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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Prevedere le risposte dei farmaci contro i linfomi aggressivi: studio dell'Oncologico di Bari pubblicato su rivista internazionale

La scoperta, in copertina su 'Annals of Oncology' è stata realizzata dopo tre anni di lavoro: vi hanno partecipato i ricercatori dell'istituto barese in collaborazione con l'Ieo di Milano

Prevedere la risposta ai farmaci nei linfomi aggressivi, in particolare in quello a grandi cellule B: è il risultato di un approfondito studio, durato 3 anni, realizzato dai ricercatori del 'Laboratorio diagnostica ematologica e terapia cellulare' dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Istituto Oncologico 'Giovanni Paolo II' di Bari diretta dal dottor Attilio Guarini, in collaborazione con il gruppo di ricerca guidato dal professor Stefano Pileri dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. La ricerca è stata pubblicata sul numero di dicembre 2018 di 'Annals of Oncology', prestigiosa rivista scientifica europa ed internazionale del settore, con la firma del dottor Sabino Ciavarella, coordinatore del gruppo di ricerca barese formato dalle dottoresse Maria Carmela Vegliante, Giuseppina Opinto e Simona De Summa, meritandosi la copertina e l'editoriale.

Le implicazioni future della scoperta

La scoperta ha dimostrato per la prima volta in modo chiato il ruolo delle cellule non tumorali, a contatto con quelle maligne, nell'influenzare la risposta ai farmaci e la prognosi dei pazienti. I linfomi aggressivi possono essere sconfitti definitivamente, nel 65% dei casi, con la chemioterapia, sebbene oltre il 30% dei pazienti possa presentare un rischio elevato di recidiva e una prognosi sfavorevole. Importante, dunque, fornire risposte e terapie specifiche a misura di paziente. Lo studio, infatti, desctive questo tipo di linfoma, analizzato geneticamente con una biopsia attraverso la nuova tecnologia Nanostring. In futuro potranno essere selezionate quote di pazienti per nuove terapie biologiche che hanno come bersaglio non solo le cellule maligne ma anche
altri tipi di cellule che “convivono” nell’ambiente tumorale: "Un tassello in più - spiega con soddisfazione l'Oncologico barese - per la diagnosi, la prognosi e il potenziamento delle cure di questi pazienti nell’era della medicina di precisione".

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