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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Lo Spillo | Messa e benedizione delle bandiere delle Due Sicilie: se a Bari tornano i neoborbonici...

Riflessioni sparse sulla città (e non solo) - Rubrica a cura di Antonio Scotti

Ricordo dei fasti del Regno delle Due Sicilie, con tanto di santa messa e benedizione di alcune bandiere dell’impero borbonico. Si svolgerà a Bari, il prossimo 8 dicembre, in largo Chiurlia, la celebrazione con cui la Fondazione Francesco II di Borbone intende omaggiare  l’ultimo re delle Due Sicilie, salito al trono il 22 maggio 1859 e deposto il 13 febbraio 1861 dopo l'annessione al Regno d'Italia. L’obiettivo è farne  una “occasione di riappropriazione storica e culturale del nostro passato, quando non si era sud e meridionali ma mediterranei”. Prevista anche la presenza del Drappello Storico dell'Esercito di Terra delle Due Sicilie che effettuerà una passeggiata per le vie del centro cittadino. 

Impossibile da queste colonne addentrarci in disamine storiografiche che abbisognano di altri spazi e luoghi, ma alcune cose possono dirsi per evitare che un evento simile possa tradursi in mero folclore di un nostalgico passato. L’impressione generale è che questo tipo di celebrazioni rimandi ad una letteratura neoborbonica che ricalca perfettamente gli stilemi comunicativi della Lega Nord e che quindi inquadrano il risorgimento come una sorta di ferita inferta all’identità meridionale. Di solito una buona parte della letteratura neoborbonica, in auge nelle librerie, tende a dipingere l’Italia meridionale sotto i Borbone come fosse una sorta di potenza mondiale, quando basterebbe incrociare qualche dato per comprendere come tale assunto sia falso. Dati Svimez e Banca d’Italia  pubblicati in occasione dell’Unità d’Italia dimostrano come nel 1871 il tasso di analfabetismo in Piemonte era pari al 42,3 per cento della popolazione mentre in nessuna regione meridionale, scendeva sotto l’80 per cento della Campania. In Sicilia superava l’85 per cento, mentre in Basilicata addirittura raggiungeva l’88 percento. 

In una recente “Lezione di Storia” organizzata dalla Laterza presso il teatro Petruzzelli, Giuseppe Barone, docente presso l’Università di Catania, ha mostrato un dato inequivocabile: se è vero che il sud ha avuto la prima forma ferrovia a vapore, è altresì vero che mettendo a confronto i chilometri di ferrovia prima e dopo l’Unità d’Italia non si può pensare che il mezzogiorno stesse meglio sotto la dinastia borbonica. Infatti nel 1859, due anni prima dell’Unità d’Italia, nel sud vi erano 126 chilometri, contro i 504 del Centro e i 1106 del Nord. Nel 1899, il Sud poteva contare su un chilometraggio di ferrovia superiore a quello del nord ossia 6348 contro i 5113 presenti nel settentrione. Che il processo di unificazione nel tempo non sia stato armonizzato è altrettanto vero tanto che la questione meridionale resa celebre dal pugliese Gaetano Salvemini avrebbe permesso di porre tale argomento al centro del dibattito politico all’inizio del novecento insieme agli studi di insigni storici e meridionalisti. 

Per lo scrittore molfettese la questione meridionale era considerata però come l’irrinunciabile punto da cui partire per lo sviluppo dell’Italia intera e non già un elemento nostalgico di un passato da rinverdire. In un momento storico in cui la questione meridionale non ha perso d’attualità e va inquadrata nel solco di ragionamenti che investono sia il dibattito nazionale che europeo, fare un salto indietro di quasi 160 anni per celebrare la dinastia borbonica lascia spiazzati. L’omaggio del passato è altra cosa dalla sua nostalgia. Peggio ancora se qualcuno pensi sia la soluzione ai problemi del presente. Ci auguriamo non sia così, altrimenti non possiamo che sperare nella buona riuscita della benedizione. 
 

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