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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Le verità di Paparesta: "Non ho chiesto alcun risarcimento ma solo di tutelare i miei diritti"

L'ex presidente del Bari motiva la sua azione legale: nessuna richiesta di risarcimento ma la verifica di eventuali irregolarità nel passaggio delle quote a Giancaspro. Se il Tribunale gli darà ragione potrebbe riottenere la maggioranza

In seguito alla diffusione di notizie riguardanti una presunta richiesta di 800mila euro fatta da Gianluca Paparesta all'attuale patron del Bari Cosmo Antonio Giancaspro, l'ex presidente biancorosso ha deciso di indire una conferenza stampa per spiegare le sue verità in merito alla questione. L'ex arbitro ha incontrato la stampa presso la sala conferenze del Palace Hotel di Bari.

LEGALI A LAVORO - "Ho convocato questa conferenza, originariamente non prevista perché il mio auspicio era quello, come già detto in passato, che avrei chiarito ogni aspetto relativo a quanto accaduto nei mesi scorsi a tempo debito - ha esordito Paparesta -. Tuttavia, visto che sono emerse inesattezze ho sentito il dovere di farlo per me, per la mia famiglia e per i tifosi. Sono qui per dare conto del contenzioso avviato tramite i miei legali e per spiegare il motivo della conferenza. Inaspettatamente sono venute fuori notizie legate ad un'azione giudiziaria, intrapresa da me e mio padre Romeo, perché si pensava volessi un rimborso o un pagamento di un prezzo per la cessione delle quote. L'azione giudiziaria con i miei legali è stata però intrapresa per un altro motivo, ossia perché voglio capire se un giudice mi dirà che avevo diritto a mantenere le mie quote del Bari. I miei legali stanno verificando se tutto ciò è possibile e se esistono i termini per riprendere l'intero pacchetto azionario del Bari". L'ex arbitro si è poi cimentato in una lunga e dettagliata ricostruzione di tutti gli eventi che hanno contraddistinto il suo lavoro con il club biancorosso, iniziato nelle vesti di club manager nel 2013 con i Matarrese ancora proprietari, proseguito con un biennio da presidente e terminato con la cessione delle quote a Giancaspro lo scorso giugno.

LA VICENDA NOORDIN - Paparesta, non senza qualche imbarazzo (legato soprattutto alle spese per il soggiorno del potenziale acquirente), ha provato a chiarire anche la vicenda del mancato acquisto da parte del sedicente magnate malese Datò Noordin. Entrato in contatto grazie a conoscenze in comune, stando al racconto dell'ex arbitro, a favore del malese giocava la fama di investitore che aveva collaborato con Finmeccanica e i suoi conclamati interessi in Italia. Dopo la firma del preliminare per la cessione del 50% del club, sono subentrati problemi di liquidità per via di procedure internazionali che regolamentano il trasferimento di grosse somme di denaro da un paese all'altro (specie da stati off-shore come la Malesia), volte ad accertare che questi capitali non finanzino il terrorismo o non siano destinati al riciclaggio. "Durante la mia visita in Malesia - ha ricostruito Paparesta - sono iniziati i comunicati di Giancaspro che hanno minato la fiducia di Noordin, Da quel momento è stato sempre più titubante, fino a decidere di non esercitare il pre-contratto. Una scelta anche comprensibile in presenza di una situazione così nebulosa". L'ex fischietto ha precisato di essersi fidato di Noordin visti anche gli incontri con l'ambasciatore malese e con rappresentanti delle istituizioni, quali il ministro dello sport, e che il primo ad essere deluso per come sia terminata la vicenda è proprio lui. .

PAROLA AGLI AVVOCATI - Dopo Paparesta è stato  l'avvocato Vincenzo Donatini a parlare a nome del collegio difensivo dell'ex presidente: "Voglio precisare diverse cose - ha esordito il legale -. La prima è questa: non avremmo mai indetto una conferenza stampa su temi che sono al vaglio dell'Autorità giudiziaria. Sarebbe sbagliato da parte mia anticipare questioni di natura tecnica in questa sede. Ci tengo però a precisare una cosa sul contenuto: si è detto che l'azione giudiziaria ha come obiettivo un risarcimento da Giancaspro o che è un'azione contro il Bari. Paparesta non è in alcun modo contro il Bari, è una questione tra di loro, per ripristinare una giustizia lesa, ed eventualmente restaurare la situazione precedente. L'obiettivo è di consentire a Paparesta di recuperare le sue quote per effetto di un'operazione da noi ritenuta non in linea con le norme vigenti. Altra considerazione che ci tengo a fare è che Paparesta è attualmente affiancato da un gruppo di imprenditori che lo assisterà se questa azione giudiziaria dovesse avere esito positivo. La sua finalità ultima non era essere proprietario del Bari bensì il traghettatore per operazioni che potessero consentire al club di avere garanzie future. Questa azione non vuole avere conseguenze sul Bari e sul progetto sportivo, nulla va a intaccare la continuità aziendale o le faccende di campo. Non va turbata la serenità della squadra e della città, Paparesta vuole il bene del Bari e della città. Mi limito a queste piccole considerazioni a rettifica di quanto sentito in questi giorni". 

