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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Libertà

Soldati baresi tra gli 800 militari impiegati ad Herat

La storia di alcuni soldati baresi impegnati nella missione Train advise and assist Ccmmand West a guida Italiana ad Herat (Afganistan)

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

Ad Herat, regione ovest dell'Afghanistan, opera, ormai da oltre un decennio, il contingente militare italiano. Dallo scorso settembre la guida del Train advise and assist Ccmmand West (Taac West) è stato affidato alla Brigata Aosta. Taac West è il comando Nato multinazionale e interforze a guida italiana che opera nella regione Ovest dell'Afghanistan nell'ambito della missione Resolute support (Rs). Un contingente composto dal 40% da siciliani, al comando del generale di Brigata Mauro D'Ubaldi, comandante in Patria della Brigata meccanizzata Aosta di Messina.

Tra gli 800 italiani sono una trentina i militari baresi che operano in tutti i settori di Taac West: quello sanitario da campo Role 2 nonché nelle unità operative, di sicurezza, Supporto logistico e di "Training advising and assistance" (addestramento, consulenza e assistenza). Taac West, un nome che da molti anni rappresenta per gli abitanti di questa regione un punto di riferimento importantissimo per sicurezza, sviluppo ed emancipazione.

Della provincia di Bari, di Canosa, è il capitano Donato Di Nunno, attualmente in servizio ad Herat con l'incarico di medico internista del Role 2. Di Nunno, che proviene dai corsi dell'Accademia militare di Modena, è specialista in dermatologia e venereologia e in Italia è assistente presso il reparto Dermatologia del Policlinico militare di Roma "Celio". Alla sua quarta missione in teatro operativo, è impiegato per la prima volta all'interno di una realtà ospedaliera, dove effettua principalmente attività ambulatoriale in ambito internistico e dermatologico, oltre a chirurgia dermatologica ambulatoriale in favore dei nostri militari e degli alleati. La professionalità, l'entusiasmo e l'innato spirito di corpo dei nostri medici con le stellette permette loro di portare continua assistenza medica e benessere a tutto il nostro personale militare che si trova per diversi mesi lontano dai propri affetti e dalla propria terra.

Si parla barese anche a mensa, dove spesso le "orecchiette" combattono una lotta senza esclusione di colpi contro la concorrente cucina siciliana. "Cerchiamo di accontentare tutti i palati con piatti caratteristici di tutte le regioni", dice il direttore della mensa, primo maresciallo Giuseppe Chirico, barese. Chirico lavora presso il 3° gruppo manutenzione autoveicoli di Bari, mentre qui ad Herat delizia i palati di tutti i militari, italiani e non, del contingente militare italiano. Il suo piglio nell'assicurare uno standard di qualità straordinario è un modo per declinare la volontà di non lasciarsi mai indebolire dalle difficoltà: essere in condizioni estreme, di disagio, non vuol dire privarsi del proprio modo di vivere; ed il cibo è parte importante delle nostre tradizioni. "Recentemente abbiamo organizzato una lezione di cucina a dei colleghi americani, una sorta di "Master Chef", che volevano imparare a cucinare un pranzo tipico italiano, dolce compreso" ci racconta Chirico. I cuochi militari, che provengono da varie regioni, riescono ad amalgamare bene le loro capacità ed il risultato è eccellente. Nella squadra c'è anche il barese Filippo Nicotra, un caporal maggiore scelto con l'incarico di panettiere, famoso a Camp Arena per la sua specialità: la focaccia barese. "In questo lavoro quello che mi gratifica di più" dice Chirico "è il rapporto instaurato con i ragazzi, sia militari che civili. Come in un'orchestra non può esserci una nota stonata. Tutti lavorano con passione e, malgrado la lontananza della famiglia e la particolarità dell'Afghanistan, siamo riusciti a fare gruppo fin dai primi giorni."

Nicotra gli fa eco sottolineando quello che più ricorderà di questa esperienza: "In questo contesto quello che viene fuori e che da la forza di continuare è l'amicizia che si crea con tutti, italiani, alleati ma anche personale locale. Un sentimento di fratellanza che abbatte ogni barriera, religiosa, culturale e sociale. Questi sono sentimenti che non si possono cancellare."

L'eccellenza culinaria la conferma il caporal maggiore Onofrio Sardella, di Monopoli, che opera all'interno della task force Arena, la forza di manovra ed il comando logistico di teatro, al comando del colonnello Benito Anastasio. "I miei compiti qui sono vari" spiega "sono un "gunner"(mitragliere) di veicoli blindati Lince e il mio compito è quello di garantire la sicurezza dei convogli durante le pattuglie all'esterno della base; ma sono anche un "guardian angel": uno di quelli che si occupano di fornire sicurezza al personale che effettua attività di "Train, advise and assist" all' Esercito afghano. Sono fiero ed orgoglioso del lavoro che svolgo. Per me è un onore rappresentare i colori della nostra bandiera qui in terra afghana. Svolgere questo lavoro è per me una vera e propria passione. Spero in futuro di poter migliorare ed accrescere ulteriormente le mie conoscenze militari e professionali."

Infine, Nicolò Abbattista, caporal maggiore effettivo al 5° reggimento fanteria "Aosta". Nicolò è di Giovinazzo e, insieme ad altri colleghi, concorre alla vigilanza della grande base italiana. "Venire qui era un mio obiettivo, era un'esperienza che volevo fortemente fare. Oggi sono davvero felice di esserci riuscito. Avevo la curiosità, il dovere e la voglia di provare sulla mia pelle qualcosa di cui finora avevo solo letto o sentito raccontare. In teatro operativo si respira un'atmosfera apparentemente tranquilla, che spesso non coincide con quello che accade al di là dei confini della base. E' la prima operazione che svolgo fuori dal territorio nazionale, e pensavo di potermi trovare più in difficoltà. Ci siamo addestrati duramente e proprio per questo, mettendo in pratica la formazione ricevuta, sto provando vivissima soddisfazione, anche per la grande fiducia che i miei superiori mi dimostrano".

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