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Politica

Inaugurazione Fiera del Levante, il discorso di Emiliano

Il presidente della Regione ha richiamato temi importanti per la Puglia come Ilva, Tap, Xylella

Da dove cominciamo signor Presidente?
C’è una tale confusione in giro che dubito che i nostri concittadini ogni mattina riescano a seguire i discorsi della politica e dell’economia che si fanno sempre più contorti e contraddittori.
Persino i più positivi e informati abbandonano la lettura dei giornali, non riescono a frequentare partiti, associazioni, centri studio, sindacati; passano da un telegiornale all’altro con sempre maggior fatica, per mancanza di tempo, ma anche per la saturazione di tutti i media, da quelli tradizionali ai social più innovativi e giovanili. L’interesse generale sfugge dalle mani dei politici, persino dei più lucidi ed onesti, e le lobbies riescono sempre a farla franca, anche quando il bene in gioco è la vita stessa e la salute delle persone.
Le conseguenze di questo declino sono state devastanti sulle nostre giovani generazioni. Niente sogni, niente progetti. Niente giovani, niente nuovi nati, niente nuove imprese, persino niente calciatori, da sempre l’alternativa per chi non ama troppo lo studio. Le aziende italiane pubbliche e private all’asta, salvate da fondi di investimento o da oligopolisti che si appropriano degli asset strategici della nostra industria, come nel caso dell’Ilva, imponendoci condizioni capestro sul lavoro e sulla salute.
Non ci sono grandi progetti. Abbiamo smesso di pensare in grande. Non si azzarda e non si manutiene, come accade nelle case degli anziani depressi, che non aggiustano la finestra rotta perché sanno di non avere eredi che proseguiranno i loro sogni.
Negli anni ’50 e ’60 quando le migliaia di ponti e di altre infrastrutture che non abbiamo saputo manutenere furono costruiti, esisteva un progetto di Paese che dopo la vergogna del fascismo, della Guerra voleva rientrare nel novero delle nazioni che avevano fatto grande la civiltà umana.
Questa Fiera Presidente nella testa del Suo collega Aldo Moro, doveva essere il luogo dove economia nazionale, questione meridionale e relazioni internazionali dovevano rilegittimare il genio italiano dopo il disastro della II^ guerra mondiale. C’era da avere i brividi per l’emozione e per la voglia di menare le mani che Moro e la sua generazione avevano fatto venire ai giovani italiani tutti richiamati in servizio permanente effettivo per contribuire al riscatto della Patria, ma anche delle loro vite private dopo la fame e il mercato nero.
Quando coinvolgi i giovani in un grande progetto la comunità riparte, ridiventa accettabile ogni sacrificio. 
In questa Fiera discuteremo col Forum della famiglie italiano e pugliese di denatalità. Rimango convinto che i figli si fanno volentieri in un Paese che offre prospettive di felicità e di sicurezza, di pace e di progresso economico. Poi vengono i contributi fiscali ed economici alle famiglie che pure sono utili.
E quindi Le chiedo, qual è il progetto di Paese che emerge dal contratto di governo che pure ho giudicato in parte positivo nella misura in cui coincide con il programma di governo della Puglia?
Come restituiremo alla generazione successiva la speranza e il desiderio di faticare per costruire un’Italia migliore?
L’unica cosa che li motiverà sarà la nostra rassicurazione che ci occuperemo solo di italiani e non di migranti? Lei pensa che sia sufficiente a bloccare la fuga dall’Italia degli italiani?
Che ci si debba occupare di più e meglio dei nostri concittadini è sacrosanto. Se tutto attorno è approssimativo e trascurato, se bellezza ed efficienza non tornano ad essere un modus vivendi, sarà difficile far uscire un popolo intero da una depressione collettiva senza precedenti.
Il reddito di cittadinanza che qui in Puglia è in vigore da due anni e che si chiama reddito di dignità, RED, come il suo decreto sul lavoro, non è certo un progetto politico o economico che tratterà in Italia i nostri ragazzi migliori, ma al massimo coloro che non ce l’hanno fatta. Una buona 
idea che abbiamo condiviso e realizzato in Puglia prima che nel resto d’Italia ma che da sola non cambierà le sorti della battaglia contro il declino del Paese.
Certo se trascuriamo chi è in maggiore difficoltà potrebbe accadere che questi ultimi pensino di dare la responsabilità della loro condizione non a loro stessi o a chi li governa, ma a dei disgraziati più disgraziati di loro tanto da mettere se stessi, le loro mogli ed i loro figli su gommoni usa e getta per tentare di afferrare il salvagente di una vita almeno decente.
