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Direzione Pd, nessuna sfiducia per Blasi

Il segretario rimane alla guida del partito. Loizzo: "Azzeriamo la giunta Pd". Minervini: "Se parlassimo ai bisogni sociali delle persone, capiremmo come sta cambiando il Paese". Amati, Pentassuglia e Mennea (Area Dem) non intervengono

Nessun incarico revocato, Blasi rimane in sella. Doveva essere una Direzione regionale verità, ma alla fine si è rivelata una sorta di riflessione generale sull’esito del dopo voto, con l’ala minoritaria messa all’angolo e le dimissioni di Blasi rinviate a data da destinarsi. Tra i primi interventi quello di Mario Loizzo, che ha individuato il 2010 come lo spartiacque della flessione del Pd, quando a seguito del rimpasto di giunta regionale “i consiglieri hanno fatto fatica ad interagire con il governo Vendola”. La richiesta dell’ex assessore ai Trasporti è di azzerare la giunta Pd e di riconsiderare gli uomini di governo a valle di “un confronto collettivo sulle priorità di fine mandato”. Il bitontino Domenico Procacci ha invece rimarcato come il partito “faccia fatica a ricongiungersi con la storia del suo popolo”. “Diciamolo una volta per tutte: abbiamo peccato di presunzione - continua Procacci - pensavamo che in Senato si potesse superare l’empasse della maggioranza accordandoci con Monti, gli elettori lo hanno capito e ci hanno presentato il conto”  

Enrico Fusco ha chiesto invece di azzerare l'ufficio politico, ridando dignità alla Direzione regionale. “E’ ora di aprirsi al territorio, fermando quelle scelte di vertice prese nel chiuso di alcune stanze, senza che vi sia alcun tipo di partecipazione da parte degli iscritti – ha affermato – . Conosco tante persone che vorrebbero impegnarsi ma non sanno dove possono farlo perché le nostre sedi rimangono chiuse”.

Tra quanti avevano chiesto in settimana una scossa ai vertici dirigenziali del partito c’è Guglielmo Minervini. Che nella sua analisi del voto ha evidenziato lo scollamento tra la vita del partito e i bisogni della società: “Ci siamo fatti la campagna elettorale rincorrendo il voto moderato. Non abbiamo capito che la crisi cambia il paesaggio sociale e che il ceto medio, quando finisce nelle sabbie mobili della povertà o della disoccupazione, è difficile definirlo moderato perché è arrabbiato, deluso e impaurito”.

“Se parlassimo per bisogni sociali, invece che per categorie, allora cominceremmo a capire di più come sta cambiando il paese sotto la pelle”, ha concluso Minervini, molto applaudito in platea. Michele Emiliano ha rispettato la promessa di mantenere calmi i toni. Ha invitato il partito a sfidare Grillo riaprendo la “stagione dei forum e della partecipazione” e ha chiesto di aiutare Vendola con la focalizzazione di alcuni obiettivi da trasformare in politiche nel corso di questo ultimo scampolo di legislatura (due anni?, ndr). Fabiano Amati, Donato Pentassugglia e Ruggero Mennea (Area Dem), a dispetto delle attese, hanno preferito non intervenire. Alla fine nessun voto di sfiducia. Blasi rimane alla guida di segreteria. Nulla cambia.
Per quanto altro tempo?

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