Resina e Sarathy Korwar per Time Zones all'AncheCinema Royal
Doppio appuntamento per Time Zone – sulla via delle musiche possibili, che per la serata di mercoledì 1 novembre presenta sul palcoscenico di Anche Cinema Royal a Bari due musicisti di notorietà internazionale: Resina e Sarathy Korwar. L'evento – che inizierà alle ore 21,00 ed il cui costo è di 10 euro + d.p. – affianca due artisti che dalla classicità e dalla tradizione sono riusciti a sviluppare un personalissimo percorso che incrocia musica, teatro e cinema.
Si parte dunque alle ore 21,00 con Resina, l'alias di Karolina Rec, una violoncellista e compositrice che vive a Varsavia, in Polonia. Nata nel 1982, Karolina si è laureata all'Accademia Musicale di Danzica e all'Università di Danzica. Attiva nella scena musicale indipendente in Polonia sin dalla fine degli anni '90, è co-fondatrice e collaboratrice di alcuni dei più influenti gruppi alternative polacchi come Kings of Caramel, Cieslak e Princess, Nathalie and The Loners, Anthony Chorale e altri ancora. Solista di straordinario talento, è presente in numerosi album, ha composto una dozzina di produzioni musicali per il teatro ed è coautrice della colonna sonora di film che hanno avuto la nomination all’Oscar. Artista di grande personalità e dal tocco compulsivo, con uno stile caratterizzato principalmente dal linguaggio personale dell'improvvisazione e da un approccio molto peculiare alla melodia, ha collaborato con Scott McCloud, Paul Brody, Piotr Kurek, Coldair, Scianka e molti altri artisti. Il suo album di debutto, molto autobiografico, uscito nel 2016, è il risultato di esperimenti con violoncello e semplici strumenti elettronici.
Alle ore 22,00 salirà sul palco di Anche Cinema Royal Sarathy Korwar assieme al suo trio. Nato negli Stati Uniti, Korwar è cresciuto in India ed è attualmente residente a Londra. Il cammino esistenziale che ha intrapreso resta in bilico tra tre continenti ed ha sensibilmente contribuito a rafforzare il talento di questo compositore e percussionista. Dopo aver conseguito nel 2011 una laurea in culture orientali ed africane – con particolare attenzione agli adattamenti ritmici della tradizione popolare indiana – l'abile suonatore di tabla classica e drum-kit si è reso partecipe, negli anni a seguire, di numerose performance al fianco di grosse firme del panorama jazz internazionale (tra gli altri Karl Berger ed Ingrid Sertso). Tutto ciò ha consentito a Korwar di salire alla ribalta ricevendo ambiti premi musicali, tra i quali il Rajshekhar Parikh Fellowship come promessa del panorama musicale indiano, nonché l'assoluto privilegio di una esibizione al cospetto del Dalai Lama alla Royal Opera House di Londra. Non si è trattato di un debutto improvvisato, bensì del frutto di ambiziosi e meticolosi studi sulla contaminazione sonora; dopo aver trascorso un lungo periodo a contatto con la comunità migrante Siddi dell'India meridionale (che partecipa con cori ipnotici ad alcune composizioni del progetto) Korwar rilascia una significativa tracklist di nove brani fondendo la ripetitività dello stile devozionale dei canti sacri, i battiti tribali della poliritmica africana, linguaggio shawili, jazz e persino trame elettro. Un suggestivo box di atmosfere etno-folk in balia di fede e improvvisazione, un lento avanzare di 'giorno in giorno' tra i raggi di una speranza che si fa largo in un ilare pandemonio strumentale che ora, grazie anche alla prestigiosa etichetta Ninja Tune, è diventato un successo anche oltre oceano.