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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A Bari il convegno 'Dati per contare': "Scardinare gli stereotipi di genere"

Un appuntamento con tavoli istituzionali suddivisi in tre macro aree: benessere abitativo, accesso ad un’assistenza sanitaria di qualità e misure per la riduzione del lavoro di cura delle donne

I contributi del Pnrr non possono essere destinati esclusivamente ai nidi e, questi non risolvono i deficit strutturali che fanno eco negli stereotipi quotidiani. Chiusi i lavori della prima giornata del convegno nazionale 'Dati per contare', si può tracciare una netta linea di demarcazione tra le sfide culturali e le criticità organiche del territorio. A livello culturale si rende necessaria l’educazione alle differenze a cominciare dalle scuole.  "Invitiamo ufficialmente il Comune di Bari ad aderire alla campagna omonima 'Dati per contare', che richiede dati aperti disaggregati e una valutazione di impatto di genere preventiva". È il commento della presidente di Period, Giulia Sudano, la quale ha scelto Bari per spingere il Mezzogiorno ad un’inversione di tendenza che limiti le disparità di genere tra Nord e Sud. I tavoli istituzionali suddivisi in tre macro aree, benessere abitativo, accesso ad un’assistenza sanitaria di qualità e misure per la riduzione del lavoro di cura delle donne, hanno lanciato proposte che necessitano di sinergie per convertirsi in azioni concrete. "Servono interventi mirati per scardinare gli stereotipi di genere" ha affermato la referente dell’agenda di genere per la Regione Puglia, Titti De Simone.

Il tavolo sul benessere abitativo ha ribadito la necessità di considerare fondamentale il diritto alla casa e all’abitare per diverse intersezioni della società, a partire dai giovani e le giovani studentesse che attraverso l’accesso alla casa vedono soddisfatto il diritto allo studio e l’opportunità di conquistare autonomia e spazio di autorealizzazione. Una proposta concreta in questa direzione è garantire investimenti pubblici per l’accesso alla casa a canoni accessibili e in condizioni abitative dignitose, implementando un sistema di monitoraggio degli esiti dei bandi destinati a studenti e studentesse e disaggregando i dati per genere.

Al tavolo dedicato alla sanità, le proposte avanzate riguardano la creazione di un cup unico tra proposte private e settore pubblico, per garantire l’accessibilità e l’equità dei servizi sanitari, ma anche l’istituzione di un osservatorio nazionale sulla medicina di genere, per riconoscere le differenze cliniche tra uomini e donne e offrire diagnosi e cure diversificate a seconda delle esigenze. È stata proposta una task force sulla prevenzione oncologica, che coinvolga le associazioni che si occupano di salute sul territorio e offra screening gratuiti.

Il pregiudizio è stato la parola chiave del tavolo sulle misure di cura e lavoro per le donne. Di qui le proposte con il supporto del Terzo Settore, di tenere le scuole e le mense aperte più a lungo, per consentire a tutte le figure genitoriali di poter lavorare e offrire un servizio più equalizzatore nei confronti delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze.

"La narrazione dei grandi obiettivi previsti nel Pnrr non deve distrarci dai problemi centrali" ha sottolineato Vincenzo Smaldore, fondatore Openpolis. I docenti di Economia, Gianfranco Viesti, Università di Bari e Marcella Corsi, Università 'La Sapienza' di Roma, hanno evidenziato "l’assenza di strumenti a disposizione dei cittadini per validare ciò che si sedimenta come immaginario collettivo". "La donna e il welfare di cui è generatrice non vengono considerati. Servono studi multidisciplinari" ha affermato la coordinatrice del dottorato di ricerca di gender studies dell’Università di Bari, Francesca Romana Recchia Luciani e la Sudano ha incalzato "quello che conti e misura è visibile, il resto solo parole".

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