 2009, ha avuto precise connotazioni territoriali con una riduzione “consistente e insopportabile” dei treni del 40% per la Direttrice Adriatica (collegamenti Bologna-Ancona-Foggia-Bari-Lecce e Roma-Foggia-Bari-Lecce-Taranto), di oltre il 50% per la direttrice Tirrenica da Calabria e Sicilia verso Roma, e del solo 1% per le aree del Centro e del Centro-Nord.

Dal dossier emergono tre aspetti in particolare. Il primo è che col contratto universale si pagano in alcuni casi i treni regionali; il secondo è che l’hub & spoke (sistema che impone il capolinea in una stazione di smistamento con cambio di treno per proseguire il viaggio) non vale per tutti ma solo per le regioni della linea adriatica; il terzo è che si eroga un servizio universale inutile su linee già coperte da servizi a mercato e forti per la presenza dell’alta velocità. Ma ci sono altri “dettagli, contraddizioni e iniquità” che, se portati alla luce, potrebbero essere ancora più “scandalosi” di questo dossier. A parlare l’esponente di giunta del Pd che, senza farsi alcun tipo di problema, narra delle 6 coppie di treni che coprono (dalla Puglia verso Bologna) il servizio universale lungo la direttrice adriatica di giorno e 4 per l’offerta notte: “E’ scandaloso – dice - perchè nel Nord-Ovest sulla linea Ventimiglia-Milano ci sono 20 coppie di treni al giorno, più altri del servizio a mercato (per il quale Trenitalia non percepisce alcun contributo dallo Stato e i cui costi sono sostenuti dai ricavi dell’azienda)”. Come è scandaloso che “il numero di treni sulla Ventimiglia-Milano è superiore rispetto a quelli di tutta la direttrice adriatica e che alcuni convogli del servizio universale sembrano essere solo di sussidio, integrando perfettamente l’offerta dei treni regionali contrattualizzata con le regioni”. A supporto della sua tesi, la La Spezia-Milano dove questi treni concorrono per oltre il 40% a comporre l’offerta giornaliera con altri servizi regionali, collegamenti a mercato e in combinazione tra loro. Stessa musica per le Livorno-Milano e Livorno-Torino. “Alla Puglia e alla linea adriatica – critica ancora l’assessore - restano invece le briciole con forti disagi e penalizzazioni nel servizio diurno e in quello notte”. Per non parlare dell’hub & spoke: “Ciò che avevano spacciato come una scelta strategica nazionale non vale per tutti. La decisione sulla fermata obbligatoria a Bologna (con cambio di treno per proseguire il viaggio) non ha ragioni trasportistiche ma di mercato, solo per costringere i cittadini a prendere i Freccia Rossa”. In chiusura, “l’inutile abbondanza sulla tratta Napoli-Roma-Torino con la sovrapposizione di treni del servizio universale a quelli di mercato”.

La speranza per il delegato di Giunta e il suo presidente è che le cose cambino già dalla presentazione dell’orario estivo. E nel frattempo il dossier arriverà a Roma, su quel tavolo che per ora, però, non ha ancora interlocutori.

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