I Motus al Teatro Kismet di Bari con il loro nuovo spettacolo 'Frankenstein (a love story)'
Tornano i Motus al Teatro Kismet di Bari con il loro nuovo spettacolo, dedicato alla mostruosa creatura nata dalla penna di Mary Shelley.
La Stagione Bagliori, a cura di Teresa Ludovico per Teatri di Bari, prosegue sabato 6 aprile alle ore 21 con lo spettacolo ideato e diretto da Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, fondatori della Compagnia Motus. Frankenstein (A love story) vede ‘il moderno Prometeo’ come tessuto connettivo della storia, un progetto “composto dalla cucitura di diversi episodi e dal desiderio di ridare vita all’inanimato, galvanizzandolo, scomponendo e ricomponendone pezzi letterari. Uno spettacolo su Frankenstein che è esso stesso (un) Frankenstein” raccontano gli autori. Un apprezzato ritorno per i Motus all’Opificio per le arti di Bari, che nella scorsa stagione avevano portato sul palcoscenico l’apprezzato ‘Tutto Brucia’.
Il mostro che emerge dallo spettacolo interpretato da Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou ed Enrico Casagrande, con la collaborazione drammaturgica di Ileania Caleo, è ‘un infelice’, ‘a wretch’, come si dice di chi parte svantaggiato, di chi nasce non perfettamente equipaggiato per l’avventura del mondo: ma si ricordi bene che monstrum deriva da mon?re, ammonire, e nel monito c’è sempre qualcosa di prodigioso.
Alla replica segue nel foyer l’appuntamento con Lo Spettatore critico: la compagnia incontra nel foyer il pubblico insieme alla direttrice artistica di Teatri di Bari, Teresa Ludovico, al giornalista de La Repubblica Bari Antonio Di Giacomo, allo storico delle scienze dell’Università di Bari e saggista Francesco Paolo de Ceglia e a Francesca Romana Recchia Luciani, professore ordinario del Dipartimento di Ricerca e innovazione umanistica dell’Università di Bari.
Nel foyer sarà presente anche lo stand dell’associazione culturale Un panda sulla luna, che gestisce anche una libreria a Terlizzi: uno spazio dove gli spettatori potranno acquistare e ricevere consigli sul prossimo libro da leggere. L’associazione organizza anche la presentazione a Bari del libro di Silvia Calderoni, ‘Denti da latte’ (Fandango Editore), in programma domenica 7 aprile alle ore 19 a La Ciclatera, dove l’autrice dialogherà con Teresa Ludovico.
La Stagione ‘Bagliori’ del Teatro Kismet è realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Puglia e del Comune di Bari.
I biglietti della Stagione serale 2023.24 ‘Bagliori’ partono da un prezzo di 14 euro, disponibili al botteghino del Kismet (strada San Giorgio martire 22F, Bari) e online sul circuito Vivaticket. Il botteghino è attivo dal martedì al venerdì ore 10.30 – 12.30 | 16.30 – 19 e due ore prima dello spettacolo.
Per informazioni si può chiamare il botteghino del Kismet (strada San Giorgio martire 22F, Bari) al numero 335 805 22 11. La Stagione completa è disponibile sul sito www.teatridibari.it .
SCHEDA ARTISTICA
Motus |?Emilia Romagna Teatro ERT | Teatro Nazionale,?TPE – Festival delle Colline Torinesi | Kunstencentrum VIERNULVIER?(BE) |?Kampnagel?(DE)
FRANKENSTEIN (A LOVE STORY)
Ideazione e regia di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande
con Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, ed Enrico Casagrande
drammaturgia Ilenia Caleo
adattamento e cura dei sottotitoli Daniela Nicolò
assistenza alla regia Eduard Popescu
disegno luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
grafica Federico Magli
video Vladimir Bertozzi
produzione Francesca Raimondi
organizzazione e logistica Shaila Chenet e Matilde Morri
promozione Ilaria Depari
comunicazione Dea Vodopi
distribuzione internazionale Lisa Gilardino
ufficio stampa comunicattive.it
Residenza artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano,
Santarcangelo Festival, Teatro Galli-Rimini, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale”, Rimi-Imir (NO) e Berner Fachhochschule (CH)
con il sostegno di?MiC,?Regione Emilia-Romagna
Frankenstein o Il moderno Prometeo è il tessuto connettivo di questa “nuova creatura”. Un progetto mostruoso composto dalla cucitura di diversi episodi e dal desiderio di ridare vita all’inanimato, galvanizzandolo, scomponendo e ricomponendone pezzi letterari. Uno spettacolo su Frankenstein che è esso stesso (un) Frankenstein.
La struttura a scatole cinesi del libro che Mary Shelley ha scritto a soli diciannove anni e la sua stessa biografia, che tanto si riflette nelle vicende dolorose della creatura inascoltata, sono materia da cui partire nella composizione – con la collaborazione drammaturgica di Ilenia Caleo. Il tema della “progenie mostruosa” che Shelley ha ideato per prima – facendo un balzo dal romanzo gotico alla fondazione di quello fantascientifico, è poi ripensato da molt^ studios^ come una figurazione del possibile – figurazione e favola di un mondo non riproduttivo – dalle vivaci ramificazioni contemporanee nella filosofia postumana. Toccare il non umano, il mostruoso, l’artificiale, sentirne la carne. Il confine pericoloso tra vivente e non vivente. I processi di composizione e decomposizione. Cellule che si autorigenerano fuori dal corpo umano, tecnologie di hackeraggio della riproduzione e Intelligenze Artificiali in rivolta… La notte in cui Mary Shelley sogna Frankenstein ad occhi aperti ricorda la notte in cui lo scienziato vaga raccogliendo frammenti di cadaveri, come la notte primitiva, dell’inizio del mondo. Scenari di creazione, immaginazione mostruosa. La natura è in tumulto. Nei paesaggi estremi, raggelati, dolorosi, due figure si inseguono, cercando ripari. Rabbia, amore, inquietudine, orrore, e ancora amore, amore, un eccesso di amore non corrisposto. «Non vedevo né sentivo parlare di nessuno simile a me» – come l’umano, unico della sua specie, anche la creatura è un unico. La solitudine radicale di una creatura inascoltata, intoccabile, che non trova nessun altr^ a cui parlare, che possa pronunciare il suo nome. È sui confini che i mostri proliferano. Tra i mondi. E qui, tra le cuciture suturate di carni e pelli diverse, questo lavoro prova a stare. Il mostro generato è “un infelice”, “a wretch”, come si dice di chi parte svantaggiato, di chi nasce non perfettamente equipaggiato per l’avventura del mondo: ma si ricordi bene che monstrum deriva da mon?re, ammonire, e nel monito c’è sempre qualcosa di prodigioso…
We need Monsters
and we need to recognise
and celebrate
our own monstrosities.
(J. Halberstam )