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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

I contrasti per la droga e la guerra tra gruppi criminali contrapposti: omicidi Barbieri e De Santis a Japigia, otto arresti

L'operazione della Polizia 'chiude il cerchio' sulla faida sfociata nel 2017 in una serie di fatti di sangue: da una parte il gruppo di Antonio Busco, dall'altra i Palermiti

I contrasti tra gruppi contrapposti, il controllo delle 'forniture' di droga, gli attacchi e le vendette, sfociati in una serie di fatti di sangue che segnarono in quartiere Japigia nel 2017. Tra questi, gli omicidi di Francesco Barbieri e Nicola De Santis, avvenuti rispettivamente il 17 gennaio e il 12 aprile di quell'anno. Nella giornata odierna, la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di otto soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili, oltre che di quei due omicidi, di un tentato omicidio, di porto e detenzione di armi da guerra e di armi comuni da sparo, di favoreggiamento e ricettazione, "tutti delitti aggravati dal fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso clan Palermiti di cui erano sodali". Un'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha consentito di 'chiudere il cerchio' investigativo, in particolare, su tre fatti di sangue che si verificarono in quel periodo, "attraverso - spiegano gli investigatori in una nota - la ricostruzione storica degli eventi e l’individuazione di cause, movente e autori". Quattro destinatari del provvedimento cautelare odierno erano già ristretti in diverse carceri italiane, per altre cause.

L'omicidio Barbieri e la 'risposta' di Busco

Francesco Barbieri, in quella serata del gennaio 2017, alla guida della propria autovettura, fu avvicinato da due sicari a bordo di uno scooter e freddato con cinque colpi di pistola, nei pressi del Liceo Scientifico Salvemini, in  via Prezzolini. Dalle indagini svolte, è emerso che la vittima era "a capo di una prosperosa e ramificata rete di spaccio di cocaina". Per anni, aveva acquistato la droga dal clan Palermiti, operativo nel rione Japigia, senza essere formalmente affiliato a quella organizzazione criminale. Circa un mese prima di cadere vittima dell’agguato - hanno ricostruito gli investigatori - aveva iniziato a rifornirsi di cocaina da un altro gruppo criminale, riferibile a Busco Antonio, anch’esso operativo nel quartiere Japigia. E sarebbe stata questa decisione a costargli la vita. Il gruppo criminale di Busco, al quale Barbieri si era avvicinato, evidenziano ancora gli investigatori, "non tollerò l’affronto subìto e la sera del successivo 6 marzo, in una traversa di via Peucetia, portò a termine la propria vendetta, assassinando, a colpi di arma da fuoco, Gelao Giuseppe e ferendo gravemente Palermiti Antonino".

La vendetta dei Parisi-Palermiti: l'agguato al gruppo Busco e l'omicidio De Santis

A quel punto, "l’intero mondo criminale del quartiere Japigia, composto dai Parisi e dai Palermiti", avrebbe deciso di fare terra bruciata intorno al gruppo ristretto di Busco Antonio, "organizzando un eclatante agguato armato, diretto all’eliminazione fisica di tutti i componenti della compagine". Secondo quanto ricostruito, tre sicari, muniti di altrettante pistole e di un fucile mitragliatore kalashnikov, si appostarono in casa di un complice, agli arresti domiciliari, in attesa del momento più opportuno per agire. Altri tre sodali, muniti di radioline, si appostarono sui terrazzi delle rispettive abitazioni, con il compito di segnalare, al commando armato, la presenza degli obiettivi. Il pomeriggio del 12 aprile, ricevuta la segnalazione della presenza dell’intero gruppo Busco in via Archimede, i tre sicari, lasciata l’abitazione del complice, a bordo di un’Alfa Romeo 147 rubata, già pronta per l’uso, raggiunsero le potenziali vittime ed esplosero decine di colpi di arma da fuoco, utilizzando le quattro armi a loro disposizione. De Santis, uno degli obiettivi, alla guida di una moto di grossa cilindrata, tentò la fuga, inseguito dall’Alfa Romeo, anch’egli era armato di pistola, ma non riuscì a rispondere al fuoco, perché i sicari lo raggiunsero nei pressi dell’ingresso del Liceo Scientifico Salvemini e lì lo freddarono a brucia pelo. In quel frangente, un proiettile dei killer infranse anche una finestra di un’aula del citato liceo. Fortuna volle che gli studenti impegnati nelle lezioni pomeridiane, non fossero in classe al momento dell’agguato. Il commando omicida, poi, al termine della narrata escalation criminale, "raggiunse una campagna, in provincia di Bari, e con l’aiuto di un appartenente all’organizzazione criminale, diede alle fiamme l’auto utilizzata per commettere l’agguato ed i vestiti indossati, “tagliando” e sotterrando le armi impiegate per commettere l’omicidio di De Santis e la pistola utilizzata per uccidere Barbieri".

Busco condannato per l'omicidio Gelao

Per l’omicidio di Gelao e il tentato omicidio di Antonino Palermiti, il 26 ottobre scorso, Antonio Busco è stato condannato alla pena dell’ergastolo, con l’aggravante mafiosa, dalla Corte di Assise di Bari. In questo senso, l'ordinanza cautelare odierna, chiude il cerchio sui tre fatti di sangue, "attraverso - spiegano gli investigatori - la ricostruzione storica degli eventi e l’individuazione di cause, movente e autori. 

Gli otto indagati, alcuni dei quali già detenuti per altra causa, colpiti dall'ordinanza di custodia cautelare odierna sono Addante Raffaele (classe 1975), Giovanni Mastrorilli (classe 1976), Mineccia Filippo (classe 1984), Pagone Domenico (classe 1955), Palermiti Giovanni (classe 1976), Parisi Nicola (classe 1972), Ruggieri Michele (classe 1986), Francesco Triggiani (classe 1976).

*Ultimo aggiornamento ore 16.45

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