'Lo stupore del mondo, fortuna e tragedia di Federico II di Svevia'
Un romanzo storico del barese Michele Diomede edito dalla casa editrice della Svizzera Italiana "Flamingo"
“Ragazzo di Puglia”, un romanzo che come dice il suo sottotitolo ha l’ambizione di raccontare la fortuna ma anche la tragedia umana di Federico II di Svevia; un libro che nasce dalla curiosità e dall’ ammirazione che l’autore ha nutrito verso questo personaggio, la cui nascita ha già qualcosa di fiabesco; sua madre, la regina Costanza d’Altavilla, è sorpresa dalle doglie mentre stava viaggiando dalla Germania alla volta di Palermo. La regina è costretta a fermarsi a Iesi, nelle marche; siamo nel 1194; fa allestire una grande tenda nella piazza principale di questa cittadina: è sua intenzione partorire non tra le mura di un palazzo, ma all’aperto e consentendo a qualsiasi donna, non solo alle nobili del suo seguito ma persino alle popolane del luogo di assistere al parto; Costanza, ha 40 anni, un’età molto avanzata per l’epoca; la regina vuole fugare ogni sospetto che si tratti di un parto simulato. Federico trascorrerà poi la sua infanzia a Palermo in un ambiente cosmopolita molto stimolante; il capoluogo siciliano era a quei tempi la città delle mille e una notte, piena di palazzi splendidi, ville, giardini, fontane. Il giovane re, rimasto orfano di entrambi i genitori, è un ragazzo sveglio, avido di sapere, si interessa di scienze naturali, astronomia, geografia, letteratura, parla correntemente diverse lingue; a quattordici anni il papa gli impone di sposarsi, a meno di diciassette riceve il titolo di imperatore di Germania, ma è un titolo che deve conquistarsi, perché non tutti i feudatari tedeschi sono d’accordo sul suo nome. Così non gli rimane che partire con un manipolo di uomini verso il nord per far valere i suoi diritti riuscendo, infine, in un’impresa che ha del miracoloso per un ragazzo della sua età. Ma chi è in realtà Federico? I suoi sostenitori lo chiamano Stupor Mundi, “Supore del mondo, o Reparator orbis, “Il Miracoloso riformatore”; ma fu anche chiamato “l’Anticristo”, “Bestia immonda piena di nomi di bestemmia”, “Scismatico e corruttore di tutta la terra”. Per tre volte era stato scomunicato; Dante lo confina in uno dei luoghi più inquietanti dell’Inferno: quel Sesto Cerchio della citta di Dite dove è sigillato entro un sarcofago di pietra e condannato a bruciare per l’eternità. Federico sconcertava, e a ragione, i suoi contemporanei; infatti era un uomo del tutto indifferente alle formalità, ai protocolli; da ragazzo amava andarsene a zonzo per le vie di Palermo in incognito; aveva tra i suoi amici dei popolani ignari della sua vera identità; come governante amava circondarsi di funzionari preparati ai quali affidava incarichi prestigiosi a prescindere dalla loro estrazione sociale Nel contempo, a fronte di questa vocazione popolare, aveva un’altissima concezione del suo ruolo di imperatore; amava farsi ritrarre con abiti e decorazioni a somiglianza degli antichi Cesari, amava le cerimonie sfarzose, amava stupire le masse con lo spettacolo della sua corte itinerante, composta dai guerrieri saraceni, danzatrici, animali esotici, senza contare il lusso e la raffinatezza profusi nelle sue tante domus imperiali; coniò persino una moneta su cui fece stampigliare il suo profilo e che chiamò augustales. Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche non a caso lo ha definito, “Il primo europeo moderno di mio gusto”.