Uzeda live al Mat di Terlizzi
Dopo aver festeggiato nel 2018 il loro trentennale, gli UZEDA hanno finalmente fatto uscire un nuovo lavoro in studio; “Quocumque jeceris stabit”. La band catanese si è ormai conquistata una importante notorietà in tutto il mondo per aver calcato pachi prestigiosi, per aver collaborato con artisti di fama internazionale non ultimo il produttore Steve Albini, che non ha bisogno di presentazioni avendo prodotto tra gli altri ed oltre agli Uzeda, Foo Fighters, Gogol Bordello, Jesus Lizard, Low, Mogwai, Motorpsycho, Nirvana, Pixies, P.J. Harvey, Sonic Youth, The Stoogies, Ty Segal, Zu e tanti altri ancora.
Quocumque jeceris stabit è uscito il 12 luglio, a 13 anni dall’ultimo lavoro “Stella”, un album ricco di tensione melodica, che aggiunge un tassello in più rispetto alla discografia della band catanese; un sound che si evolve, ma che mantiene una forte connotazione ruvida, fattore che ha caratterizzato le atmosfere del gruppo fin dal suo esordio. La voce, dal graffio fragile e dinamico di Giovanna Cacciola, attraversa il suono affilato della chitarra di Agostino Tilotta, compagno di vita e di musica, oltre che in Uzeda, anche nella band Bellini. La sezione ritmica curata dal bassista Raffaele Gulisano e dal batterista Davide Oliveri fornisce le ormai note e robuste fondamenta su cui tutti i brani di Uzeda sono costruiti.
Il titolo latino deriva dal motto dell’Isola di Man, il cui simbolo è un triscele, assai simile alla trinacria siciliana. “Ovunque lo getti starà in piedi”: Così si traduce il motto che è facile applicare all’isola di provenienza della band e al carattere dei suoi abitanti, forgiato da secoli e secoli di culture susseguitesi e miscelate tra loro.
William Camden, studioso britannico, già nel 1600 dichiarava che il triscele dell’Isola di Man fosse stato disegnato prendendo spunto proprio dalla trinacria.
Già in tempi antichi, l’Isola di Man si diceva fosse stata creata da un gigante iracondo che scagliò una roccia in mezzo al mare e, anche qui, le somiglianze con miti e leggende nostrane continuano a sprecarsi, con buona pace di Polifemo e dei suoi faraglioni.
Se la parola “resilienza” solo negli ultimi anni è diventata di uso comune, la formazione catanese ne fa da sempre un punto di forza. Il loro attaccamento alla terra Etnea, la capacità di reinventare le regole, plasmare un linguaggio sonoro unico e riconoscibile, sfondare barriere metaforiche e confini geografici grazie alla Musica e ai rapporti umani messi dinanzi alle logiche di mercato dello showbiz sono da sempre le loro caratteristiche principali.
La copertina del disco è minimale ma è curioso come le linee (onde sonore, timelines, vite, storie, fate voi) scorrano contorte senza incontrarsi mai. Ad ogni ascoltatore potrebbero suggerire significati diversi, ma l’unico suggerimento reale è che nonostante le interpretazioni personali e il titolo del disco dal forte significato, non ci troviamo di fronte a un concept album.
Il disco, registrato come sempre dall’amico e collaboratore Steve Albini a Verona a inizio 2019 e masterizzato, neanche a dirlo, da Bob Weston nel suo Chicago Mastering Service, contiene 8 brani nati, cresciuti e trasformati sul palco.
Con Steve Albini al mixer, in soli 4 giorni durante i primi freddi giorni di gennaio, al Sotto il Mare recording studios di Luca Tacconi, Quocumque jeceris stabit diventa realtà. Ancora una volta, tornando alla loro origine, i brani vengono suonati e registrati dal vivo davanti a un pubblico, seppur in maniera peculiare: la recording session si svolge infatti davanti a occhi e orecchie attente e rispettose dei ragazzi che partecipano ad una masterclass tenuta proprio da Albini e ideata, promossa e realizzata da Sound by Side. Ripartendo dal sentiero già percorso, Uzeda trovano nuove vie creative.
Sabato 20 luglio Uzeda live al Mat di Terlizzi – via Macello
Apertura porte ore 20,30
Violent Scenes ore 21.30
UZEDA ore 22.30
Biglietto 12 euro. Prevendita DIYTicket
Media partner RKO - www.rkonair.com