Cola-Cola e i tesori in terracotta: a Gravina nasce un museo permanente nella casa-bottega dei fratelli Loglisci
Una casa museo permanente, ricca dei tesori in terracotta creati dalle sapienti mani dei fratelli Beniamino e Vincenzo Loglisci
Una casa museo permanente, ricca dei tesori in terracotta creati dalle sapienti mani dei fratelli Beniamino e Vincenzo Loglisci. E’ quanto deliberato dalla giunta guidata dal sindaco Alesio Valente, che nei giorni scorsi ha deciso di concedere in comodato d’uso gratuito la casa – bottega nella quale i Maestri Loglisci hanno reinterpretato a tinte vivide il classico fischietto di terracotta, contribuendo ad esportare in tutto il mondo uno dei simboli più conosciuti della città del grano e del vino.
“Nell’ambito degli interventi di riqualificazione dello stesso convento di Santa Maria, presso il quale gli ambienti sono ubicati - commenta il primo cittadino gravinese - abbiamo inteso preservare e custodire questo scrigno nel quale il tempo sembra essersi fermato”. Il contratto di comodato d’uso ventennale prevede anche che il museo contenga intatti i manufatti originari dei fratelli Loglisci unitamente a mobili, suppellettili e pezzi di antiquariato che diverranno patrimonio pubblico, aperto alla fruizione di cittadini e visitatori. “Un impegno – prosegue il sindaco Valente – che avevamo preso all’indomani della morte di Beniamino Loglisci e che ora, d'intesa con la stessa famiglia Loglisci, traduciamo con orgoglio in concretezza, al fine di conservare e tramandare valori e tradizioni tipicamente autoctoni”.
Che cosa è la 'Cola Cola' di Gravina
La Cola-Cola è il tipico fischietto bitonale in terracotta prodotto a Gravina e può a buona ragione considerarsi l’erede diretto dei giocattoli e dei tintinnabula fittili prodotti in loco a partire dal V secolo a.C. La forma in cui si presenta è quella di un iridescente uccello, anche se, dichiaratamente, è la stilizzazione di un animale meno variopinto, la gazza o, in dialetto, la cola cola appunto. I suoi colori, dunque, assurgono a un significato più profondo, legato al culto ancestrale della Natura e della sua vitalità che si rinnova nella ciclica esplosione della primavera. La sua originaria struttura ovoidale (anche qui non sono fuori luogo i riferimenti all’evocazione della fertilità), pur mantenendosi integra, si evolve nei decenni associandosi a un piedistallo di forma troncoconica. Da tre sfere d’argilla preventivamente predisposte vengono ottenute altrettante masse coniche le quali, a loro volta, opportunamente modellate e connesse, danno corpo al magico oggetto. Segue l’asciugatura all’aria, la coloritura e quindi il passaggio nel fuoco, il sacro dono di Prometeo. Gli elementi della natura si legano così indissolubilmente nell’oggetto che, a questo punto, diviene “soprannaturale”. (Fonte https://www.comune.gravina.ba.it/)