Caschetti refrigeranti per prevenire la caduta dei capelli in chemioterapia: un nuovo apparecchio all'Istituto 'Giovanni Paolo II' di Bari
Il macchinario, che si aggiunge agli altri già in dotazione, acquistato grazie a un progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute e consegnato nei giorni scorsi, è già in uso presso uno degli ambulatori di oncologia medica dell’Istituto
Una macchina refrigerante che permetterà di usare i caschetti anti-alopecia da chemioterapia: il nuovo macchinario è stato consegnato nei giorni scorsi all’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, ed è già in uso in uno degli ambulatori di oncologia medica dell’istituto.
Il nuovo macchinario è stato acquistato grazie ad un progetto di ricerca finalizzata, finanziato direttamente dal Ministero della Salute, che ha coinvolto l’istituto oncologico di Bari insieme ad altri 7 istituti di cura italiani. Obiettivo del progetto: lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale per supportare i medici nelle decisione terapeutiche. Nel team di progetto, gli oncologi Vito Lorusso e Francesco Giotta e la fisica sanitaria Raffaella Massafra. Il gruppo di ricerca multidisciplinare coinvolto nel progetto valuterà l'impatto dell'utilizzo dei caschetti nel percorso di cura e sulla qualità della vita delle pazienti.
Anche la sala per le infusioni chemioterapiche è tutta nuova, grazie alle foto artistiche acquistate con i fondi raccolti con l’evento di beneficienza ‘Insieme per l’oncologico’, realizzato lo scorso dicembre. Tramite la stessa raccolta fondi, sono stati inoltre acquistati turbanti in tessuto e buoni-parrucca per la pazienti in chemioterapia, due caschetti refrigeranti da usare con il nuovo macchinario e due smart tv da 44 pollici, già sistemati nelle sale d’attesa dell’ambulatorio di oncologia medica e di ematologia.
«Finanziamenti pubblici e solidarietà a braccetto per accompagnare le nostre pazienti nei momenti difficili delle cure», così il direttore generale Alessandro Delle Donne. «Piccoli e grandi strumenti che mettiamo gratuitamente a disposizione di chi vorrà». «Importanti segnali di percorsi di cura sempre ‘umanizzati’», il commento del presidente del Civ, Gero Grassi.