L'integrazione vista con gli occhi delle donne migranti, due giorni di film e dibattiti a cura di Arci Bari
L’integrazione, l’identità, la convivenza e la cittadinanza viste con gli occhi delle donne migranti. È questo il filo conduttore delle prossime proiezioni organizzate da ARCI Bari, in collaborazione con i circoli Gramigna e Zona Franka, in occasione della “Giornata Internazionale delle Donne” per il ciclo Memoria del presente.
Questo il programma delle due giornate di proiezione
Venerdì 9 marzo 2018 ore 20.00
Circolo ARCI Gramigna, Bari via Adige 34
Valparaiso (cortometraggio 2016), regia di Carlo Sironi
Ibi (2017) regia di Andrea Segre
Sabato 10 marzo 2018 ore 18.30
Circolo ARCI Zona Franka, Bari via Dalmazia 35
Il silenzio (cortometraggio 2016), regia di Farnoosh Samadi, Alì Asgari
Dimmi che destino avrò (2013) di Peter Marcias
Ingresso gratuito con tessera ARCI.
Le proiezioni rientrano tra le attività dei Laboratori antirazzisti realizzati nell’ambito dei progetti Sprar di ARCI Bari. In collaborazione con UCCA - Unione Circoli Cinematografici Arci.
I Film:
IBI: documentario di Andrea Segre, prodotto da Jolefilm, in anteprima mondiale al 70° Festival del film di Locarno.
Ibi ha fotografato e filmato la sua vita in Italia per 10 anni. Questo film nasce dalle sue immagini, dalla sua creatività, dalla sua energia. Per la prima volta in Europa un film interamente basato sull’auto-narrazione diretta e spontanea di una donna migrante, che racconta sé stessa e la sua Europa ai figli rimasti in Africa. Un viaggio intenso e intimo nel mondo difficile, vivo e colorato di un’artista visiva ancora sconosciuta. Ibi è nata in Benin nel 1960, ha avuto tre figli e nel 2000 in seguito a seri problemi economici ha scelto di prendere un grande rischio per cercare di dare loro un futuro migliore. Li ha lasciati con sua madre e ha accettato di trasportare della droga dalla Nigeria all’Italia. Ma non ce l’ha fatta. 3 anni di carcere, a Napoli. Una volta uscita Ibi rimane in Italia senza poter vedere i figli e la madre per oltre 15 anni. Così per far capire loro la sua nuova vita decide di iniziare a filmarsi. Racconta se stessa, la sua casa a Castel Volturno dove vive con un nuovo compagno, Salami, e l’Italia dove cerca di riavere dignità e speranza. Dalle immagini che Ibi ha realizzato è nato questo film.
Dimmi che destino avrò: Alina è una ragazza di origini rom che vive da anni a Parigi. Rientrata nel campo dei genitori, nei pressi di Cagliari, incontra il commissario di polizia della città, a cui è stata affidata l'indagine su un caso di rapimento interno al campo. Tra i due nasce un'amicizia dapprima guardinga poi sempre più stretta. In cambio della sua collaborazione alle indagini, Alina chiede al commissario di non limitarsi a stare ai bordi della sua comunità ma di conoscerla dall'interno, allenando un gruppo di piccoli calciatori.
In film, presentato in anteprima mondiale al Torino Film Festival, affronta il grande tema del nostro tempo, quell'integrazione che l'etica auspica e la realtà allontana. Con Dimmi che destino avrò Marcias trasforma letteralmente il messaggio in mezzo, realizzando l'integrazione a livello della costruzione filmica, ovvero ibridando finzione e realtà. Anziché, però, mutuare il procedimento della docufiction, che integra i documenti relativi al reale con delle ricostruzioni inventate ad hoc, qui accade l'inverso: è la realtà a supplire e completare la finzione.