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L'Impanata, pochi ingredienti locali e tradizionali per un'eccellenza gastronomica tutta pugliese

Si prepara da sempre l’impanata tipica della cucina e soprattutto della tavola familiare castellanese

Sapete cos’è l’impanata? Pochi ingredienti locali e tradizionali, quali cicorie selvatiche, purea di fave, pane locale raffermo, olio di oliva extra-vergine e sale, si prepara da sempre l’impanata tipica della cucina e soprattutto della tavola familiare castellanese.

Storia

Risale al 23 giugno 1984, nella Pineta di San Nicola di Genna, la I Sagra dedicata all'Impanata e fu celebrata a Castellana-Grotte.
Già dal ‘78 rappresentava un notevole valore aggiunto alla povera economia contadina castellanese e, oggi, è un prodotto d’eccellenza molto ricercato ed apprezzato, simbolo del territorio.
Uno spuntino appetitoso servito in buone porzioni in grandi coppe e "cantripieti" preparato in grandi e tondeggianti pignate e servito con cura e dedizione da Concetta Sgobba, la regina dell'Impanata scomparsa il 2019, allora presidente dell'associazione agrituristica “Terra Nostra”.
L’associazione Castellana Conviene, locale delegazione Confesercenti, nell'intento di continuare la tradizione, oramai da anni, ha come obiettivo quello di “ritornare al passato” e al vero senso di “sagra”, una manifestazione dall'atmosfera di festa popolare e la promozione del territorio e delle sue eccellenze enogastronomiche, offrendo serate di gusto e tradizione.

La Ricetta

2 kg di cicorie selvatiche (sivoni)
500 g. di purea di fave
500 g di pane raffermo a pezzi
1 patata
250 g di olio extravergine di oliva e sale (q.b.)

Procedimento di preparazione

Nella tradizione popolare contadina le fave venivano bollite per 4 - 5 ore a fuoco lento nella tipica pignata di creta con 1 patata e sale. L’acqua non doveva superare il collo rigato della pignata per evitare fuoriuscita durante la cottura. Le verdure si cuocevano in grandi pentoloni, sempre sui braceri, e si versavano in ampie bacinelle dove si adagiavano i pezzettini di pane casareccio raffermo. Finita la cottura delle fave si montava la purea di fave con la “cucchiaia di legno”, aggiungendo l’olio extravergine di oliva. La purea così amalgamata si aggiungeva ancora calda alle verdure e al pane, “impanando” il tutto. Insieme a questo formidabile piatto unico si mangiavano i cornaletti fritti, l’insalata di cipolle rosse, le polpettine di pane, le olive fritte e quelle in salamoia."
La ricetta, rimasta immutata, insignita del marchio De.Co. (Denominazione comunale di origine) dal Comune di Castellana Grotte, trova spazio anche nei menu dei ristoranti cittadini e costituisce spesso una deliziosa sorpresa, peraltro assolutamente vegana, per i tanti visitatori della cittadina della Bassa Murgia.

(Fonte Vivicastellanagrotte)

 

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