"Giusto aprire i musei nei festivi, ora serve un piano strategico": l'assessore Pierucci sulle scelte del Governo
Ines Pierucci ha partecipato insieme ai colleghi di Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia, Palermo, Ancona, Roma e Trieste a un incontro in videoconferenza con la Commissione Cultura del Senato
Soddisfazione per "l'estensione dell'apertura dei musei anche nei giorni festivi" e per "l'attenzione posta sulla necessità di riaprire i luoghi dello spettacolo", ma arriva anche la richiesta di una strategia a lungo termine per fermare gli 'stop and go' della cultura. È la sintesi dell'incontro, tenutosi in modalità online, a cui ha partecipato anche l'assessore alle Culture di Bari con la Commissione Cultura del Senato, presieduta da Riccardo Nencini. A portare le istanze dalle loro città, c'erano anche i rappresentanti degli assessorati di Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia che, insieme ai colleghi di Palermo e Ancona, da un anno costituiscono un comitato informale per affrontare in maniera coordinata le moltissime emergenze del settore. Con loro, anche i colleghi di Roma e Trieste.
Tra le urgenze segnalate, anche una legge ad hoc per i lavoratori del comparto: addetti molto variegati, molto spesso sottopagati, “invisibili” e poco tutelati, che da un anno vivono nell’incertezza più profonda. A questa, come spiega il Comune in una nota, si devono aggiungere garanzie sui ristori e un “fondo cultura” per le città capoluogo in aggiunta ai fondi per le città previsti dal Governo: le grandi città italiane hanno sofferto infatti la chiusura delle attività culturali e di spettacolo nonché il crollo del turismo, e hanno ora un assoluto bisogno di trasferimenti specifici per la rinascita post pandemica. Durante l'incontro, gli assessori hanno anche ribadito la loro disponibilità a costituire un tavolo permanente di confronto tra ministero, commissioni competenti ed enti locali, così da garantire un dialogo costante con le città, vere “antenne” degli ecosistemi culturali complessi e fragili e portavoce delle istanze del territorio.
"Il covid 19 da un lato ha posizionato democraticamente sullo stesso livello le città con gli stessi problemi e le stesse istanze condivise dagli assessori delle grandi città italiane - commenta l’assessora Ines Pierucci -, dall’altro ha creato tantissime diseguaglianze nei diversi comparti economici del Paese, a partire proprio da quello culturale. La città di Bari, ad esempio, è rappresentativa di un Sud che conta 13.600 imprese creative con 58mila occupati e un fatturato di 2.2 miliardi all’anno, ma che oggi rischia desertificazione delle imprese culturali e creative. Le tante diseguaglianze si traducono anche nella spaccatura verticale tra le realtà strutturate, che hanno potuto godere dei diversi sostegni messi in campo dal governo nei mesi passati, e le micro-realtà culturali, che spesso non conoscono gli strumenti normativi disponibili sebbene rappresentino l’80% del comparto, con oltre 600mila eventi all’anno. In questo senso è oggi più che mai necessario procedere a una nuova regolamentazione normativa, con l’obiettivo di restituire dignità ai lavoratori invisibili impiegati in particolare nelle piccole realtà". L'assessore Pierucci ha speso alcune parole anche sui sostegni ai lavoratori: "Le stesse differenze le ritroviamo, in termini di accesso al sostegno, tra i soggetti FUS e gli extra FUS (completamente irraggiungibili, questi ultimi, dalle misure attuate in favore del comparto): il Fondo unico dello spettacolo necessita di una ristrutturazione significativa non solo in termini di armonizzazione tra i livelli ministeriali, regionali e locali ma anche di distribuzione ed erogazione dei fondi, come pure di produzione culturale". "Se ci ponessimo il traguardo del 2023 per l’avvio della nuova programmazione triennale, il 2021 e il 2022 rappresenterebbero allora un periodo di transizione fondamentale per l’uscita dalla crisi, con la sperimentazione di percorsi di recupero della programmazione, di nuova modalità di fruizione e di accesso ai luoghi della cultura e di nuovi protocolli unici. La storia culturale è anche quella economica e sociale del nostro Paese: questo è il tempo del lavoro condiviso necessario per non farci trovare impreparati alla tanto desiderata ripartenza" conclude .