Denatalità, fuga degli italiani dall’Italia e immigrazione di stranieri sono cose strettamente conseguenti.  Senza i nati e con la fuga di giovani che abbiamo, siamo costretti a importare mano d’opera straniera. E siccome non sappiamo gestire i flussi migratori la situazione è esplosiva, perché le persone che arrivano non le conosciamo e ci piombano in casa nella forma di naufraghi tra una mareggiata e l’altra.
Certo se potessero arrivare senza la mediazione delle bande criminali che ricavano utili enormi da questa povera gente, semplicemente pagando un biglietto aereo o navale e avendo qualche mese di tempo per trovare un lavoro più o meno stabile, avremmo il modo di controllare il flusso migratorio molto meglio.
Controllare la velocità e tempi del flusso è la differenza tra un trionfo ed un disastro, tra irrigare e subire un’inondazione.
Ci è già successo. Con l’Albania: quando smettemmo di bloccare le barche in mare – ne speronammo persino una provocando un’ecatombe – e rendemmo legale il flusso sui traghetti, i nostri fratelli albanesi onesti andavano e venivano dall’Italia e quelli disonesti li identificavamo, intercettavamo e arrestavamo anche con l’aiuto della polizia albanese.
Adesso dopo quasi trent’anni l’Albania è un partner commerciale della Puglia e dell’Italia straordinariamente interessante e grato all’Italia per l’accoglienza ricevuta in passato. E in nome di questa gratitudine che l’intelligenza del premier Edi Rama ha deciso di darci una mano per risolvere l’assurda crisi autoprodotta di Nave Diciotti.
Le bare dei nostri fratelli morti in due diversi incidenti stradali ad agosto (la ringraziamo per la vicinanza che ci ha mostrato in quei giorni) sono state avvolte dai loro compagni di lavoro nella bandiera della Puglia e nella bandiera italiana.
E sa perché?
Perché qui abbiamo la presunzione, con mezzi limitati ed in supplenza del governo nazionale, di avere avviato con la costruzione delle foresterie per lavoratori in agricoltura (anche per gli italiani non solo per i migranti) uno spazio di accoglienza, assistenza sanitaria, mediazione culturale, che assolve ad una mancanza da parte delle aziende agricole e dello Stato che assicura non solo civiltà minima del trattamento, ma costituisce anche un mezzo efficace per assicurare controlli veri e costanti attraverso il filtro all’ingresso, consentito solo a chi è in regola con i permessi e contratto di lavoro. In questo modo si previene la commissione di reati e si toglie ossigeno, attraverso la gestione dei trasporti dalle foresterie alle aziende ai caporali, restituendo dignità alle produzioni agricole italiane.
Cosa potremmo fare insieme Presidente, se Lei ed il governo ci aiutaste, assieme ai sindacati e alle organizzazioni delle imprese, a definire i fabbisogni lavorativi e a scegliere le persone da avviare presso le foresterie in tutta la Puglia e l’Italia? Quante feste del raccolto potremmo organizzare per spiegare ai tanti razzisti che hanno alzato la testa in questi ultimi mesi che l’agricoltura italiana non esisterebbe senza lavoratori migranti?
Dalla sua Regione Presidente, a noi tutto sembra più chiaro.
La via per salvare l’Italia e l’Europa ci sembra a portata di mano, ma non credo che passi dalla flat tax, da un’aliquota unica al 15% per tutti i redditi.
Noi pensiamo che il rigore dei conti, per non essere iniquo, debba essere accompagnato da politiche di riequilibrio fiscale, di spesa corrente e per investimenti che portino tutte le aree del paese ad avere uno sviluppo economico armonico ed un’equa distribuzione del reddito procapite.
Insomma Presidente c’è bisogno di giustizia sociale per ottenere la partecipazione di tutti gli italiani alla lotta per far risorgere l’economia, non solo di un capro espiatorio con la pelle nera!
La Puglia parteciperà al percorso sulla autonomia rafforzata assieme al Veneto, all’Emilia-Romagna ed alla Lombardia. Possiamo farlo perché siamo una delle Regioni meglio amministrate d’Italia, con un rating - se ciò fosse consentito dalle regole delle agenzie - persino superiore a quello dell’Italia stessa. Possiamo partecipare perché fondiamo la nostra pretesa su un rigoroso controllo della spesa pubblica, su bilanci sani della regione e di tutte le sue partecipate, sulla capacità di programmare e di spendere i fondi nazionali e comunitari senza eguali nel nostro Paese.
Possiamo dimostrare che anche nel Mezzogiorno esistono risorse umane e tradizioni amministrative efficienti e virtuose che nulla hanno da invidiare alle regioni del nord. Vogliamo mettere a disposizione le nostre accresciute competenze, capacità, infrastrutture. Solo il rigore, il lavoro, l’impegno, il rispetto delle regole potranno riscattare il Mezzogiorno.
