Dino Abbrescia racconta sé stesso attraverso lo spettacolo autobiografico, comico, cosmico, tragicomico di 'Raccondino'
La carriera di un attore si basa sui piccoli e grandi ruoli, ma quello più difficile da interpretare è quello della vita reale”. Sono le parole dell’attore barese Dino Abbrescia che torna il teatro con il suo “Raccondino”, uno spettacolo autobiografico, comico, cosmico, tragicomico e tragicosmico. Lo spettacolo, infatti, nasce dal desiderio di raccontare sé stesso attraverso i propri personaggi. Figure fantastiche incredibilmente premonitrici spesso drammaticamente reali, che si accavallano alla vita personale, che si ancorano al passato e al vissuto.
Scritto e interpretato da Dino Abbrescia, lo spettacolo si avvale della regia di Susy Laude, la direzione artistica di Manuel Bozzi, in visual concept di Olivander, le musiche originali di Alfa Romero e Andrea Guzzoletti e il suono e le luci affidate ad Alessandro Bufalini e Federico Corazzi. Prodotto dall’Associazione Culturale Auroom di Pisa, “Raccondino” è distribuito in Italia da Dario Maretti.
Lo spettacolo sarà in scene in diversi teatri pugliesi a iniziare dal Cineteatro Mangiatordi di Altamura (25 gennaio), al Teatro Polifunzionale Anchecinema di Bari (26 gennaio), al Nuovo Cinema Paradiso di Melendugno (6 febbraio), al Teatro Comunale di Mesagne (7 febbraio) e al Teatro Norba di Conversano (8 febbraio).
I racconti di Dino partono dalla sua Bari, dalla sua infanzia in cui sembra quasi normale condividere la camera da letto con le nonne. La sua famiglia è umile e dura di quell'indurimento tipico di chi deve tirare avanti con dignità, rispetto e sacrificio. Dino cresce tra valori solidi impartiti dal padre poliziotto, un po’ di terrena ambizione, altrettanta impeccabile educazione e sogni.
Sogni di rock’n’roll. Quei sogni sani, belli, romantici che guardano in faccia la sfrontatezza ma anche le difficoltà degli Anni ‘80. Fino alla scoperta della tromba, della musica e del teatro, in veste di tecnico e poi all'improvviso sul palco in sostituzione di un attore impossibilitato a terminare la tournée. Conosceva ogni battuta e si lanciò. E da quella sostituzione non è più sceso dal palco. La vita professionale di Dino si accavalla comicamente a quella tanto lontana del padre. Inizia una lunga carriera da finto poliziotto in serie amatissime come “La Uno bianca”, “Distretto di Polizia” fino a “Squadra Antimafia”.
Un destino beffardo che lo mette alla prova nell'interpretare tutto ciò che ben conosce, che ha vissuto da bambino. I suoi “raccondini” hanno il sapore del passato e attingono a spaccati di vita vera. Ci racconta quando sua madre imponeva al marito poliziotto che rincasava con lo zio, anch'egli poliziotto, di smontare le pistole e riporle in cima a un armadio al rientro dal lavoro. Perché le cene finivano troppo spesso a vino e liti, e le armi era meglio tenerle lontane.
“Raccondino”, quindi, è un susseguirsi di quadri esilaranti, ma anche commoventi e spesso riflessivi. Gli elementi scenici principali sono tre pannelli montati su ruote sui quali verranno proiettati i contenuti media che accompagnano singolarmente ogni “raccondino”. Lo spettacolo inizia con un immancabile riferimento a uno dei personaggi più amati dal pubblico tra i molti interpretati da Dino Abbrescia: Minuicchio del film “LaCapaGira”. Il palco, le luci strobo, la musica techno, i contenuti video originali del film, accompagnano l’ingresso in scena di Minuicchio con il fedele berretto a visiera calcato in testa. Il resto… da vedere in teatro.