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Sabato, 20 Aprile 2024
Gravina Gravina in Puglia

Sigilli al patrimonio della mala gravinese, confiscati beni per 100 milioni

La confisca ha riguardato beni mobili, immobili e società di capitali utilizzate anche per il riciclo di denaro. Una rete mafiosa estesa in tutta la provincia ma con la "base" a Gravina

Beni mobili, immobili e società di capitali per il valore complessivo di 100 milioni di euro: è il bilancio della maxi confisca di beni eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari nei confronti di un pluripregiudicato gravinese, con precedenti penali per omicidio, estorsione, rapina e associazione per delinquere di tipo mafioso, ritenuto affiliato al clan “Mangione-Gigante-Matera”, attivo non solo a Gravina ma anche nel circondario

L'OPERAZIONE - I sigilli hanno riguardato beni riconducibili allo stesso ed a suoi congiunti, direttamente o attraverso prestanomi; oggi questo pluripregiudicato non risponde in prima persona del provvedimento in quanto non è più in vita. Si tratta di:
-    153 unità immobiliari (96 appartamenti e 57 locali commerciali, garage e magazzini) ubicati a Gravina in Puglia, Altamura, Turi, Casamassima, Bari, Gallarate (VA), Monfalcone (GO) e Corigliano Calabro (CS);
-    6 società di capitali costituite da imprese edilizie;
-    39 terreni ubicati ad Altamura, Gravina in Puglia, Turi e Casamassima;
-    26 rapporti bancari.

LE INDAGINI patrimoniali, avviate nel settembre del 2010, hanno consentito ai Carabinieri, sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, di appurare che il tenore di vita e il patrimonio nella disponibilità del pluripregiudicato gravinese erano troppo sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati: con il provvedimento d i confisca, il Tribunale ha ritenuto che si tratta di ingenti introiti derivanti da attività illecite che venivano riciclati e reinvestiti attraverso pseudo attività lecite. L’inchiesta, nel suo sviluppo, ha già consentito nel 2011 e 2012 di eseguire altre ordinanze di sequestro per la successiva confisca di beni:
-    febbraio 2011, si arriva al primo sequestro preventivo, più consistente: 98 unità immobiliari, quattro società, tre auto di grossa cilindrata e otto conti correnti per un valore complessivo di 30 milioni di euro;
-    ottobre 2011 un altro sequestro a Bari e Turi: beni non direttamente intestati a lui, ma a persone di fiducia, attraverso la costituzione di due società edilizie che stavano reinvestendo gli utili dell’attività illecita, immobili, conti correnti, per un valore complessivo di 20 milioni di euro;
-    gennaio 2012 altri beni per un valore di 2,5 milioni di euro consistenti in  24 unità immobiliari nel comune di Turi in fase di ultimazione ed un libretto di deposito;
-    giugno 2012 un altro sequestro a Turi: una società con relativo complesso aziendale composto da 79 immobili per un valore di 15 milioni di euro, il tutto per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro. Una cronologia che ha permesso agli investigatori e all’A.G. di considerare l’attività criminale dell’organizzazione non solo ancora molto attiva sul territorio, ma con una “vivace” mentalità imprenditoriale che non conosce crisi di mercato, ma soprattutto non conosce crisi di liquidità. Società edilizie che dovendo riciclare denaro “sporco” sono in grado di competere sul mercato immobiliare a prezzi concorrenziali rispetto agli imprenditori edili onesti.

L’ORGANIZZAZIONE - Quella di Gravina è un’organizzazione malavitosa di stampo mafioso, fortemente radicata sul territorio, capace non solo di resistere ai continui arresti operati dalle forze dell’ordine nel corso degli anni (si ricorderanno su tutte le operazioni antimafia “Gravina” e “Canto del Cigno”), ma anche di disporre di ingenti quantitativi di denaro che vengono riciclati attraverso società finanziarie o società edilizie costituite appositamente o attraverso l’acquisto di lussuosi beni mobili e di prestigiosi immobili. Un patrimonio che la Procura di Bari e la Sezione Misure di Prevenzione stanno continuamente “attaccando” nella convinzione che proprio la sottrazione dei beni ai clan malavitosi possa produrre i maggiori risultati sul piano della lotta anti-mafia.

L’UTILIZZO DEI BENI Le aziende edilizie sequestrate sono rimaste attive durante il sequestro così consentendo, non solo  il mantenimento dei posti di lavoro, ma anche nuove assunzioni , l’ultimazione degli immobili in corso di costruzione e la consegna delle abitazioni ai privati cittadini che già avevano sottoscritto dei preliminari di acquisto. Sono stati inoltre venduti ulteriori immobili. In tal modo si è pervenuti alla confisca di tutto il denaro ricavato dalle vendite ed è stato incrementato il patrimonio sequestrato con l’acquisto di una ulteriore intera palazzina.


 

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