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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Matarrese, bastone e carota: pagati gli stipendi ma minaccia di mancato congedo

Il presidente del Bari adempie agli obblighi pagando gli stipendi del trimestre gennaio-marzo ma minaccia di tenere i 'reazionari' fra i ranghi fino all'ultimo giorno di contratto ossia il 30 giugno

Non si placa, o almeno lo fa solo in parte, la tempesta in seno al Bari Calcio. Dopo la sconfitta di domenica nel derby contro il Lecce che ha sancito la salvezza dei cugini giallorossi, il presidente biancorosso Matarrese ha optato per il ritiro punitivo fino al prossimo sabato, data dell'ultima gara stagionale contro il Bologna. Oltre a ciò, si aggiunge la minaccia del patron di una 'rivendicazione lavorativa' nei confronti dei tesserati che hanno rifiutato nei giorni scorsi la spalmatura degli stipendi, stipendi che sono stati pagati dalla società di Torrebella.

STIPENDI OK, RISCHIO PENALIZZAZIONE SCONGIURATO - E' arrivata nella tarda serata di ieri la comunicazione della società barese che rende noto di aver dato il via al pagamento degli emolumenti per i propri tesserati relativi al trimestre gennaio-marzo. Giusto in tempo, quindi, per permettere al club biancorosso di rispettare il termine stabilito dalla Lega per l'erogazione dei pagamenti previsti e evitare così possibili sanzioni e penalizzazioni da scontare nel prossimo campionato di serie B.

RITIRO PUNITIVO E MINACCIA DI MANCATO CONGEDO - Se ci sono buone notizie relative all'ambito stipendi, continua il muro contro muro fra la società e i dissidenti: il presidente Matarrese, infatti, ha iniziato a fare la voce grossa già domenica subito dopo la sconfitta nel derby contro il Lecce decidendo un ritiro punitivo da osservare fino a sabato, data della partita contro il Bologna che chiuderà la stagione. Questo, però, è stato solo l'inizio del malumore del presidente barese proseguito con la minaccia di mantenere fede al contratto fino all'ultimo giorno nei confronti di coloro che hanno rifiutato la spalmatura degli ingaggi. Il numero uno barese, cioè, vaglia l'ipotesi di tenere in sede ad allenarsi i dissidenti fino all'ultimo giorno di contratto ossia fino al 30 giugno, nonostante la stagione agonistica si chiuda di fatto sabato prossimo.
Insomma, un braccio di ferro che non accenna a placarsi nemmeno ora che il capitolo stipendi è stato (momentaneamente) archiviato.
 

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