Condanna per Vendola in primo grado al processo ex Ilva, le parole di Fitto: "Garantismo sempre e verso tutti"
L'ex governatore: "Mi auguro che questa circostanza non venga sprecata sull’onda dell’emotività che induce, in taluni casi, a dissolvere anni di malriposto ‘giustizialismo’ in un impulso di rabbia"
“Garantismo sempre e verso tutti, senza distinzione alcuna, quale principio di civiltà irrinunciabile. Vale anche nel caso molto delicato e complesso, per molteplici e ben note ragioni, della sentenza di primo grado nel procedimento ‘Ambiente svenduto’. Una sequela di condanne durissime che colpiscono i vertici di un’azienda tra le più rilevanti del Paese": è il commento dell'europarlamentare pugliese Raffaele Fitto (Fratelli d'Italia) alla sentenza di primo grado riguardante i passati vertici dell'ex Ilva di Taranto che ha visto la condanna, tra gli altri, dei fratelli Riva e dell'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola
“Vicenda ancor più grave, quando il giudizio condanna, come nel caso di Nichi Vendola, - aggiunge Fitto - un vertice istituzionale che ha rappresentato i cittadini di una regione, nessuno escluso, che ne restano moralmente segnati. Auguro a Vendola di poter dimostrare, nei successivi gradi di giudizio, la sua totale estraneità a quanto gli viene contestato. Non solo per la sua personale onorabilità ma, soprattutto per quella dell’istituzione che ha rappresentato. Quindi, da parte mia, nessun attacco, nessun insulto, nessuna esultanza: sentimenti che, invece, ho spesso ritrovato sul volto e nelle parole dei miei avversari in analoghe circostanze".
“Abbiamo vissuto tempi nei quali persino ‘l’auspicio’ per così dire, di un avviso di garanzia o la ‘profezia’ di un tintinnar di manette serviva a innescare la barbarie del linciaggio mediatico - rimarca Fitto - , della calunnia e dell’utilizzo politico delle vicende giudiziarie. Tempi torbidi e oscuri dei quali ho fatto anche io aspra e dolorosa esperienza per lunghi anni e che non auguro a nessuno, compreso Vendola che, di quei tempi, fu protagonista. La giustizia, ovviamente, resta tale quando condanna e quando assolve. La fiducia in essa non è un rituale a seconda degli interessi e della posizione personale ma un dovere istituzionale. Mi auguro, infine, che questa circostanza non venga sprecata sull’onda dell’emotività che induce, in taluni casi, a dissolvere anni di malriposto ‘giustizialismo’ in un impulso di rabbia, ma sia invece un’utile occasione per riflettere sui propri comportamenti del passato e soprattutto per evitare che si ripetano nel futuro" conclude Fitto