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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Dal negazionismo alla paura per i propri cari, le 'stra-ordinarie' storie in corsia nella pandemia Covid: il progetto 'Caro Policlinico'

Il progetto include le testimonianze di 9 tra medici e infermieri nel periodo della pandemia Covid. Dal confronto con i negazionisti all'esperienza del turno di notte, si configura come un 'diario di viaggio' nei reparti Covid

Siamo abituati a vederli bardati dietro le maschere e le tute protettive, in corsia tra barelle, siringhe e macchinari, in azione ogni giorno per salvare le vite. Un compito reso ancora più difficile dallo stato di emergenza del Covid. Dietro tutto questo, però, ci sono persone, che come noi vivono quotidianamente le nostre stesse ansie e paure, ma che a differenza nostra non possono trasmettere al paziente. Un lato umano che si pone di mettere in mostra il progetto 'Caro Policlinico', realizzato sui canali social del Policlinico di Bari. 

Il progetto

'Caro Policlinico' è un diario quotidiano della pandemia, scritto direttamente da medici, infermieri e operatori sanitari che lavorano nei reparti dell'ospedale barese. Sono i professionisti in prima linea nella cura dei pazienti Covid, che si mettono in gioco per esprimere "riflessioni, emozioni e paure attraverso la pagina Instagram aziendale Polibari2020 e ci mettono la faccia" spiegano dal Policlinico. Un materiale in costruzione, che si alimenta delle storie degli oltre 600 operatori attivi al momento nell'azienda ospedaliero-universitaria, che ora attraverso i social raccontano la propria esperienza in corsia a stretto contatto con il virus.

Le storie

Ad oggi sono 9 le storie pubblicate sui canali social del Policlinico. Tanti i temi che vengono richiamati, tra cui quello del negazionismo del virus: "Dove siete mentre noi vediamo tutto questo?" è la domanda che si pone Sestilio De Letteris, coordinatore degli infermieri della Terapia intensiva Covid, che si muove quotidianamente tra i letti della Rianimazione, tutti occupati da pazienti intubati e in condizioni critiche. C'è poi chi l'angoscia dei pazienti la vive attraverso la voce, come Maria Grazia Fusaro, infermiera del 118 che dal 2002 lavora nella centrale operativa del Policlinico: "Dall’altra parte della cornetta, al telefono, sentiamo l’angoscia - spiega - Sappiamo di dover rimanere calmi, ma a volte ci immedesimiamo nella sofferenza e diventa difficile non commuoversi".

La routine quotidiana passa anche attraverso i presidi di sicurezza: bisogna indossare tuta, visiera, mascherina e guanti e lavorare così per ore. "Eppure persone come l'infermiera Simona non hanno mai perso la speranza e l'ottimismo, che trasmette quotidianamente ai pazienti Covid e a tutte le persone che incrocia". Difficile non immedesimarsi, d'altronde chi incrociano nei reparti "potrebbero essere mia madre o mio padre - racconta Federica Barratta, al secondo anno di specializzazione in Malattie dell'apparato respiratorio - e io ho due genitori giovani: adesso ho ancora più paura a tornare a casa". Nonostante le preoccupazioni, non ha però esitato a rispondere sì alla chiamata: da un mese è impegnata anche lei nella cura del Covid nella Terapia intensiva respiratoria del Policlinico di Bari. 

Le storie passano anche attraverso esperienze complesse come quelle del turno di notte. Il medico di Terapia intensiva respiratoria Ester Boniello si racconta dopo 12 ore in corsia, passanti "accanto a quei pazienti che non possono nemmeno farsi stringere la mano dai loro cari; ecco, davanti a tanta disperazione, io mi sento fragile" ricorda. Nonostante il momento emotivo, non si tira indietro aiuta i colleghi nella vestizione. "È emotivamente provante, i pazienti più giovani hanno i cellulari per chiamare e videochiamare mentre con i più anziani, senza cellulare, siamo noi a dover fare da tramite per sentire i parenti - aggiunge - In quei letti non sono solo malati, ma sono sempre nonne, nonni e mamme di qualcuno. Un paziente mi ha detto 'maledetto questo virus'. Io lo ripeto e non mi stancherò di dire fino alla nausea: mettete le mascherine e tenete la distanza, noi siamo l'unica possibilità per uscirne".

Stringere bene la mascherina: è una delle regole più importanti prima di entrare in reparto. “Dobbiamo proteggerci” spiegano Maria Cristina Lonero, infermiera, e Anna Grazia Del Zio, operatrice socio-sanitaria, mentre si aiutano a vicenda. “Quello della vestizione è un momento importante in cui non possiamo trascurare alcun dettaglio”. Entrambe in servizio nella Medicina interna Covid al padiglione D’Agostino del Policlinico di Bari hanno 23 e 29 anni. “È il mio primo lavoro, sono qui da pochi mesi - racconta Maria Cristina - ma non ho dubbi: lo rifarei certamente”

Una missione prima di tutto, come ricorda Andrea Portacci, medico specializzando al terzo anno in Malattie dell’apparato respiratorio, al lavoro nel padiglione Covid : "Siamo provati e stanchi, ma il benessere dei pazienti viene prima di ogni altra cosa, anche della nostra salute. Qui ci sono colleghi che vengono a lavorare anche con una lombosciatalgia o con patologie croniche, non ci tiriamo indietro". Tutte le storie saranno aggiornate quotidianamente sui profili social Instagram del Policlinico.


 

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