La Puglia ha avviato da anni oramai un percorso di autonomia dall’orrore delle criminalità organizzata, dalle brutture degli scempi ambientali, dalla sciatteria amministrativa, dalla burocrazia autoreferenziale, dalla rassegnazione. Ci sentiamo pronti quindi ad accogliere nuove competenze e nuove sfide.
Anche il modo in cui abbiamo risanato l’Ente Fiera del Levante che pochi anni fa aveva milioni di euro di debiti, distinguendo tra proprietà e gestione e avviando rispetto a quest’ultima una partnership pubblico privato con Fiere Bologna, segna una modalità attraverso la quale le imprese private e le istituzioni Comune e Regione si sono riappropriate dei loro compiti – dissolvendo inefficienze, clientele e sprechi del passato – con il ritorno dei grandi imprenditori pugliesi globali come Pasquale Casillo alla guida dell’Ente Fiera.
E anche la guida della nuova società di gestione è nelle mani di un imprenditore puro, del Presidente della Camera di Commercio che assieme al già presidente della Fiera e attuale Presidente della Autorità Portuale, sono stati i protagonisti più diretti con la Commissaria del risanamento che oggi possiamo orgogliosamente annunciare.
Siamo la Regione col mare pulito e con i depuratori in ordine, con rivoluzionari sistemi di recupero dei reflui al fine di riutilizzare in agricoltura l’acqua che faticosamente portiamo in Puglia dalle altre Regioni. Ci piacerebbe trasformare l’AQP nel soggetto unico della distribuzione dell’acqua nelle regioni del Mezzogiorno aprendolo alla partecipazione delle altre Regioni del sud mantenendo la sua proprietà rigorosamente pubblica, in particolare ammettendo i comuni alla partecipazione nel servizio idrico integrato.
Ricordi al Ministro dell’Ambiente Costa di varare il decreto fanghi, altrimenti i bilanci di tutti gli acquedotti che gestiscono depuratori salteranno per aria viste le restrizioni allo spandimento dei fanghi in agricoltura attualmente determinate da alcune decisioni della magistratura.
Bellezza, cultura, acque, mare, satelliti, aerei, farmaci di avanguardia, aeroporti e porti con milioni di passeggeri, il progetto dello spazio porto di Grottaglie dal quale potrebbero decollare gli aerei sub orbitali per il trasporto merci e per il lancio dei minisatelliti pugliesi dei quali le ha parlato stamane Vito Pertosa e che hanno spinto Richard Branson a valutare di partecipare all’investimento per lo spazio porto.
Diamoci da fare Presidente. Innamoriamoci di questi progetti concreti, spieghiamo che a noi il gasdotto Tap non piace, ma che se proprio lo dobbiamo tenere è meglio fare meno danni possibili facendolo approdare dove il gas della dorsale Snam già esiste e non 50 chilometri più a sud, per poi costruire a spese degli italiani, il gasdotto on shore che lo riporti a Mesagne, come nella ammuina falsamente attribuita alla marina borbonica.
Ogni anno i pugliesi mi aiutano a scrivere questo discorso e Peppino Brigante mi chiede di dirle:
“che la gente del Sud non si vende all'industria pesante, che non vogliamo Tap a San Foca, l'immunità penale dell'ILVA, non vogliamo abbattere i nostri ulivi secolari ammalati di pesticidi. Digli che vogliamo le energie rinnovabili, un turismo, un'agricoltura ed un'enogastronomia sostenibili e di qualità e la tutela dei mari. Niente mafie, niente corruzione, niente petrolio o carbone e niente plastica o inceneritori. Un lavoro dignitoso. Che il cuore del Sud è già nel futuro ed è un cuore puro, umile ma indignato, verde e solidale con chi sta peggio. Digli che ci siamo rotti i cosiddetti del colonialismo del nord America, del nord Europa e del nord Italia. E soprattutto se il suo governo non ritiene che sia un interesse nazionale concreto ed attuale la salvaguardia della vita e della salute dei bambini di Taranto”.
Nella sostanza mi dice di non mollare la partita della salute e dell’ambiente di Taranto.
Ecco perché è oggi mio dovere continuare ad insistere sulla trasformazione dell’alto forno 5 attualmente non funzionante in due forni elettrici alimentati a gas o a idrogeno, adesso che anche questo governo ha deciso di tenere aperta la fabbrica. Perché ogni altra tecnologia di contenimento delle fonti inquinanti diversa dalla decarbonizzazione sarebbe inutile. 
L’acquirente ha dichiarato nell’ultima riunione al Mise che l’unica cosa che impedisce la decarbonizzazione è il costo del gas.
