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Trudy Bandler, il destino della bambina ebrea sopravvissuta all’Olocausto che a Bari riabbracciò la sua famiglia

Sopravvissuta all’antisemitismo, dopo un lungo viaggio, riuscì a ricongiungersi a Bari con la sua famiglia nell’estate del 1946

Quando è la storia a impartire lezioni: la testimonianza esclusiva della signora Trudy Bandler, sopravvissuta bambina all’Olocausto e ricongiunta ai genitori a Bari nel 1946, è stata al centro del seminario sulla Shoah, rivolto agli insegnanti e studenti delle scuole pugliesi e trasmesso on-line sulla piattaforma del Consiglio regionale della Puglia, alla vigilia della Giornata della Memoria.
Alla presenza del prefetto di Bari Antonia Bellomo e della presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, dopo l’introduzione storica a cura dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (Ipsaic), sui temi della persecuzione razziale in Europa e dell’accoglienza dei profughi a Bari nel dopoguerra, le parole della protagonista hanno fatto luce sulla vicenda personale e dei bambini salvati nei Kindertrasport da Praga a Bari 1939-1946.
Nel maggio 1939, Trudy Bandler, ebrea cecoslovacca di appena cinque anni, riuscì a sfuggire alla persecuzione razziale, messa in salvo con uno dei sei treni, affollati di bambini ebrei, che da Praga raggiunse Londra. L’ultimo convoglio della cosiddetta “fuga degli angeli” venne invece bloccato e i nazisti deportarono i bambini nei campi di annientamento. Il resto della famiglia Bandler riuscì a raggiungere Trieste, ma non sfuggì all’internamento in diversi campi di concentramento della penisola. Alla fine della guerra, l’intera famiglia riuscì a ricongiungersi a Bari, diventata sotto sotto il controllo delle autorità alleate, uno dei centri più attivi dell’accoglienza dei profughi ebrei.

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