Dissesto idrogeologico, Bari non fa eccezione
Le incessanti piogge dei giorni scorsi hanno provocato numerosi allagamenti nella provincia barese. La situazione è stata monitorata e controllata, ma non sarebbe meglio prevenire?
Un continuo indefesso e cospicuo lavoro di monitoraggio e comunicazioni è stato compiuto dalla protezione civile Puglia in questi giorni di precipitazioni cospicue e costanti. E domani, 6 dicembre, alle ore 10.30, presso la Dismessa Aerostazione Civile di viale Enzo Ferrari a Bari Palese, l’Assessore delegato alla Protezione Civile, Guglielmo Minervini, e i Responsabili del Servizio Protezione Civile della Regione Puglia illustreranno ai giornalisti le attività svolte dal Centro Funzionale Decentrato e dalla Sala Operativa Integrata Regionale durante l’evento meteo-idrologico, che ha colpito la Puglia a partire dallo scorso 30 novembre. L’evento ha causato effetti al suolo rilevanti, ma, per fortuna, nonostante non siano mancati momenti difficili e allagamenti, non si è balzati alla cronaca per vittime che si potevano evitare.
Però, c’è da sottolineare ancora una volta, che il rischio idrogeologico è uno di quegli ambiti che nel nostro Bel Paese continua a essere preso sottogamba, nonostante la consistenza dei dati e dei recenti, terribili fatti di cronaca – Marche Sardegna e Abruzzo - siano solo l’ultimo doloroso episodio di tragedie annunciate.
Scaricare ogni colpa solo su fatalità e natura, oltre a essere fin troppo semplice, è riduttivo. Fin quando continueranno colate di cemento illegale l’Italia rimarrà un Paese atrofizzato. E fin quando saranno approvati indecenti condoni edilizi sarà difficile porre fine agli scempi sul territorio nazionale. Come se non fossero sufficienti le oltre 258mila abitazioni illegali costruite dal 2003 che, secondo una ricerca di Legambiente hanno “fatturato” in nero 1,8 miliardi di euro (dati al 2012).
L’ultimo documento dell’ A. N. B. I., l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, fotografa con estrema chiarezza la situazione: i comuni a elevato rischio idrogeologico sono 6.633 (oltre l’80 per cento), le persone che abitano in un territorio ad alto rischio toccano quota 6 milioni e quelle in zone a rischio medio 22; gli edifici esposti a frane e alluvioni sono 1.260.000 (dei quali 6.251 scuole e 531 ospedali). La Penisola ha bisogno di costanti e organiche azioni di manutenzione anche per l’intensa urbanizzazione e la forte antropizzazione: conta 189 abitanti per chilometro quadrato (contro i 114 della Francia e gli 89 della Spagna), che vanno dai 68 della Sardegna ai 420 della Campania.
Ma cosa si intende per dissesto idrogeologico? Si definisce così l’effetto di quell’insieme di processi morfologici che producono modificazioni territoriali in tempi da relativamente a molto rapidi, spesso interagendo in modo negativo o distruttivo sulla vita e le opere dell’uomo, assumendo di conseguenza una grande rilevanza sociale ed economica. Non necessariamente si tratta di fenomeni legati al “degrado” del territorio, spesso in realtà riguarda anzi quei fenomeni naturali, quali frane, smottamenti, processi erosivi e fluviali, che nel corso di centinaia di migliaia di anni hanno modellato il paesaggio, rilievi, coste e pianure. La stessa influenza dell’uomo su tali processi non è ben quantificabile, sebbene alcune modifiche dirette del territorio (disboscamenti e usi del suolo non idonei) e altre indotte sul clima a scala globale possono certamente averne intensificato l’azione. È un dato di fatto comunque che i costi a carico della collettività conseguenti al dissesto idrogeologico sono in continuo aumento e motivano gli sforzi, che non sono però mai abbastanza, per le attività di conoscenza, previsione, prevenzione
Nel nostro Paese urgono azioni decise per la messa in sicurezza del territorio, per una vera e propria guarigione ambientale. La riconversione del patrimonio edilizio è l’esatto contrario dei condoni tout court, causa, solo, di ulteriore abusivismo, di ulteriori cantieri illegali, e di nuovi rischi per territori e persone. È in questo senso necessaria formazione professionale specifica per creare figure legate alle attività di conservazione e riqualificazione del patrimonio.
Qui l’elenco dei comuni in provincia di Bari con il relativo livello di rischio, così classificato secondo L’ANBI: molto basso è lo 0; basso è 1; medio è 2; elevato è 3; molto elevato è 4.
- Acquaviva delle Fonti 3
- Adelfia 3
- Alberobello 4
- Altamura 3
- Andria 3
- Bari 3
- Barletta 2
- Binetto 3
- Bisceglie 3
- Bitetto 3
- Bitonto 3
- Bitritto 3
- Canosa di Puglia 2
- Capurso 3
- Casamassima 3
- Cassano delle Murge 3
- Castellana Grotte 4
- Cellamare 3
- Conversano 4
- Corato 3
- Gioia del Colle 3
- Giovinazzo 3
- Gravina in Puglia 3
- Grumo Appula 3
- Locorotondo 4
- Minervino Murge 2
- Modugno 3
- Mola di Bari 4
- Molfetta 3
- Monopoli 4
- Noci 3
- Noicattaro 3
- Palo del Colle 3
- Poggiorsini 3
- Polignano a Mare 4
- Putignano 3
- Rutigliano 3
- Ruvo di Puglia 3
- Sammichele di Bari 3
- Sannicandro di Bari 3
- Santeramo in Colle 3
- Spinazzola 2
- Terlizzi 3
- Toritto 3
- Trani 3
- Triggiano 3
- Turi 3
- Valenzano 3