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Vertenza Natuzzi, i sindacati: "Nessun confronto se si parla di esuberi"

Il segretario generale della Feneal Uil di Puglia Bevilacqua: "I licenziamenti non sono frutto della crisi ma delle delocalizzazione, non è giusto far pagare ai lavoratori i costi delle scelte aziendali"

"Non può esserci alcun confronto se l'oggetto sono gli esuberi. Natuzzi deve saperlo con chiarezza: non siamo disponibili a parlare di licenziamenti, semplicemente perché non si tratta di un'azienda in crisi e quindi non è giusto che i costi delle scelte aziendali debbano essere pagati dai lavoratori": lo sostiene in una nota il segretario generale della Feneal Uil di Puglia e di Bari, Salvatore Bevilacqua.

"Intanto dobbiamo sottolineare che siamo stati messi di fronte ad una prima scorrettezza - puntualizza - perché dopo lo sciopero della scorsa settimana  Natuzzi si era impegnato con la Regione Puglia a presentare entro una settimana il piano industriale". "Invece, - denuncia il sindacalista - non solo non ha mantenuto l'impegno preso col presidente della giunta pugliese Vendola e con i sindacati, ma ha unilateralmente trasferito il confronto nella sede romana di Confindustria, esautorando di fatto la Regione". "Ma questo - aggiunge - non cambia la sostanza delle cose: la Uil non è assolutamente disponibile ad avallare i paventati 1900 esuberi semplicemente perché non sono il frutto di una crisi aziendale ma della scelta di delocalizzazione fatta dall'azienda. E del resto, la Natuzzi ha sottoscritto un accordo ad ottobre 2011, che ora è chiamata a rispettare. Non si capisce a che titolo si debbano cambiare le carte in tavola". "In questo periodo - spiega - la Natuzzi ha più che raddoppiato il numero dei suoi dipendenti portandoli da 3500 a 8000. La differenza è che sta operando la scelta di dismettere gli insediamenti locali per portarli all'estero. Ma non è chiaro perché il conto debba essere presentato ai lavoratori pugliesi". Insomma, la strada da percorrere non può che essere una: "Siamo anche disponibili ad un piano che richiede sacrifici - conclude Bevilacqua - e che comunque consenta di pensare ad un futuro in qualche modo diverso, ma una cosa deve essere chiara: devono lavorarci tutti".

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