Il carbone costa poco perché chi lo vende e chi lo compra non paga i costi umani, sanitari e ambientali del suo utilizzo. Ma ho replicato che il Ministro degli Esteri dell’Azerbaijan e il vice presidente della Socar società che sta costruendo la Tap a San Foca di Melendugno, che ho incontrato alla Farnesina alla presenza del Ministro degli Esteri italiano del precedente governo, si sono dichiarati disponibili a fornire uno slot supplementare di gas allo stesso prezzo energetico del carbone quale compensazione ambientale.
Mi auguro che si possa utilizzare questa disponibilità a fornire gas a prezzo calmierato a fini di tutela ambientale e sanitaria per convincere l’acquirente dell’Ilva a decarbonizzare tutta la fabbrica e non solo Afo 5.
E contemporaneamente mi piacerebbe preparare con i tarantini e con le forze politiche della città disponibili, un piano di diversa industrializzazione dell’area attualmente occupata dall’Ilva man mano che le immense aree occupate per l’utilizzo del carbone saranno dismesse. Sottrarre Taranto e la sua provincia alla monocultura dell’Ilva è possibile e doveroso.
Non mi si chiederà spero di difendere la salute dei tarantini solo attraverso i passi da gigante che l’oncologia pugliese sta compiendo negli ultimi anni, avendo trasformato un intero ospedale nell’Oncologico di Taranto, rivoluzionato il principale presidio del Giovanni Paolo II di Bari e creato finalmente la rete oncologica pugliese.
In questo ambito, la Regione Puglia ha varato il Tecnopolo che è uno dei più grossi investimenti in ricerca mai realizzati nel Mezzogiorno in collaborazione con il CNR e finalizzato a approfondire il rapporto anche statistico tra alcune malattie neurodegenerative e malattie tumorali con gli stili di vita l'alimentazione e i fattori inquinanti.
Stiamo investendo 48 milioni di euro in 5 anni per diventare il punto di riferimento della ricerca italiana insieme alle nanoscienze del CNR di Lecce, al Irccs oncologico e al Policlinico di Bari.  
Altri 45 milioni saranno assegnati alle Università di Bari e di Foggia per sostenere i costi delle scuole di specializzazione per formare i medici pugliesi dei quali abbiamo un assoluto bisogno.
Quattro nuovi ospedali del massimo livello sono in costruzione a Taranto, in provincia di Lecce,  ad Andria e con la posa della prima pietra nei prossimi giorni tra Fasano e Monopoli.
Non abbiamo chiuso nemmeno un ospedale, ma riconvertito quelli inutili e pericolosi in strutture di lungodegenza per malattie croniche o riabilitative, utilizzando meglio il personale.  
La nostra regione sta, nonostante gli ostacoli, spendendo bene le risorse che il Paese e l'Europa le ha messo a disposizione.
Ma Le faccio grazia, Presidente, di ciò di cui parlerò con i suoi colleghi Ministri qui in Fiera nei prossimi giorni.
Da pugliese a pugliese, orgoglioso che un nostro corregionale dopo Salandra e Moro sia diventato Presidente del Consiglio, volevo dirle che ho apprezzato il suo stile, il suo approccio alle questioni, il suo sguardo di verità, il fatto che dopo avermi visto addosso la maglietta della protezione civile, anche Lei l’ha indossata con la stessa umile semplicità con la quale indossa gli eleganti abiti del premier.  
Si sforzi di mantenere queste qualità che l’esercizio del potere tende a sfaldare se non affrontato praticando le virtù cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza.
Prudente è chi promette solo ciò che sa di poter realizzare e quindi sempre un po’ meno di ciò che ritiene possibile. Giusto è chi rispetta i diritti di ciascuno, costi quello che costi senza calcoli di convenienza personale. Forte è colui che non si spaventa di fare ciò che è giusto. Temperante colui che sa frenare i desideri eccessivi, ed in particolare il narcisismo di chi si sente applaudito qualunque cosa faccia.
Sappia che questa Regione sarà sempre nelle alterne fortune della vita pubblica casa sua, venga qui nei momenti di gioia e di svago, ma anche in quelli più difficili. Chieda aiuto e sostegno a questa gente meravigliosa e vedrà che non rimarrà mai solo. Tiri dritto e li rappresenti assieme a tutti gli altri italiani in conformità al giuramento che ha fatto sulla Costituzione senza farsi intimorire o allettare.
Potrà sperimentare che la felicità del suo ruolo sta tutta nel servizio che si presta e nel rispetto e gratitudine che se ne ricava, e non negli effimeri trionfi e negli applausi della folla.
A queste non semplici condizioni, conti sempre su di noi e sulla nostra lealtà. Chi prima di Lei ha tradito le nostre aspettative e ci ha mancato di rispetto non è stato più accolto con lo stesso sincero calore col quale Le diamo il bentornato nella terra che con orgoglio rivendica di averLe dato i natali.
 
In bocca al lupo Presidente e buon lavoro.   


 

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