“De l’Infinito”, la nuova opera di Gianvincenzo Cresta apre la XI edizione di Anima Mea
Evento della Biennale Musica 2019, l’opera inedita “De l’Infinito” del cinquantunenne compositore irpino Gianvincenzo Cresta, tra i più importanti autori contemporanei, dopo la “prima mondiale” a Venezia del 2 ottobre, viene eseguita a Bari, venerdì 4 ottobre (ore 20.30), nella Chiesa di San Giacomo, per l’inaugurazione di Anima Mea 2019, il festival diretto da Gioacchino De Padova nella Rete di musica d’arte Orfeo Futuro. La data barese, dedicata alla memoria di Domenico D’Oria, l’accademico recentemente scomparso che era stato assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione del Comune di Bari e alla guida dell’Alliance Française, si inserisce in un minitour di presentazione dell’opera, che dopo Venezia e Bari prevede una tappa a Napoli sabato 5 ottobre e una in Francia, lunedì 7 ottobre, a Lione, dove ha sede l’Ensemble vocale Spirito con il quale Anima Mea coproduce il progetto insieme ad una serie di partner istituzionali .
La formazione vocale Spirito, affiancata dall’Ensemble di Viole I Ferrabosco, con Francesco Abbrescia ai live electronics e la direzione di Nicole Corti, accosta “De L’Infinito” di Cresta alla “Missa in illo tempore” del 1610 di Claudio Monterverdi, per un dialogo tra passato e presente, sospeso e senza tempo, come spesso accade nella stessa produzione di Gianvincenzo Cresta, allievo di Giacomo Manzoni e profeta di una fusione tra musica antica e nuova.
Tra l’altro, al centro della ricerca del compositore di Avellino c’è sempre la voce, anche nelle pagine strumentali. E “De l’Infinito”, sublimazione della parola con la sua pura tensione energetica ed espressiva, è un insieme di frammenti di canto, di isole sonore, di lunghe scie di polifonia costruite su un testo di Giordano Bruno tratto da “De l’Infinito, Universo Mondi”, pubblicato a Venezia nel 1584.
Il senso profondo del progetto è rivestire la voce e la parola, recuperando un’antica prassi. Solo che, se in Monteverdi le voci della “Missa in illo tempore” vengono rinnovate dal raddoppio non letterale delle antiche viole da gamba, in Cresta è l’elettronica, realizzata in tempo reale, a compiere questo processo di svelamento di ulteriori e diverse possibilità della voce umana. Insomma, da Monteverdi a Cresta si compie una sorta di passaggio di consegne, non con l’obiettivo di illuminare un senso condiviso tra musiche così lontane nel tempo per lingua e stile, ma per cercare un punto d’incontro dentro un comune orizzonte emotivo.
Da questo punto di vista “De l’Infinito” rappresenta un nuovo e ulteriore tassello nella ricerca e nel percorso musicale di Gianvincenzo Cresta, che al canto - un canto sacro e antico d’ispirazione ebraica - aveva dedicato la precedente opera “Hinneni, alle madri rifugiate” su testo di Erri De Luca, lavoro presentato al Teatro Petruzzelli di Bari dopo la prima assoluta nel febbraio 2016 al Festival Présences di Parigi con l’Orchestre Philharmonique de Radio France, in un Paese diventato un po’ terra d’adozione del musicista campano, sempre oggetto di particolare attenzione da parte delle più importanti istituzioni musicali francesi. Ancora prima, “Amore Contraffatto”, lavoro di ricerca che, tra antico e contemporaneo, accostava alla musica dei “Responsoria” a sei voci del 1611 di Carlo Gesualdo l’opera originale Devequt II per ensemble di voci e viola narrante su testi di Iacopone da Todi, era stato registrato all’Ircam di Parigi dal grande violista Christophe Desjardins e dai Solistes XXI di Rachid Safir. Quindi, dopo l’anteprima al festival pugliese Anima Mea, era stato presentato all’Opéra Bastille.
Allo stesso modo, “Alle guerre d’amore”, che tra barocco e contemporaneo generava una nuova creazione fondendo lo stile del compositore irpino e alcuni madrigali del Seicento italiano, aveva debuttato al Temple de l’Annonciation di Parigi, in diretta su Radio France, prima di essere incisa sempre all’Ircam, stavolta con Desjardins affiancato dall’Ensemble L’Amoroso diretto da Guido Balestracci. Ora “De l’Infinito”, opera nata da una Commissione del Ministero della Cultura di Francia che il direttore artistico Ivan Fedele ha voluto tra gli eventi della Biennale Musica di Venezia e che Anima Mea propone in apertura dell’XI edizione del festival accanto a Montervedi, con l’Ensemble Vocale Spirito composto da Magali Dumora (soprano), Camille Allerat (soprano), Nicolas Kuntzelmann (alto), Xavier Olagne (tenore), Thomas Georget (tenore) ed Eric Chopin (basso) e l’Ensemble di viole I Ferrabosco con Alessia Travaglini (viola tenore), Gioacchino De Padova (basso di viola), Antonella Parisi (basso di viola), Diana Fazzini (violone) e Gaetano Magarelli (organo).
L’accesso è libero (fino ad esaurimento posti) presentando all’ingresso la rivista di Anima Mea 2019 (costo 10 euro). Il concerto sarà preceduto da una passeggiata d’arte organizzata da PugliArte. Appuntamento alle ore 19.30 davanti alla chiesa di San Giacomo, in piazza dell’Odegitria.
Info www.animamea.it - 391.4858488 (dalle ore 16 alle 19)