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Mercoledì, 29 Marzo 2023
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Il Ponte dell'acquedotto tra i dieci vincitori dei 'Luoghi del cuore' del Fai: la meraviglia architettonica nel cuore di Gravina affascina gli italiani

La bellissima struttura ad archi si classifica al 7° posto con 25.726 voti

Il 25 febbraio sono stati annunciati i vincitori del 10° Censimento dei 'Luoghi del cuore' organizzato del Fai, Fondo ambiente italiano: con più di venticinquemila voti l’antico ponte dell’acquedotto si è classificato al settimo posto.

Con ben 2.353.932 voti, gli italiani hanno voluto dimostrare il loro amore per il patrimonio culturale e ambientale italiano: il miglior risultato di sempre per il censimento del FAI. Una partecipazione sorprendente che nell’anno del dramma del Covid-19 si carica di significato e racconta di un’Italia coesa, vitale e fiera delle proprie bellezze, che guarda al futuro con speranza, nonostante tutto.

Vincitore nel 2020 del "Premio web". Il Ponte della Gravina o Ponte Acquedotto è un 'importante struttura ad archi, alto 37 m. lungo 90 m. e largo 5,5 m. che collega le due sponde del torrente Gravina. Fu costruito per permettere l'attraversamento del Crapo (l'antico nome del torrente Gravina), e consentire ai fedeli di raggiungere la chiesetta della Madonna della Stella. Poco si sa circa la data della sua costruzione. Fonti storiche datano con certezza la sua esistenza almeno al 1686. Probabilmente il ponte, reso instabile dal sisma del 1686, crollò nel terremoto del 1722. Fu quindi la famiglia Orsini di Roma, che si era trasferita nel feudo di Gravina, a ordinare, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione del ponte in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti Sant'Angelo e San Giacomo. La struttura sulla quale poggiava la tubatura dell'acqua che collegava le due fontane (pilacci), ancora oggi esistenti ai due lati del ponte, era costituita da 25 archi disposti lungo la spalliera. In seguito all'alluvione dell'agosto del 1855, questi archi furono gravemente danneggiati e, poichè pericolanti, furono sostituiti da una spalliera in tufo. Nel 1860 vennero effettuati interventi di consolidamento e di restauro con la messa in opera di tiranti in ferro e di un selciato rustico di protezione.

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