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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Sempre più aziende investono su Bari: "Zona industriale copre il 60% dell'export metropolitano, ma è ormai satura"

I dati presentati questa mattina a Porta Futuro durante l'incontro 'Attrazione degli investimenti come leva di sviluppo del territorio' del progetto One Stop Shop - Invest in Bari

La zona industriale di Bari-Modugno rimane un centro attrattivo e produttivo per le imprese non pugliesi. A confermarlo sono i dati presentati questa mattina durante l'incontro 'Attrazione degli investimenti come leva di sviluppo del territorio', organizzato dal progetto One stop shop - Invest in Bari nel job center Porta futuro del quartiere Libertà.

Una ricerca che ha mostrato i risultati concreti ottenuti dal programma comunale, partito lo scorso anno, con cui si favoriva l'incontro tra pubblico e privato per gli investimenti nell'Area metropolitana di Bari. Una connessione favorita dalla forte rilevanza che l'industria ha nell'economia provinciale (14,3%) e pugliese (13,8%), subito sotto il commercio e altri servizi, "sebbene quest'ultimo - spiega Federico Pirro, docente di Storia dell'industria dell'Università di Bari che ha realizzato la ricerca - sebbene abbia raggunto un'incidenza del 50,6%, è tuttavia percentualmente inferiore al livello raggiunto nella regione e nell'Italia meridionale. Nel 2020, secondo gli ultimi dati comunicati dall'Istat sui principali aggregati territoriali di contabilità nazionale, divisi per provincia, la Città metropolitana di Bari era al primo posto in Puglia e al 14esimo posto a livello nazionale per il valore aggiunto del totale delle attività economiche, con un valore aggiunto procapite salito in nove anni di oltre un migliaio di euro: dai 18.115, 25 del 2009 ai 19.701,56 del 2020. 

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Come già detto, la zona di maggiore addensamento di fabbriche e addetti dell'ex provincia è costituita dal Consorzio Asi nell'area tra Bari e Modugno, con 300 edifici tra stabilimenti industriali, aziende artigiane, postazioni di imprese di logistica e sedi di imprese edili, con circa 12mila occupati direttamente nell'indotto. Numeri che non includono i centri commerciali di grandi e piccole dimensioni dell'area. L'agglomerato di 1650 ettari - escluse strutture commerciali e depositi merci, che ha una forte valenza nell'export: nel 2021 si stimano 2,6 miliardi di euro di vendite all'estero, con circa il 60% dell'export complessivo metropolitano. In particolare i settori che esportano maggiormente all'estero sono quelli dell'high tech - farmaceutica e meccatronica - che si inseriscono in catene globali del valore. A confermarlo sono anche i fatturati delle aziende presenti nell'area industriale, riferiti al 2021: prima è la Merck, colosso della farmaceutica, con un miliardo di euro, seguito da due imprese dell'automotive: Magna (ex Getrag) con 528 milioni di euro e Bosch con 255. Per arrivare alla prima impresa pugliese bisogna scendere al settimo e ottavo posto, occupato rispettivamente dal Gruppo Turi (mobili da cucina) e da Ladisa Ristorazione (ristorazione collettiva). 

"I dati del rapporto vanno presi al ribasso - assicura a BariToday Pirro - perché risultato di un'indagine a cui diverse aziende non hanno partecipato. Quel che è certo però è che ora bisogna trovare altre zone industriali da utilizzare, perché le richieste di investimento sono ancora elevate e il sito di Bari Modugno è ormai saturo". Fondamentale in questo senso è stato il lavoro svolto dal progetto comunale InvestinBari, derivato da diversi fattori positivi, come ha ricordato durante l'incontro il vicesindaco Eugenio Di Sciascio: "Non solo la disponibilità di sistemi di incentivazione, ma anche l'affidabilità dell'interlocutore con cui le aziende si interfacciavano, la disponibilità di talenti sul territorio da impiegare, di nuovi modi di fare ricerca e delle condizioni. Siamo riusciti a fare massa critica in determinati settori in cui non c'era".

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