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Pd, Minervini contro Procacci: "Pronti a sospenderci se non si dimette"

Scoppia il caso dopo le notizie relative all'inchiesta sui concorsi all'Università. Il candidato alle primarie contro il compagno di partito: "Si dimetta". La replica: "Strumentalizza una vicenda in cui non sono minimamente coinvolto"

"Pronti a sospenderci dal PD se Procacci non rimetterà il suo incarico e se Emiliano, da segretario regionale, non sia lì a pretendere le sue dimissioni da coordinatore della segreteria".

Con una lunga nota pubblicata su Facebook, Guglielmo Minervini, assessore regionale e candidato alle primarie del centrosinistra del 30 novembre, chiede le dimissioni del suo compagno di partito, l'ex senatore  e coordinatore della segreteria del Pd pugliese, Giovanni Procacci. A far salire la tensione sono le notizie circa un'inchiesta sugli scandali che riguardano i concorsi all'Università di Bari. In una delle intercettazioni agli atti dell'inchiesta sarebbero menzionati anche l'ex senatore Procacci e suo figlio, risultato vincitore di un concorso di dottorato, che comunque non risultano indagati.

LA NOTA DI MINERVINI - "E' evidente che i fessi siamo noi che abbiamo educato i figli sostenendo che nella vita si cammina in piedi - scrive Minervini su Facebook - E che contano la fatica, l'impegno, il merito, l'onestà". "E' evidente che il fesso sono io - prosegue - Dieci anni assessore regionale, nientepopodimeno, e una figlia a Milano ancora a sbattersi in giro, con tutte le sue energie, per cercare uno stage non retribuito, dopo un lavoro precario in condizioni da sfruttamento. In fondo, come ci ricorda Procacci, se sei un "politico" di punta basta una telefonata all'amico barone, et voilà, dottorato vinto per tuo figlio, primo passo di una carriera luminosa spianata in forza di un cognome che sfonda i traguardi come un ariete".

"Quelle intercettazioni - prosegue l'assessore regionale - tra l'accademico e il coordinatore della segreteria regionale del PD, l'uomo più vicino di Michele Emiliano (anche lui candidato alle primarie del 30 novembre, ndr), sono una ferita profonda. Offendono il nostro popolo. Ovviamente non ci interessa il rilievo penale della vicenda ma esclusivamente i due nodi politici che solleva. Il primo riguarda la credibilità di una classe dirigente che in pubblico difende i principi della giustizia e in privato osserva la pratica della propria tutela. Il secondo riguarda la politica nel suo complesso. Il nepotismo e il clientelismo sono il male oscuro del paese. Se sei figlio di nessuno devi restare al palo della vita. Non conta quello che vali, ma come ti chiami, chi conosci, chi ti sponsorizza".

"Procacci - conclude Minervini - dovrebbe avvertire il bisogno di togliere il PD dall'imbarazzo dimettendosi dall'incarico di rappresentanza. Il segretario regionale spero glielo abbia chiesto. Altrimenti ci sospenderemmo noi dal PD.
Su questo punto non si transige. Non si può transigere.Sulle questioni di fondo non si bara".

LA REPLICA DI PROCACCI - La risposta dell'ex senatore arriva sempre a mezzo Facebook, come commento allo stesso post di Minervini. "Caro Guglielmo - scrive Procacci - non pensavo che arrivassi a tanto, strumentalizzando una vicenda che non mi vede minimamente coinvolto né sul piano giudiziario né su altri piani semplicemente perché non sono assolutamente intervenuto nella vicenda, come del resto anche Repubblica Bari riporta. È' possibile che un figlio di persona nota sia capace e meritevole? O per forza i suoi traguardi sono dovuti all'influenza dei genitori? Anche un altro mio figlio sta facendo concorsi e andrà lontano, come è già avvenuto in passato". "Se su ciò che riporta Repubblica ci fosse stato un intervento dopo sei anni la magistratura non avrebbe indagato su di me? Non ricopro ruoli istituzionali, e nel partito coordino la segreteria. Non esiterei un attimo a dimettermi se questo non dimostrasse una mia qualche colpevolezza. Hai scritto la tua nota dimenticando che la mia vita pubblica e' stata sempre esemplare. Non sono mai stato sfiorato da nessuna ombra e tu conosci bene la mia onestà e la mia correttezza. Non hai esitato a cancellare anni di amicizia e di stima reciproca, per lucrare un po' di consenso in occasione delle primarie, toccando ciò che di più caro ciascuno di noi ha: i figli! È questo solo perché io sostengo Emiliano, dopo aver cercato di coinvolgerti in un progetto comune di partito, avendo avuto sempre tanta stima di te. In un momento di così grande sofferenza per un eccesso mediatico". "Tu - scrive ancora Procacci - colpisci un amico senza che ci sia una verità acclarata, solo per colpire il tuo avversario Emiliano. Dove è finita la tua correttezza morale, la tua coscienza, la tua umanità? Non hai giustamente chiesto di dimettersi a persone a te vicine ogni giorno che sono indagate e forse saranno rinviate a giudizio, lo chiedi a me che non sono neppure sfiorato da coinvolgimenti giudiziari? E che non ricopro incarichi di rilievo. Chiediti nella tua coscienza:"Avresti agito così se non ci fossero state le primarie e io non avessi sostenuto Emiliano? Non mi rimane che augurarti giorni sereni, sperando che non pubblicamente, ma almeno nella tua coscienza tu possa avvertire il peso morale di quanto hai fatto nei miei confronti, e della cattiveria usata nei confronti di una persona amica di cui conosci l'onesta'.

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