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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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I cinquanta 'Misteri' del Venerdì Santo a Valenzano: l'affascinante processione con portatori, ragazze al pizzo e figuranti

Sono 50 gruppi statuari raffiguranti scene della Passione di Cristo

I Riti della Settimana Santa a Valenzano (Ba) sono tra i più singolari e antichi della tradizione religiosa e culturale pugliese. La Processione dei Misteri del Venerdì Santo, infatti, è testimoniata sin dal 1675.

La particolarità di Valenzano risiede proprio nei Sacri Misteri, ben 50 gruppi statuari raffiguranti scene della Passione di Cristo che, eccezion fatta per Gesù Morto e per l'Addolorata, di proprietà ecclesiastica, appartengono a pie famiglie valenzanesi che li custodiscono nelle rispettive abitazioni e ne curano l'addobbo per il corteo penitenziale del Venerdì Santo.

I Misteri, realizzati dai più importanti Maestri della cartapesta leccese e barese, rappresentano elevati tributi all'arte sacra, alcuni dei quali datati tra la fine del Settecento e la metà dell'Ottocento. Solo la venerata statua dell'Addolorata è in legno policromo, datata al 1825 e attribuita allo scultore di Terlizzi Giuseppe Volpe.

La partecipazione ai Riti è massiccia. Tra portatori, ragazze al pizzo che scortano lateralmente il gruppo statuario, figuranti e bambini vestiti da Gesù, da madonne e da angeli, complessi bandistici e devoti, si possono contare oltre mille persone.

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© Foto Vincenzo Lampignano

L'organizzazione degli eventi è affidata al Comitato Feste Patronali San Rocco, dell'omonima Chiesa Matrice, che con attenta e scrupolosa meticolosità coordina gli eventi della Settimana Santa valenzanese.

Intensi momenti di preghiera si alternano alla genuina pietà popolare, particolarmente devota alla Passione e Morte di Gesù.

Grandissima importanza è ovviamente riservata alla preparazione della processione del Venerdì Santo e all’addobbo dei Misteri.
Dai primissimi giorni di Quaresima, i proprietari di ciascun “Santo”, nome con cui, a Valenzano, ci si riferisce ad ogni Mistero, si affannano ad avvisare le “ragazze al pizzo”, ragazze e fanciulle che accompagnano le statue, reggendo i cordoni del “pizzo”, per l’appunto, ovvero degli angoli del gruppo statuario e portando, nella mano libera, candele o fiori, a discrezione del proprietario del Mistero. Un tempo esclusivamente le vergini potevano accompagnare il Mistero.

L’abbigliamento rigorosamente nero è, quasi nella totalità dei casi, agghindato con un velo nero e guanti tassativamente scuri.

L’usanza vuole che quando dei portatori inizino a portare un Santo non cambino mai più Mistero. È infatti pregio ed orgoglio di ogni proprietario avere dalla sua parte una squadra ben organizzata e completa di portatori. L’abbigliamento dei portatori è uguale per tutti grosso modo, abito nero, camicia bianca e cravatta nera. Strascichi del carisma delle confraternite dei disciplinati li ritroviamo nei flagelli metallici che, in alcuni particolari Misteri, sono appese alle forcelle (bastoni in legno che reggono il gruppo statuario durante le varie soste). Quando, un tempo, si incrociavano cappelle e chiese ci si percuoteva simbolicamente le spalle.

Altra componente non meno importante è quella dei bambini.

I proprietari di Misteri che riguardano particolarmente la salita al Calvario, se conoscono bambini in giovanissima età tra parenti e amici, solitamente ne scelgono uno, per poi rivestirlo con una tunica rossa, spesso cinta da un cordone bianco, gli pongono sul capo una corona di spine e dipingono il volto di rosso vivo. Al ragazzino poi viene addossata una croce, che porterà per tutto il tragitto della processione, davanti al gruppo dei suoi parenti.

Se invece il Mistero non riguarda essenzialmente la salita al Calvario, i bambini vengono vestiti da angeli o santi.

Anticamente il compito dei bambini era anche quello, infatti, propedeutico per una conoscenza ancora più approfondita della scena rappresentata dal gruppo scultoreo. I fanciulli, infatti, inscenavano vere e proprie rappresentazioni teatrali, di pochi minuti, durante le soste della processione, narrando gli istanti della Passione raffigurata dal Mistero.

Ultimi residui della teatralità drammaturgica che caratterizzò i Riti della Settimana Santa in epoca medievale, prima del loro definitivo passaggio in Immagini plastiche atte al corteo processionale.

Il Venerdì Santo segue un suo iter cronologico ben impostato sulla tradizione. L’inizio della processione è sancito dall’Incontro dell’Addolorata con il Calvario (Cristo morto in croce). La ricerca che la tradizione popolare considera infruttuosa da parte della Madonna nel venerdì precedente, volgarmente chiamato “Venerdì dei dolori di Maria”, trova il suo compimento con il Figlio crocifisso sul Calvario. Al termine della Processione, invece, viene simbolicamente consegnato l’esanime corpo di Gesù tra le braccia dell’Addolorata, rappresentato da un crocifisso che Le viene dato al termine della tradizionale predica.

Ma, sebbene la processione segue, per antica tradizione, l’orario antimeridiano, per poter così illustrare nelle stesse ore ciò che accadde duemila anni fa, la serata del Venerdì Santo è scandita dalla processione epilogativa: l’accompagnamento funebre di Gesù al sepolcro dove l’Addolorata scortata dall’omonima Confraternita, a partire dalle ore 22:00 segue l’Immagine di Gesù morto tra le vie del centro storico, mentre file di devoti, alla tenue luce di ceri e candele, intonano preghiere e canti quaresimali tipici, in attesa della Pasqua.

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