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Salute

A Bari asportato tumore al seno di 3 chili e mezzo a 52enne: "Ha atteso due anni prima di consultare medici per paura"

L'intervento eseguito all'Istituto Tumori 'Giovanni Paolo II' di Bari: la donna , pur essendosi subito accorta della trasformazione, non ha richiesto subito un consulto: ai medici ha riferito di aver avuto timore della diagnosi e delle terapie

Un sarcoma della mammella di 3 chili e mezzo, largo 30 centimetri, asportato a una paziente di 52 anni: l'intervento 'da record' è stato eseguito all’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. In sala operatoria, l’équipe di chirurgia generale ad indirizzo senologico, diretta da Sergio Diotaiuti, ha provveduto all’asportazione della massa tumorale e dei linfonodi ascellari e, subito dopo, l’équipe di  chirurgia plastica e ricostruttiva, guidata da Maurizio Ressa, ha provveduto alla ricostruzione del seno. La donna è stata dimessa ed è ora in carico agli oncologi dell’Istituto Tumori di Bari che hanno già pianificato il più opportuno percorso terapeutico.

Spiega a riguardo il chirurgo Sergio Diotaiuti: «La paziente, una donna di 52 anni, ha purtroppo atteso due anni prima di rivolgersi ai medici. Pur essendosi accorta precocemente della trasformazione del suo seno destro, ha aspettato tanto, il tumore è cresciuto così rapidamente da deformarle completamente il torace». La donna avrebbe riferito ai medici di non essersi presentata prima in ospedale per paura delle terapie, dell’intervento, della diagnosi. «Le paure di questa paziente – spiega a riguardo il direttore generale dell’Istituto Tumori, Alessandro Delle Donne – ci danno l’occasione di smantellare alcuni stereotipi sul tumore della mammella». La diagnosi di tumore al seno non è una condanna. Dal tumore al seno si guarisce e la sopravvivenza, in Italia, è stimata a 90% a 5 anni. Gli interventi di asportazione del seno non sono più solo demolitivi, né lasciano cicatrici deturpanti ma sempre più spesso permettono alle donne di ricostruire e recuperare la propria forma fisica e la propria femminilità. Anche le terapie complementari sono cambiate e sono sempre più personalizzate e meno invasive. «E soprattutto – conclude Delle Donne - prima si interviene, maggiori sono le chance di cura e di guarigione. La diagnosi precoce, tramite mammografia, da sola riduce la mortalità del 40%. Prima si affronta la paura, maggiori sono le possibilità di tornare a vivere serenamente». «Continuare a lavorare su sensibilizzazione, informazione e prevenzione», l’indirizzo dell’on. Gero Grassi, presidente del CIV, il consiglio di indirizzo e verifica dell’Istituito. 
 

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