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Lunedì, 29 Aprile 2024
Storie

Il caffè leccese non si chiama “caffè leccese”. La polemica in Puglia

Una diatriba sta imperversando nel Salento. Ad intervenire anche il noto imprenditore del caffè Antonio Quarta: “Fu mio nonno ad inventare l’accostamento caldo-freddo”

Dibattiti e opinioni si alternano velocemente al tempo dei social, fino ad arrivare a confrontarsi con la storia e le tradizioni di una città intera e del suo territorio. L’oggetto di una querelle tutta salentina è il “caffè leccese” o “caffè in ghiaccio”. Ed è proprio la sua denominazione il cardine della discussione. “Non c’è differenza”, qualcuno potrebbe pensare ingenuamente; del resto si tratta solo del modo con cui chiamare la bevanda che si trova in tutti i bar del capoluogo salentino nei mesi roventi dell’anno (che abbiamo raccontato qui).

Il caffè a Lecce: “qui si beve così”

Durante l’estate infatti, a Lecce il caffè caldo e già zuccherato viene versato nel bicchiere ricolmo di ghiaccio e poi servito ai clienti. Il contrasto tra caldo e freddo crea un connubio particolare, adatto alle temperature della stagione. Sorseggiarlo è un'abitudine ormai consolidata, perché come dicono tutti i leccesi “il caffè qui si beve così” ed è implicito pensare che non esistano altre varianti. Nonostante ciò, c’è chi sostiene che questo metodo per assaporare la bevanda sia stato inventato da un imprenditore locale, tanto da creare un vero e proprio marchio da difendere, “Il caffè leccese appunto” non un semplice caffè in ghiaccio.

Preparazione del caffè leccese

Chi lo chiama “caffè in ghiaccio”?

Lo scorso 28 agosto 2023 una donna, tra gli amministratori del profilo Instagram Leccesi in Lecce, ha esposto simbolicamente un cartone in giro per il centro storico della città, attirando molta attenzione. La scritta riportava il seguente messaggio: "Stop calling it caffè leccese. We say caffè in ghiaccio con latte di mandorla", che in italiano sta per "basta chiamarlo caffè leccese. Noi diciamo caffè in ghiaccio con latte di mandorla".

Il tema del sit-in, più in generale, ruota attorno alla difesa della nomenclatura dei termini, spesso distorti, che riguardano il territorio pugliese. “Nel Salento per anni, decenni, secoli la gente da maggio a ottobre al bar ordina ‘un caffè in ghiaccio’, se specifica ‘con latte di mandorla’ finisce là, se non dice nulla il barista chiede ‘quanto zucchero?’. Perché in tal caso il caffè viene zuccherato nella tazzina, bollente e poi versato sul ghiaccio prima di essere servito al cliente. Poi è venuto Biagio Antonacci a farsi la vacanza inSalento, poi tutti i turisti milanesi con il passaporto e l’antitetanica e hanno iniziato a dire InSalento e a chiedere un caffè leccese, come se noi qua avessimo bisogno di aggiungere la provenienza per specificare che vogliamo un caffè come si fa a casa nostra, da sempre. Passi il turista che morde e fugge, ma voi leccesi e salentini, per carità di dio non omologatevi, non svendetevi per un goccio di latte di mandorla (che poi si sa che non è latte, né linfa, ma sciroppo)” è scritto ne testo che correda il post.

Così un caffè locale, con o senza latte di mandorla, è diventato magicamente un caffè tipico, “un caffè leccese”, un caffè salentino. La voglia di semplificare e di omologarsi alla massa, complice un turismo spesso aggressivo e gestito in modo non sempre esemplare, ha contribuito alla proliferazione di un marketing spicciolo sul territorio, che nel tempo ne ha distorto la natura e lo ha privato di quella naturalezza che per anni è stata l’elemento distintivo di tutta la Puglia.

Il nuovo turismo in Puglia e l’effetto masseria

Non a caso, nella regione ormai presa d’assalto dai visitatori di tutto il mondo, le vecchie masserie sono diventate resort di lusso cinque stelle dove festeggiare i matrimoni; i trulli in Valle d’Itria e nel Barese ormai sono dotati di piscine dove prendere il sole, mentre in passato erano utilizzati esclusivamente per il deposito degli attrezzi dei contadini che lavoravano nei campi. Proprio in questo quadro ‘idilliaco’ si colloca anche il “caffè leccese” che ha l’esigenza di posizionarsi sul mercato per essere venduto come un prodotto a parte, magari anche con una maggiorazione di costo.

Il richiamo della tradizione: “Il suo nome è caffè leccese”

La vicenda in pochi giorni ha assunto una risonanza tale da tirare in ballo una vera e propria autorità in materia, l’imprenditore leccese Antonio Quarta, amministratore unico della Quarta Caffè, azienda storica del territorio. Per mezzo di un comunicato stampa, Quarta ha tenuto a ricordare come sia stato suo nonno - Antonio senior - a inventare l’accostamento caffè-ghiaccio e di conseguenza l’espressione “caffè alla leccese”.

Antonio Quarta del Caffè Quarta

Capisco che d’estate si provi a spostare il pensiero dalle cose serie ad argomenti ben più ameni, soprattutto in tempi pesanti come questi”, racconta l’imprenditore, “ma ci sono delle verità consolidate che non possono essere confutate. E questa, si dà il caso, è una di quelle". Antonio senior, infatti, aveva una fabbrica del ghiaccio venduto a peso e - secondo quanto sostenuto dal nipote - avrebbe inventato la straordinaria alchimia tra il caldo aroma di caffè appena fatto e la frescura dell'acqua cristallizzata al punto giusto, con l’obiettivo di rendere quel mix tonificante e pure dissetante. Tutto questo, però, tanto per contribuire alla poca chiarezza dello scenario, si differenzia dal caffè in ghiaccio alla salentina. Quest'ultimo, infatti, sarebbe “un’elaborazione con aggiunta di latte di mandorla o, a richiesta, soffiato" dice Quarta.

In definitiva il punto non è il nome o il soprannome che si dà ad una preparazione. Ma quanto tutto questo possa essere esemplare in un territorio che, mai come quest’anno, è stato considerato emblema di tutti i problemi che affliggono il turismo italiano, dall’aumento dei prezzi all’eccessivo numero di arrivi. Fino ad arrivare alle bevande storiche, semplici, popolari che, ad un certo punto, adeguano perfino il proprio nome pur di diventare brand.

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