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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Rsa ancora senza infermieri a sufficienza: "Le Asl non collaborano, nonostante pochi ricoverati Covid"

La denuncia alla Regione: "Ci sono 133 persone in ospedale – spiega Antonio Perruggini di Welfare a Levante – 18 in terapia intensiva, per questo fabbisogno bastano poche decine di professionisti".

Un accordo raggiunto ad agosto dopo mesi di proteste e manifestazioni che non ha però prodotto nulla di concreto, a causa dell’inerzia delle Asl. È l’accusa rivolta dalla Rsa pugliesi a corto di infermieri fin dall’inizio della pandemia, nonostante la possibilità attraverso un bando di annoverare quelli assunti dalle aziende sanitarie locali a proprie spese. Una situazione fatta emergere durante una riunione con la Regione. Il problema sta nei numeri. Alle Rsa servono almeno 300 infermieri. Molti sono stati reclutati, se pur a tempo determinati, attraverso bandi durante la fase acuta dell’emergenza Covid dalle strutture pubbliche, sguarnendo di fatto uno dei tasselli più delicati del sistema assistenziale. “Ci sono 2 mila 135 persone positive attualmente – spiega Antonio Perruggini del consorzio Welfare a Levante – di cui 133 ricoverate in area non critica e solo 18 in terapia intensiva, per questo fabbisogno sono necessari al massimo 43 infermieri, perché le Asl non si adoperano a fornirci quelli che ci servono?”.

Durante l’incontro nell’assessorato alla Salute, le associazioni di Categoria hanno chiesto con determinazione alla Regione Puglia di intervenire sulla questione che è fondamentale al fine di assicurare i requisiti organizzativi alle strutture che garantiscono assistenza qualificata a migliaia di anziani non autosufficienti e disabili assicurando al tempo stesso occupazione stabile a altrettanti lavoratori. La Regione ha assicurato il suo intervento per capire i motivi della oggettiva inerzia da parte delle Asl. "Ci aspettavamo una pronta operatività da parte delle direzioni generali-insiste Perruggini -, ma evidentemente neppure una decisione del Governatore Emiliano unitamente a quella dell'assessore Pier Luigi Lopalco e dell'intera Giunta ha fatto scaturire la doverosa sensibilità che, tra l'altro, è anche un obbligo amministrativo".

Invece le stesse Rsa sottolineano come nessuna azione conseguenziale da parte dei direttori generali di tutte le Asl pugliesi c’è stata dopo “la tanto sofferta delibera della giunta regionale che già dal mese di agosto scorso disponeva che le Asl stesse emanassero avvisi pubblici al fine di raccogliere manifestazioni di interesse e la disponibilità da parte degli infermieri affinché potessero prestare la loro opera professionale anche nelle Rsa e a carico finanziario di queste ultime”. Per questo l’associazione di categoria si chiede “se le aspettative delle nomine dei nuovi direttori generali delle Asl influiscano sul loro comportamento e in quali attività e luoghi siano impegnate ora le centinaia di unità infermieristiche improvvisamente dimessesi dalle Rsa in piena pandemia con la chimera del posto pubblico”. Allo stesso tempo l’organizzazione chiede con fermezza un intervento immediato.

“Ai direttori generali – si rivolge Welfare a Levante – domandiamo di adempiere tempestivamente verso quanto disposto dalla giunta regionale e alla Regione Puglia di rendere strutturale anche dopo la fine dello stato di emergenza la disposizione che consente l’attività dell’infermiere anche presso le Rsa impegnate a garantire un servizio pubblico. Chiediamo altresì che venga attuata l’ulteriore previsione, anche quella già stabilita e rimasta sulla carta, di favorire la specializzazione del personale Operatori socio sanitari previa una formazione complementare che consenta il supporto dell’Oss verso l’opera professionale dell’infermiere che naturalmente non può e non deve essere sostituito. Al tempo stesso ci associamo alle insistenze degli ordini delle oprofessioni Infermieristiche che da tempo richiedono la deroga al rapporto esclusivo attualmente in vigore che non consente la loro opera in strutture diverse da quelle pubbliche. Anche tale soluzione – conclude l’organizzazione - sarebbe virtuosa per prevenire irregolarità e assicurare gli standard organizzativi delle strutture extraospedaliere".

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