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La Puglia tra le regioni più colpite dalla Seu: "Diciotto casi nel 2017. Occhio a igiene e alimentazione"

I dati sono emersi nel corso di un convegno al Policlinico sulla patologia che colpisce bambini e ragazzi. Migliore la situazione nel 2018: "Nei primi sei mesi dell'anno due contagi accertati"

La Puglia è stata, nel 2017, tra le regioni italiane più colpite dalla Sindrome emolitico-uremica (Seu) con 18 casi confermati, cifra di gran lunga superiore alla media nazionale. Il dato è emerso nel corso di un convegno svoltosi nella Clinica Pediatrica del Policlinico, dal titolo 'La Seu e le altre microangiopatie trombotiche in pediatria'. La patologia colpisce generalmente bambini e ragazzi tra 2  e i 15 anni. Nel corso del confronto scientifico è stato affrontato il tema dell'importanza di efficaci protocolli alimentari e di igiene che sono alla base di una prevenzione adeguata. La Seu, spiegano i ricercatori, "si trasmette principalmente per via alimentare con l’ingestione di cibi di origine animale contaminati in fase di produzione o di lavorazione, attraverso ortaggi o frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti". Nella prima metà del 2018, fino ad ora, sono stati scoperti solo 2 casi, uno a gennaio e un altro 10 giorni fa.

Le raccomandazioni degli esperti: "Attenzione a igiene e alimenti crudi"

Per il professor Mario Giordano, responsabile dell’U.O. Nefrologia e Dialisi Pediatrica dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, "la prevenzione è la prima arma utile per evitare casi acuti e gravi della sindrome e il nostro suggerimento ai genitori è semplice quanto importante: quando ci sia un bambino con gastroenterite con impronta emorragica, cioè ha diarrea sanguinolenta, deve recarsi al pronto soccorso o rivolgersi al pediatra di famiglia e in seconda battuta all’Istituto di Igiene del Policlinico dove verranno eseguite indagini sui campioni. Se l’infezione è presente ci attiviamo con una procedura che prevede in prima battuta l’iper idratazione. La raccomandazione - aggiunge Giordano - è quella di consumare alimenti cotti, prestare attenzione all’igiene delle mani. Tra le complicanze si rilevano danni neurologici nel 20% dei bambini colpiti dalla SEU, spesso regrediscono ma che a volte potrebbero lasciare reliquati".

"Picco in estate non solo in Puglia"

"Il picco nei mesi più caldi - rileva la professoressa Maria Chironna, responsabile dell’Unità Operativa di Igiene del Policlinico di Bari - riguarda non solo la Puglia ma si spalma su tutta l’Italia e l’Europa: c’è un più largo consumo di alimenti contaminati e quindi un’esposizione maggiore di tutta la popolazione infantile al pericolo di zoonosi. Infatti nel 2013 abbiamo evidenziato come alla base del focolaio ci fosse stato un largo consumo di prodotti lattiero-caseari. Nel 2017 ci sono stati solo micro focolai epidemici e quindi non abbiamo individuato alimenti sospetti. Non ci stancheremo mai di ripetere che la prima prevenzione è l’attenzione alimentare".

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