I TEMPI E LE MODALITA' DELL'AZIONE LEGALE  - Rispetto alle tempistiche che potrebbero volerci per conoscere il parere dei giudici, Paparesta e i suoi legali hanno risposto che esse sono legate ai tempi del giudizio: in sostanza dipende tutto dal Tribunale di Bari. Riguardo gli eventuali precedenti in materia, il pool di avvocati ha precisato che non vi sono precedenti nel calcio ma che esistono situazioni assoltuamente simili in altri campi. Dietro l'azione legale "non vi è alcuna rivalsa personale" ha precisato Paparesta. "Non giudico il lavoro altrui, osservo ma non esprimo giudizi. La mia azione mira a tutelare diritti lesi. Speriamo che tutto l'iter sia il più veloce possibile. Qui non dev'esserci divisione tra i tifosi che parteggiano per una parte o per l'altra, tutto ciò è deleterio per la squadra che va supportata sempre e che spero faccia il salto di qualità". La curiosità dei giornalisti (e dei tifosi) ha portato a chiedersi anche da dove è iniziata veramente la spaccatura tra Paparesta e Giancaspro, una circostanza che non è ben chiara neanche all'interessato. "Presumo sia iiniziata nel periodo di Noordin, ma io dico che non è per lui. Noordin è venuto allo stadio e potevano incontrarsi ma non c'è stata volontà. Giancaspro era stato invitato anche alla conferenza in cui presentavamo l'imprenditore malese". Interrogato sull'eventuale avvio di azioni legali nei confronti del tycoon asiatico, l'ex arbitro ha risposto: "Stiamo valutando ma non è semplice, poiché trattandosi di un soggetto residente in un altro paese c'è di mezzo il diritto internazionale. Eventuali azioni, ad ogni modo, restano al vaglio". 

LA GLOBAL LICENSING - L'ex presidente ha chiarito anche gli aspetti relativi alla Global Licensing S.r.l.. Circa la società creata per gestire il merchandising biancorosso ha detto: "Ho letto tanti commenti velenosi. C'è chi sostiene che mi sia arricchito col merchandising. Il primo anno il merchandising non esisteva. Ho cercato di valorizzare il marchio del Bari, innanzitutto creandolo - ha spiegato Paparesta.- L'ho creato, facendo errori anche qui, ma mi sono affidato a specialisti del settore. Il Bari doveva cambiare marchio per questioni legali. Il logo aveva tutta una serie di richiami e citazioni che formavano un marchio da valorizzare attraverso operazioni di merchandising. Abbiamo creato quaderni, portachiavi, tutto ciò non esisteva. Ci siamo resi conto che tutto questo merchandising aveva prodotto quasi nulla per i costi di produzione, una catena di vendita. Noi siamo stati bravi a realizzarla ma non a trovare profitto. Grazie a conoscenze abbiamo trovato Nike: abbinando il famoso baffo al marchio aumenta il valore del marchio stesso. Nike ci ha dato la sua disponibilità per una partnership che in B non c'era mai stata. Sono stato informato del fatto che ci volesse un contratto a 3, così come avvenuto per Verona e Atalanta. Le squadre più piccole non sono preparate per gestire il comparto marketing alla stregua delle grandi società. Perché la creazione della società? E' stata richiesta da Nike per fornire un prodotto gratuito a fronte dell'assunzione di un rischio d'impresa. La Global Licensing è nata per acquistare da Nike, che ha preteso una polizza bancaria da parte di GL, e non del Bari, e che vi fosse obbligo di acquisto da parte del Bari. Il club ha ricevuto il materiale per prima squadra e per le giovanili e l'academy. In seguito non abbiamo più firmato con Nike, perché o in A o in B intendevano pagare gli stessi ricavi, ma se io vado in A il materiale deve valere almeno il doppio. Mi sono battuto.e per questo non è stato firmato il contratto. Cosa ne ha ricavato il Bari? Abbiamo ricevuto le royalty sul venduto per circa 100mila euro. Per dovere di cronaca dovete riconoscere che nessuno si è arricchito. Non sono un santo, era una cosa bella.

LO STIPENDIO - Riguardo le cifre del suo stipendio, che si vociferava essere di oltre 30mila euro mensili, Gianluca Paparesta ha dichiarato: "Vorrei ricrodare che per dedicarmi al Bari ho lasciato i lavori di assessore, opinionista televisivo e commercialista che mi garantivano la possibilità di vivere bene. Ho una famiglia da mantenere, un'ex moglie da mantenere. Ringrazio la mia compagna che è sempre al mio fianco. Ciò che prendevo era più o meno simile a quanto percepivo dalle mie precedenti attività. Mio padre lavorava da pensionato nel Bari e si occupava del settore giovanile. Nel 2015 ha preso 15mila euro per stare dalla mattina alla sera sui campi e in sede. Lo dovevamo fare prendendo professionisti che avevano costi più alti. Inizialmente tutti volevano stare vicino a me, poi hanno presentato parcelle di misura sproporzionata. Abbiamo provato a eliminare i biglietti omaggio, ma ce li chiedevano persino quando costavano un euro".

LE SCUSE - A chi gli chiede se si sente di chiedere scusa ai tifosi del Bari e alla città, Paparesta risponde: "Il mio unico scopo era portare la squadra e il club all'altezza della piazza di cui dispone, fatta di un pubblico che è la sesta o settima realtà in Italia, a prescindere dalla categoria. La fretta è stata cattiva consigliera per certi aspetti. Resto dell'idea che Bari meriti qualcosa d'importante. Ora voglio solo tutelare i miei diritti".

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