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Aziende partecipate, debiti e perdite. La Uil: "La politica avvii una riflessione seria"

Il segretario generale, Aldo Pugliese, lancia un appello alle istituzioni nazionali e locali affinché affrontino in maniera efficace la questione legata alle aziende partecipate, "spesso fucina di debiti milionari e miliardari"

“In un momento di estrema difficoltà economica per tutto il Paese, una riflessione seria, concreta e immediata sulle aziende partecipate, ad ogni livello, non può più essere rinviata. I debiti e le perdite accumulate dalla maggior parte di esse raggiungono ormai livelli di guardia non più sottovalutabili: il debito pubblico nazionale non ha bisogno di ulteriori fardelli”.

Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia e di Bari-Bat, lancia un appello alle istituzioni nazionali e locali affinché affrontino in maniera efficace la questione legata alle aziende partecipate, spesso fucina di debiti milionari e miliardari, che si ripercuotono sulle possibilità della Puglia e dell’intera nazione di svoltare verso un processo di crescita economica e occupazionale.

“Solo in Puglia – continua Pugliese – esistono 385 società pubbliche (8000 in Italia) che generano debiti per quasi un miliardo di euro e in molti dei casi in cui i bilanci figurano in attivo c’è lo zampino dell’istituzione di turno che ha provveduto a ripianare i buchi. La UIL ha da tempo fatto propria questa battaglia: l’accorpamento di tante aziende partecipate e lo sfoltimento di quelle inutili sono misure inevitabili se si vuole davvero pensare a una razionalizzazione della spesa pubblica che non gravi solo sulle fragili spalle dei cittadini appartenenti alle classi sociali più in difficoltà e dei pensionati”.

“I tagli – prosegue il Segretario della UIL regionale – dovrebbero partire dai consigli d’amministrazione, che spesso da soli costano più dell’intera forza lavoro: carrozzoni costosissimi che non hanno più ragion d’essere. Quindi, bisognerebbe rivedere privilegi e bonus di tanti manager buoni solo a produrre perdite e inefficienza nei servizi. Tutti fondi che potrebbero essere invece investiti per la creazione di lavoro. Infine, come chiediamo da anni, sarebbe il caso di individuare i servizi fondamentali e, conseguentemente, creare grandi aziende in grado di gestirli e di rendere attrattivi i territori, offrendo servizi di qualità per i cittadini”.

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