A Barivecchia un nuovo centro d'ascolto giovanile
Oggi, uno dei luoghi comuni più socialmente pericolosi è quello che descrive come rassegnati, sfiduciati e demotivati la stragrande maggioranza dei giovani, al cospetto di coetanei egoisti ed individualisti. Tutti immersi in una società "liquida" che non è in grado di trasmettere buoni esempi e validi punti di riferimento. Poi, però, ci sono altri giovani che decidono di dedicare alcune serate a ragazzi come loro perché convinti che la bellezza dell'incontro, del dialogo e dell'alterità possa corroborare quella diffusa e trasversale voglia di un futuro diverso. E' sulla base di queste premesse, pertanto, che la Caritas Diocesana e l'Ufficio della Pastorale Giovanile hanno avviato un progetto, che terminerà a giugno, orientato a costituire un Punto d'Ascolto Giovanile. Ne abbiamo parlato con la Vicedirettore della Caritas Diocesana Bari Bitonto, Suor Mariarosaria Imperatore. Suor Mariarosaria Imperatore è una suora francescana alcantarina, napoletana e vive a Bari da due anni e mezzo, con la sua fraternità si occupano di 60 minori in un Centro Diurno.
Come e perché nasce l'esperienza del Punto d'Ascolto "Giovani incontro ai Giovani"? E come mai è stata scelta Barivecchia come polarità spaziale e sociale da mettere sotto la lente d'ingrandimento?
Il Punto d'Ascolto "Giovani incontro ai Giovani"a Barivecchia, voluto dalla Caritas Diocesana e dall'Ufficio della Pastorale Giovanile, nasce da due sguardi al nostro territorio: uno sguardo che, passeggiando per piazza del Ferrarese e piazza Mercantile, incontra gli sguardi di tanti giovani, più o meno consapevoli della loro vita e della loro ricerca e desidera dire loro una Parola che possa scomodarne alcuni dal loro quieto vivere e accogliere altri più disorientati; e l'altro sguardo è quello del Centro d'Ascolto Diocesano dove arrivano tante richieste di aiuto e di vicinanza: nessuna di queste parte dai giovani che, evidentemente , non sentono "propria" la possibilità di recarsi lì, di mattina , in pieno centro storico.
L'iniziativa ha previsto per un paio di mesi una fase "teorica". Quali testimonianze sono state scelte per i giovani partecipanti? E qual è stata la risposta da parte loro?
Ancora sullo sguardo, ha giocato tutto il percorso di Formazione "Sguardi di Misericordia". Quattro serate di formazione hanno preceduto la parte operativa e i giovani invitati sono stati esclusivamente quelli delle parrocchie. Scelta mirata anche questa! Noi volevamo coinvolgere e spingere ad uscire fuori proprio i giovani più vicini e spesso rintanati in Chiesa. La risposta è stata ottima! Superiore alle nostre aspettative. Tra il terzo e il quarto incontro abbiamo incontrato 120 giovani. Il gruppo che ci ha seguito costantemente è composto da una cinquantina di giovani. Abbiamo parlato di Dottrina Sociale della Chiesa, di operatori e animatori sociali , di influenza del pensare mafioso sul vivere quotidiano e di impegno nel mondo a partire dalla Parola di Dio.
L'attività più operativa e pratica, invece, avviatasi il mese scorso e che il prossimo venerdì vivrà il suo secondo step, in cosa consiste? Se e quali risposte ci sono state nel primo incontro di gennaio?
L'ultimo venerdì di ogni mese, fino a giugno, vedrà i giovani raccolti nella chiesa di sant'Anna,dalle ore 21 per un momento di dialogo e scambio con alcuni testimoni, a partire da una tematica ogni volta diversa e proposta dai giovani stessi. Mentre il dialogo continua, nel corso della serata i giovani , divisi in gruppetti, escono per le strade, nei locali, sul lungo mare e vanno ad incontrare chi è lì per caso, a presentarsi e a parlare del'esistenza del Punto d'Ascolto, lasciando un volantino con date e contatti. A mezzanotte è previsto il rientro in Chiesa quando, attesi di da alcune religiose, da sacerdoti e da giovani che intanto sono rimasti a pregare per loro, si avvia la condivisione dell'esperienza. A Gennaio è stato proprio bello! A febbraio ci sarà con noi , come testimone di una cittadinanza attiva, l'Assessora Francesca Bottalico. Provare per credere!
Il Papa esorta a "fare e ad essere Chiesa fuori le chiese", ad "uscire da sé per incontrare l'altro, nostro fratello". E questa vostra sperimentazione sociale sembra recepire questo invito. Quanto è, però, difficile conquistare l'attenzione e la fiducia di una generazione che si sente e si vive demotivata e sfiduciata?
Quanto è difficile incontrare i giovani in piazza, possono dirlo solo i giovani stessi che escono! Con don Michele,direttore dell'ufficio di Pastorale Giovanile, abbiamo scelto di far uscire solo loro! Sono i giovani i protagonisti di questa esperienza, perché è la loro città, perché solo loro possono agire dei cambiamenti significativi e duraturi. Quanto poi i giovani cristiani sono disposti a mettersi in gioco e ad uscire, beh! A parte i timori iniziali, tanto! I nostri giovani, i giovani delle nostre comunità parrocchiali, hanno solo bisogno di essere stimolati al cambiamento, di avere modelli di adulti che lo credono possibile e che si mettono al loro fianco per realizzarlo. E noi ci crediamo, a partire dalla Buona Notizia del Vangelo!
È prevedibile, tuttavia, nel prossimo futuro, diffondere questa proposta in altre porzioni di città?
Certo! Il nostro intento è proprio questo! Noi sogniamo che i giovani che hanno partecipato a questo esperienza quest'anno, si facciano promotori di esperienze nuove, magari ancora più creative e "giovani" di questa, proprio perché nate da loro! Proprio per questo, proporremo durante l'estate, oltre alla GMG a Cracovia, dei campi lavoro , a Brancaccio, a Scampia e Reggio Calabria, così da dare ai giovani la possibilità di conoscere altre realtà di coraggiosa prossimità.
Allargando, infine, se possibile, lo sguardo sulle periferie geografiche ed esistenziali della nostra città o del nostro territorio, per dirla sempre con le parole del Papa, qual è l'impegno odierno della Caritas per i giovani e per quelli che vivono condizioni di povertà, di degrado o di disagio?
Il compito principale di una Caritas diocesana è quello di animare la comunità , di suscitare i desideri di bene, di suggerire il cambiamento. Cerchiamo di fare questo guardando a tutta la comunità ma, chiaramente, in particolar modo ai giovani, coloro, cioè che sono "in formazione e in cammino"per eccellenza! La nostra prossimità al povero, a chi vive nel degrado o nel disagio, deve innanzitutto essere così coinvolgente da muovere altri alla prossimità e all'impegno. Se raggiungessimo tutti i poveri della diocesi senza suscitare nella comunità il desiderio di farlo, avremmo fallito nel nostro impegno di Caritas!
(Intervista di Giuseppe Milano)