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'Ognissanti', credenze mediterranee e racconti antichi narrano la cultura pugliese nel cuore dell’autunno

Un periodo dell’anno quello tra Ognissanti e la Festa dei Morti dove si avvicinano il mondo dei vivi e quello dei morti, conservando in questo antico retaggio tutto il sapore della tradizione cattolica

Il 1 Novembre si celebra la 'Festa di tutti i Santi', una tradizione antica che ha origini cristiane. E' una giornata di precetto seguita dalla “Commemorazione dei defunti” del 2 Novembre.

In Puglia, ma anche nel resto dell'Italia, diverse sono le usanze, le tradizioni e le credenze legate a questi due giorni, e molte di queste si sono fuse, nel corso del tempo, con quelle provenienti da altre culture: nota è la diffusissima Festa di Halloween di tradizione celtica.

Quest'ultima, ormai famosa nel Nuovo continente, ha assunto sfumature macabre ed è divenuta una ricorrenza puramente commerciale anche in Puglia tra zucche scolpite e dolci tradizionali. 

Ma la tradizione pugliese della festa di Halloween seppur non con questo nome, trova origini antichissime.

Già nel Subappennino Dauno vi era l’usanza di svuotare le zucche e scolpirle con le fattezze di un teschio. All’interno delle stesse zucche si ponevano delle candele che andavano ad illuminare il mostruoso volto. Gli anziani del paese conservano questi rituali nei propri ricordi, come usanze legate alla vigilia di Ognissanti.

Le vie del paese si decoravano a festa con le “cocce priatorje”, come vengono tradizionalmente chiamate le zucche, e accendendo falò di rami di ginestre ad ogni incrocio. Questa festa veniva anticamente chiamata “fuuc acost”.

Molte altre regioni italiane conservano usanze particolari associate a questi due giorni dove tra la festa e la commemorazione si coglie l’occasione per divertirsi e al tempo stesso per rivolgere un pensiero al mondo dell’aldilà. I pugliesi in particolare celebravano già anticamente il 2 novembre apparecchiando sontuose tavole, per accompagnare il passaggio degli spiriti nell’aldilà. Antiche credenze sostengono infatti che gli spiriti restino a dimorare le case fino a Natale e per alcuni anche fino all’Epifania. Tradizioni mediterranee e racconti narrano che nell’antica Grecia si festeggiavano le Antesterie, per tre giorni consecutivi alla fine dell’inverno. Si riteneva infatti che in quei giorni i defunti tornassero a trovare i propri cari portando frutta e dolci.

Un periodo dell’anno quello tra Ognissanti e la Festa dei Morti dove si avvicinano il mondo dei vivi e quello dei morti, conservando in questo antico retaggio tutto il sapore della tradizione cattolica. Un viaggio faticoso che compiono i morti, un viaggio dopo il quale è opportuno dar loro ristoro preparando tavole imbandite per ogni gusto. È proprio in quest’occasione che si prepara la Colva, il tipico dolce dei morti con grano, cioccolato, melograno, noci e vincotto. Un dolce ricchissimo di dolcezza e gusto al quale è impossibile rinunciare in questo periodo dell’anno. Il grano ed il melograno simboleggiano infatti la fertilità femminile, mentre il vino indica il “sangue di Cristo” morto e risorto per la salvezza de suo popolo. Queste festività sono basilari per l’occidente cristiano. Nel cuore dell’autunno, dopo la semina del grano, che è sceso nel cuore della terra, negli inferi, inizia il cammino verso la futura germinazione e verso la rinascita alla vita.

(Fonte Puglia.com)

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