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Martedì, 16 Aprile 2024
Regionali Puglia 2015

Palmisano (Sel Bari): "Emiliano vincitore assoluto, ma nei territori il Pd perde voti"

Il segretario cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà commenta la performance elettorale e si sofferma sul risultato di 'Noi a sinistra per la Puglia': "Siamo soddisfatti, il Pd ha concesso troppo alla destra. Renzi? Meteora autocentrata"

Partiamo dal dato più lampante. La vittoria di Michele Emiliano, annunciata già nei sondaggi e di sicuro senza alcun avversario capace di resistergli….

"Emiliano ha fatto un bel risultato che guarda a una forma interessante di antirenzismo meridionalista. Colma un vuoto politico, non c’è dubbio, e questo è un dato. Poi è stata una vittoria auspicabile anche per un centro-destra che voleva contarsi dentro chi resta e chi è uscito da Forza Italia. Emiliano parte da lontano, vince facile, ha un consenso personale nettamente superiore a quello del suo partito e si muove in una direzione che va oltre la Puglia e guarda a Roma. In mezzo, però, c’è la crisi che attraversa il paese e che porta i pugliesi a non votare. Una crisi che spegne la democrazia e accende il crimine organizzato".

Infatti, rispetto al 2010, sono andate a votare il 13% in meno degli aventi diritto, in termini assoluti oltre 400mila persone in meno. Semplice disaffezione?
"Un disastro. Facendo campagna ci siamo resi conto subito che quest’anno i non votanti non li avremmo convinti. Poi Renzi c’ha messo il carico con la buona scuola. È stato inopportuno nei modi, e nei tempi. Scomposto, lui e i suoi ministri, contro un corpo docente massacrato da una serie infinita di controriforme, da Berlinguer fino a oggi passando per la Gelmini. Non è disaffezione, il nuovo non voto, ma desiderio inespresso di partecipazione e democrazia che il Pd non intercetta e non vuole intercettare. Diciamo che il Pd si è radicalmente modificato anche nei territori: assomiglia all’arrogantello Renzi, e per questo perde voti a manetta".

Parliamo di Bari: il primo partito è il Movimento 5 Stelle che riesce a superare di oltre 11mila voti il Pd, il cui segretario regionale (barese) è stato appena eletto governatore regionale. Che messaggio si può trarne? Quanto pesano le politiche di Palazzo Chigi sull’esito di  questa tornata elettorale?
"Il Pd è in caduta di consensi in valore assoluto e relativo dappertutto in Italia, soprattutto dove non riesce a produrre buone politiche. Favorisce i cinque stelle e il non voto. Mi pare che il Pd barese abbia concesso troppo alla destra del centro-sinistra, una destra di coalizione culturalmente fragile ma piena di infondate ambizioni politiche, una destra che non sfonda e non elegge i suoi in consiglio regionale, ma che viene inopportunamente caricata di responsabilità proprio dal Pd. Pare che il Pd di Bari abbia ancora paura della cultura democratica di sinistra, e questo ci aiuta a costruire una sinistra vera e di governo dentro la città".


‘Noi a sinistra per la Puglia è il terzo partito della coalizione su scala regionale, mentre su Bari è il nono partito in termini di consensi con il 4,9% delle preferenze dell’elettorato e 5400 voti raccolti. Soddisfatto? O si aspettava qualcosa di più?
Sono molto soddisfatto, in meno di un anno passiamo dal 3,2 di Sel al 4,9 di oggi, con una tenuta in valore assoluto pur avendo perso i voti dei primi due della lista alle comunali. Nonostante le difficoltà abbiamo scelto i candidati e i temi giusti. In pochi mesi abbiamo aumentato del 40 % il numero dei tesserati e siamo sempre in costante fermento. Le nostre iniziative, come l’analisi del voto del 4 giugno, sono aperte a tutta la città, e i risultati arrivano. I gufi che ci davano per morti adesso devono fare i conti con la nostra crescente ambizione di governo. Siamo diventati, in un anno, la sola sinistra in città. Mi pare che ormai ci sono i presupposti per guardare al futuro penetrando nella carne viva di una città addolorata e stanca.

Come nel PD, anche nel vostro caso nessuna donna eletta. Che idea si è fatto su questo argomento?
"Non mi piace l’attivazione di genere trasversale, lo dico fuori dai denti. Per me una donna di sinistra ha una marcia democratica in più rispetto alle altre, perché può condividere una storia, un passato, una memoria che a destra ha talvolta un’altra radice e un’altra origine. Io sono convinto che il tema del voto alle donne vada posto sotto l’ottica del diritto e non del dovere. Questo vuol dire che i partiti, soprattutto i partiti, devono porre l’attivazione femminile dentro la società al primo punto dell’agenda politica. Nel caso di Sel Bari, i nostri organismi sono in perfetta parità e le donne del partito hanno animato questa campagna elettorale più degli uomini. Questo è un dato di fatto che ci consente di smarcarci dai maschilismi presenti in altre forze politiche".


Ora che la sinistra ha fatto sentire il suo peso specifico (pensiamo soprattutto al caso macroscopico della Liguria) ritiene ci sia lo spazio per costruire un progetto di riassemblamento delle diverse anime che, sempre a sinistra, guardano ad un' alternativa al modello renziano? Se si, da dove ripartire?
"Direi che in questi mesi la sinistra italiana ha finalmente respirato nelle piazze della protesta e del conflitto sociale. Lì nasce la sinistra, lì la stiamo rifacendo. Ora serve un partito, un contenitore, un grande strumento di governo del cambiamento, perché ne ha bisogno il Paese, ne ha bisogno l’Europa. Eravamo il Paese europeo con il più imponente partico di sinistra della storia, il Pci, e un Psi importante, non possiamo ridurci a farci rappresentare dal Pd. Io non ci sto, e non ci stanno nemmeno gli italiani. Renzi è una meteora autocentrata, un fuoco che si brucia da sé dentro una stagione politica asfittica come questa, ma non è e non è mai stato la sinistra. Dunque, facciamola!".

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