rotate-mobile
Comunali Bari 2014

Palmisano: "Bari ha bisogno di un welfare che produca lavoro. Decaro? Il miglior candidato"

L'ideatore del Manifesto per Bari: "Il welfare deve essere l'anello tra il bisogno e il lavoro, la città ha bisogno di questo". "Decaro l'uomo che meglio rappresenta il desiderio di un rinnovamento generazionale alla guida di Bari"

Per il 64% dei baresi la qualità della vita rispetto a un anno fa è peggiorata, mentre è rimasta invariata per il 32%. Solo per il 4% è migliorata. E’ solo uno dei tanti dati emersi dalla indagine statistica elaborata dalla società Tecné e commissionata dal candidato di Impegno Civile, Mimmo Di Paola. Nella ricerca viene fuori anche una scarsa fiducia verso il futuro. Infatti per il 51% dei cittadini le cose andranno peggio anche nel 2014 e solo il 16% ritiene che si possa determinare un miglioramento. A questi dati si affiancano quelli economici, messi in rilievo dallo stesso Di Paola, secondo cui l’importo complessivo dei redditi da lavoro è passato, a parità di potere d’acquisto, dal 7,3% nel 2007 al -3,2% nel 2011.

Su questi dati in pochi si sono finora espressi. Un giudizio lo abbiamo chiesto a Leo Palmisano, ideatore del “Manifesto per Bari” ed oggi impegnato per il centrosinistra nell’elaborazione di un programma che possa raccogliere le indicazioni del documento prodotto nel corso di questi mesi.

La città che fuoriesce dalla indagine presentata da Di Paola sembra condannata ad un futuro senza speranza. Condivide gli esiti della ricerca commissionata dal candidato sindaco o ritiene sia solo uno strumento di campagna elettorale?

"L'indagine è autorevole e interessante, quindi va presa seriamente in considerazione. Tuttavia penso che altri osservatori rilevano come vi sia una bella disposizione dei baresi (anche anziani) ad occuparsi della città per recuperare un senso di comunità. Questi aspetti sono importanti, perché tutte le città dove si vive bene hanno cittadini organizzati responsabilmente ed hanno appiattito con il welfare la distanza tra politica e elettori. Ritengo, quindi, che quel rapporto sia solo uno dei possibili strumenti di analisi della città, altri emergono dall'osservatorio della Cgil Bari, dall'ultima ricerca dello Spi sui pensionati di Bari, solo per citarne alcuni".

L’ultima indagine del 'Sole 24 Ore' ha posto Bari agli ultimi posti della classifica per ciò che riguarda la sicurezza e il verde urbano. Due aspetti centrali per il rilancio di Bari. Quali le vostre proposte?

"Noi sposiamo un'idea di verde civico, più che urbano. Un verde integrato con la vita dei cittadini, dove senza soluzione di continuità tutti possano vivere dentro il verde facendo delle cose: attività ludiche, culturali, socialità, cultura, istruzione. Penso che il rapporto con la natura non debba essere museale: i parchi sotto chiave non hanno senso in nessuna città del benessere. Ha senso, allora, ridare fiato alla cura partecipata del welfare, ad una vigilanza soft e all'attivazione di luoghi produttivi dentro il verde. La Caserma Rossani può essere il punto di partenza per un nuovo modello in questa direzione. Sposo anche l'idea degli orti urbani e del giardinaggio condominiale sui tetti. Tutto ciò che produce società, gruppi, attività inclusive anche per i visitatori occasionali e per gli studenti è il futuro".

Un capitolo a parte merita il welfare e il sostegno alle fasce più deboli della città. Bari negli ultimi anni ha compiuto passi in avanti anche grazie l’attivazione di centri che accolgono i senza fissa dimora. Diverso il discorso degli anziani, sempre in numero maggiore e con grandi problemi di assistenza. Un aspetto cruciale, non crede?

"Il welfare è il mio terreno di studio e di pianificazione. Bari ha investito, ma deve irrobustire il rapporto con la sanità ed integrarlo nell'assistenza domiciliare, per esempio. Ma deve migliorare l'offerta di asili per trattenere le donne al lavoro e favorire le giovani coppie con figli. Ma voglio dire un'altra cosa: il welfare senza lavoro, solo volontaristico o sottopagato non funziona più perché demotiva tutti. Il welfare deve essere l'anello tra il bisogno e il lavoro, un gancio robusto e autorevole, fondato sulla esplicitazione del bisogno reale e sulla costruzione di risposte pratiche. Attraverso il welfare noi possiamo offrire parecchio lavoro e tanta sicurezza sociale non poliziesca, ma orizzontale.  E mi pare che la città abbia bisogno di questo: lavoro e certezza nel futuro. Il mio pensiero sul welfare parte da quanto fatto fino ad ora, quindi, dentro una nuova prospettiva di sistema che rimetta al centro la risposta competente ed organizzata al bisogno: per sanare le ferite di una città c'è bisogno che ciascuno ci metta il cuore, l'intelligenza e l'operosità".

Siete seduti attorno al tavolo della maggioranza di centrosinistra. Ritenete Antonio Decaro il candidato migliore? Se sì perché?

"Personalmente ritengo Antonio la persona che può rappresentare meglio di chiunque altro il centrosinistra e la città. Vado molto oltre le primarie e penso già al futuro: rinnovamento, competenza, parità di genere, dedizione, servizio, moralità. Penso che queste caratteristiche siano bene incarnate da Decaro, come penso che tutta la coalizione di centrosinistra sia adeguata a governare nuovamente la città nel segno di un autorevole ricambio generazionale, fondato sul merito da lavoro, più che su quello elettorale, e sul rispetto laico ma amorevole delle posizioni di ciascuna e di ciascuno. Poi chi mi conosce sa che dentro il mio cuore c'è il desiderio di praticare il bene per la città, per questo trovo sintonia con questa prospettiva e auguro amorevolmente a Decaro di diventare sindaco di Bari".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Palmisano: "Bari ha bisogno di un welfare che produca lavoro. Decaro? Il miglior candidato"

BariToday è in caricamento