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Palmisano (Sel): "Il partito è vivo, più che ai simboli pensiamo alla proposta"

Intervista al neosegretario cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà: "Siamo dentro un passaggio storico per la sinistra. Le Fabbriche di Nichi? Oggi non hanno più senso"

Sel Bari non ha mai avuto un segretario cittadino e ciò ha generato da sempre un certo malumore. In questi mesi come sta procedendo il suo lavoro e che partito ha trovato dopo le fibrillazioni che hanno contrassegnato il dopo elezioni, con la fuoriuscita dell’ex assessore alla politiche giovanili Fabio Losito?

"Ho trovato un partito desideroso di cambiare e di riprendere fiato dopo le amministrative, e tanta voglia di tornare dentro la città. Stiamo lavorando per piani, per idee e per contatti con persone nuove, gruppi nuovi. Ci stiamo occupando già dei tre grandi temi della città: il lavoro, la casa e la sicurezza. Siamo di fronte a un passaggio storico per la sinistra cittadina e guardiamo con interesse a chiunque voglia costruire con noi un soggetto politico differente, alternativo al Pd di Renzi. Abbiamo anche noi delle ambizioni, e sappiamo di essere all’altezza della città di Bari".

La segreteria provinciale di Sel Lecce si è dimessa in blocco, in aperto contrasto con la scelta sia del commissariamento sia della presunta non partecipazione di Sel, con il proprio simbolo, alle prossime elezioni regionali. E’  il segno evidente di uno smarrimento complessivo?

"Al contrario, è il segno di un dibattito democratico interno al partito e di un desiderio di cambiamento tutto ancora da interpretare. Noi alle regionali ci saremo con una nuova idea di sinistra, e il progetto pugliese può essere un laboratorio nazionale di grande apertura. M’interessa fino a un certo punto discutere di simboli, preferisco parlare di bisogni e di risposte organizzate alle esigenze dei pugliesi".

Sabato partirà Human factor, che aspettative ripone in questo processo?

"Stiamo lavorando per costruire una sinistra larga e lavorista, quindi guardiamo con interesse a quello che avviene nel corpo elettorale del Pd e nei movimenti dei lavoratori, dei disoccupati e degli studenti. Penso che dall’Human Factor in poi qualcosa cambierà davvero, e mi auguro che il processo di collaborazione con la sinistra del Pd e con altre forze e soggetti sia il preludio per una grande sinistra di governo, molto diversa da quella renziana".

A distanza di qualche anno ritiene che aver smantellato le Fabbriche di Nichi sia stato un errore?

"Penso che quell’idea soltanto movimentista e liquida di sinistra non abbia più senso. Ora è il tempo di dare certezze e solidità alla proposta politica. I lavoratori, i disoccupati, chi sta male, insomma, è già liquido di suo, quindi serve una risposta certa, democratica, aperta, ma presente. Un partito, dunque, che elabori proposte, faccia sintesi e conduca la città di Bari fuori dal pantano, non uno specchio uniformante della società. Una sinistra per il lavoro, di indirizzo e di governo".

Oggi che suggerimento darebbe a Nichi Vendola?

"Di guardare a questa Puglia che lui ha contribuito a cambiare come ad un laboratorio ancora vivo, che non si estingue, che non morirà. Voglio un Vendola sorridente, quello che sono abituato ad apprezzare di più, quello che mi commuove ancora con la sua totale sintonia con il dolore e con la gioia dei pugliesi".

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