Gravina, colpo al clan Di Palma. Sequestrati beni per 20 milioni
Quarto sequestro in un anno per il boss Raffaele Di Palma. Confiscati novanta immobili tra garage, appartamenti e locali commerciali nel quartiere Madonnella di Bari e a Turi, e tre conti correnti, per un valore complessivo di 20 milioni di euro
Il clan Di Palma di Gravina nuovamente nel mirino degli investigatori. Per la quarta volta in un anno la Procura di Bari ha disposto un sequestro preventivo di beni ai danni del boss 60enne Raffaele Di Palma, più volte condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione, al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio e usura.
I BENI SEQUESTRATI - La confisca, dell'importo complessivo di 20 milioni di euro, ha riguardato all'incirca novanta immobili tra garage, locali commerciali e appartanmenti posseduti indirettamente dal boss attraverso prestanomi nel quartiere Madonnella di Bari e a Turi. Sequestrati anche tre conti correnti aperti presso altrettanti uffici bancari.
LE ATTIVITA' IMPRENDITORIALI DEL CLAN - Il clan Di Palma di Gravina si è sempre distinto, secondo gli investigatori, da un'elevata "capacità imprenditoriale" grazie alla quale gli affiliati sono sempre riusciti a riciclare in altre attività il denaro proveniente dai traffici illeciti. In particolare nell'ultimo periodo l'attività di riciclaggio era stata affidata a due società edilizie fondate con la complicità di prestanome. Dovendo riciclare denaro “sporco” le due imprese erano in grado in grado di competere sul mercato immobiliare a prezzi concorrenziali, offrendo appartamenti a prezzi molto più bassi rispetto agli imprenditori edili onesti. Inoltre l’ingente disponibilità di liquidi permetteva agli “imprenditori” di non far ricorso al fido bancario per finanziare la loro attività, diventando così "ottimi" clienti per le banche visti i loro conti correnti sempre in attivo.