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Finale play-off Serie B, Il barese Bellomo non sta nella pelle: "In città si sente un'aria speciale"

Il centrocampista biancorosso originario del Borgo Antico ha parlato in conferenza stampa raccontando quali emozioni stanno vivendo lui e i suoi compagni in questi giorni che precedono la gara di andata in casa del Cagliari

Giovedì 8 giugno il Bari giocherà la gara di andata della finale dei play-off di Serie B in casa del Cagliari (il ritorno al San Nicola è previsto domenica 11, ma i biglietti sono ormai quasi esauriti). Un appuntamento sentito da tutta la città, desiderosa di ritrovare la Serie A dopo 14 anni, ma soprattutto da chi, come Nicola Bellomo, oltre a essere un calciatore biancorosso, è originario di Bari Vecchia, il cuore pulsante della città.

Il classe '91, tornato nel capoluogo pugliese la scorsa estate dalla Reggina, ha parlato in conferenza stampa e ha raccontato ai cronisti quali sono i suoi pensieri in questo momento speciale della stagione: "Stiamo vivendo un sogno, io specialmente, essendo del posto. Sono emozioni che non si possono spiegare. Non abbiamo dormito quando abbiamo perso col Südtirol, ma ad essere sincero non sto dormendo tanto neanche in questi giorni. Meglio non dormire (ride ndr) così rimaniamo svegli per il Cagliari". 

Raramente nella sua esperienza biancorossa Bellomo ha visto lo stadio così pieno: "La cosa che mi ha colpito di più è stata quando siamo entrati con il pullman in campo. Mancava ancora molto all'inizio della partita e lo stadio era già strapieno, è stata la prima volta che ho visto il San Nicola così. È stata una sensazione bella, qualcosa che non capita tutte le volte. Ci volevamo riscattare dalla sconfitta di Bolzano. La serata è stata perfetta. Era giusto che passassimo noi, l'abbiamo meritato per come è andata l'annata".

A Bellomo è stato chiesto anche dello screzio avuto in panchina con Bisoli nella partita di Bolzano (sembrerebbe che il tecnico degli altoatesini lo abbia apostrofato pesantemente ndr): "Se quell'episodio mi ha dato la carica? La carica ce l'avevamo partita ogni partita, io ci tengo tantissimo. Quel battibecco con l'allenatore può capitare, fa parte del gioco, non ci sto a pensare troppo. Di certo bisogna avere i modi, anche perché non era successo nulla tra noi quando mi ha allenato a Vicenza, non so che problemi avesse. La risposta migliore era da dare sul campo mandandoli a casa, e così è stato".

Su come si affronta il Cagliari: "Inizialmente era una delle squadre che potevano ambire alla promozione diretta per quanto hanno speso e per i giocatori che hanno. Hanno avuto delle difficoltà, ma il cambio di allenatore gli ha dato una mano. Ranieri gli ha dato un'impronta. Dobbiamo affrontare il Cagliari come abbiamo affrontato altre trasferte, dobbiamo andare lì per giocarcela, è giusto così. Non bisogna pensare al pareggio, dobbiamo giocare partita per partita, anche se è una finale. Siamo grandi e vaccinati, la prepariamo nel migliore dei modi. Per quello che abbiamo dimostrato durante il campionato, se affrontiamo la partita come il ritorno col Süditrol, se arriviamo in due o tre sul pallone, si può arrivare all'obiettivo. Le finali sono finali, gli stimoli vengono da soli, non solo per me che sono barese. I miei compagni di squadra la sentono ugualmente: eravamo consapevoli di batterli e così è stato".

Sui motivi per cui il Bari potrebbe riuscire nell'impresa: "Non so spiegarlo. Noi abbiamo iniziato la stagione per salvarci, senza aspettative. Nel frattempo, però, è stata costruita una bella squadra. Siamo un grande gruppo, l'abbiamo dimostrato. Il campionato andava avanti, e man mano, quando si vince e si convince, si battono corazzate, abbiamo preso consapevolezza dei nostri mezzi. Non ci siamo esposti, però, era giusto mantenere l'equilibrio. Volevamo prima di tutto la salvezza, poi tutto ciò che sarebbe arrivato in più era guadagnato. In cuor nostro, però, cullavamo questo obiettivo, sapevamo di poter far qualcosa d'importante e oggi siamo lì. Ora però dobbiamo portare a termine il nostro compito, altrimenti sarà stato tutto bello, ma vengono ricordati solo i vincitori".

Bellomo è uno specialista dei calci piazzati, un'arma poco sfruttata dal Bari: "Abbiamo fatto pochi gol su palla inattiva, però le prepariamo in settimana. A volte riesce di sfruttarle, a volte no. In queste partite equilibrate, il calcio d'angolo, la punizione, sono episodi che possono fare la differenza. Bisogna starci attenti, sia quando sono a favore, sia contro".

Sul sogno Serie A, vissuto solo in parte: "Sono passati tanti anni, io ci sono stato per poco. Non ho rimpianti, vuol dire che meritavo quello. Ora posso riprenderla e me la godo. Proverò a dare il massimo. Sono cambiato, all'epoca ragionavo d'istinto, avevo la testa tra le nuvole, come succede a molti giovani. Poi però si cresce, nel frattempo ho messo su famiglia, ho avuto i figli, si diventa più riflessivi. Oggi siamo qui e aspettiamo la Serie A".

Da barese verace, il ragazzo di Bari Vecchia pregusta già la festa che potrebbe animare la città se le cose dovessero andare bene: "Tra qualche settimana mi sposerò e se festeggiamo due volte sarebbe molto più bello. Sono emozionato al solo pensiero. Voglio stare tranquillo questi giorni, ci giochiamo una cosa importante. In città si sente un'aria speciale, anche i signori anziani per strada ci fermano e chiedono "l'ama pigghjà chessa Serie A?", poi ci sono tanti bambini che sono tifosi, anche loro ci chiedono questo. Stiamo vivendo una cosa bellissima. Vincere a Bari per me sarebbe il massimo, cosa potrei chiedere di più? Qui si mangia bene, si vive bene, si sta bene davvero. È bello così, la squadra e la città meritano di stare tanti anni in A e ambire a qualcosa di più".

Non sempre è stato un titolare, anche se è riuscito a ritagliarsi il suo spazio, ma per Bellomo essere a Bari è già un gran premio: "Quando sono venuto di nuovo qui non ho pensato a questi aspetti, sapevo solo che volevo venire a casa a tutti i costi. Ora fa piacere esserci, qualcuno era un po' titubante, ma oggi è il primo che dice altro e di questo sono contento".
 

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