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L'addio a Maradona, il più grande. Con il Bari l'inizio della discesa: nel 1991 la positività alla cocaina dopo la partita

Una stella dello sport controversa, sospesa tra il genio di un artista del pallone, dalla tecnica e dall'istinto quasi inarrivabili, e una parabola di vita  dai saliscendi infiniti

A 60 anni se ne è andato il calciatore più forte della storia: l'addio di Diego Armando Maradona, morto quest'oggi nella sua casa di Tigres, ha lasciato senza fiato milioni di appassionati di calcio e non solo. Una stella dello sport controversa, sospesa tra il genio di un artista del pallone, dalla tecnica e dall'istinto quasi inarrivabili, e una parabola di vita  dai saliscendi infiniti. Una delle prime svolte negative nella carriera del Pibe de Oro incrocia il numero 10 argentino con il Bari.

Era il 17 marzo 1991. Il programma prevedeva, per la 25esima giornata di Serie A, la trasferta biancorossa al San Paolo. I napoletani s'imposero per 1 a 0, con rete di Zola: al termine della gara, però, Maradona fu sottoposto ad un esame antidoping che rivelò tracce di cocaina nelle sue urine. Giusto il tempo di giocare un'altra gara, 7 giorni dopo, a 'Marassi' contro la Sampdoria, dove segnò l'unico gol partenopeo in un match perso per 4 a 1. La conseguenza della positività fu una squalifica per 15 mesi che segnò la carriera del campione con l'addio dalle scene calcistiche italiane. La sua carriera terminò poi alcuni anni dopo, tra declino, lampi di classe e una vita al limite.

Su Maradona anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha voluto esprimere un pensiero su facebook: "La passione, le emozioni, i sogni che ha regalato a tutti gli amanti del calcio, quelli non moriranno. Mai".

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