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Aumento del prezzo del pane, Confconsumatori: "Vergogna!". I panificatori: "Altrimenti, chiudiamo"

Un chilo di pane costa 2 euro secondo il nuovo listino. Michele Micunco denuncia la decisione presa dalla maggior parte dei panificatori e chiede di fare un passo indietro. Barile: "Pena la chiusura"

E’ polemica in città da qualche giorno e la causa va ricercata nell’aumento del prezzo del pane. E come ogni discussione controversa che si rispetti, ci sono due tifoserie: da una parte la stragrande maggioranza dei cittadini schierati con la Confconsumatori, dall’altra i panificatori con il presidente del Consorzio Pane Dop di Altamura, Giuseppe Barile.

Il prezzo del pane è aumentato di 20 centesimi al Kg; da 1 euro e 80 adesso un chilo di pane costa 2 euro. Gli altamurani non ci stanno. In un difficile momento come questo, con una crisi economica e sociale che imperversa, l’aumento del prezzo di un bene di prima necessità viene ritenuto una mossa inaccettabile. “E poi è inspiegabile – dice qualcuno - dato che il prezzo del grano diminuisce”.  Ma il pane si fa dalla farina, e che quest’ultima abbia subito un incremento del prezzo non è un segreto; si tratta di un aumento del 8,3%. Lungo tutta la catena, dal grano al prodotto finito, c’è un momento in cui i conti non tornano. Dove?

MICHELE MICUNCO - Il presidente della sezione cittadina della Confconsumatori parla di un “aumento selvaggio”. “Questa situazione sta diventando insopportabile – scrive - per migliaia di famiglie che si stanno sempre più scontrando con una crisi dai risvolti epocali per il nostro territorio che ha sempre visto e sostenuto il suo prodotto immagine a livello mondiale qual è il nostro pane dop .Per questi motivi ci si aspetta un maggiore rispetto da parte della categoria dei panificatori nei confronti di una comunità che molto ha fatto per lo sviluppo integrale del settore”. Sono dure le parole di Michele Micunco, soprattutto quando chiede agli artigiani di fare un passo indietro; o quando li accusa di scaricare le incomprensioni interne alla categoria sui consumatori finali invece di fare squadra e pensare a “far decollare a pieno la filiera della panificazione e della DOP, cosa finora non riuscita”.

I PANIFICATORI parlano di una necessità. E spiegano come non si tratti assolutamente di incrementare i propri guadagni  ma di una mera sopravvivenza. Il problema, stando a quanto dicono, non è solo l’aumento del prezzo della farina, ma di diverse materie prime; senza contare gli aumenti sulle bollette del gas e dell’energia elettrica e dell’esosa tassazione a cui sono sottoposti. “Abbiamo anche noi una famiglia - dice Giuseppe Casamassima - quindi comprendiamo le difficoltà di questo periodo ma non potevamo fare altrimenti”. E raccontano come il “rispetto” di cui parla il Presidente Micunco lo hanno sempre avuto ma forse “lo intendiamo in maniera differente”. Per questi artigiani “rispetto” significa garantire il servizio ogni giorno della settimana, significa garantire la qualità delle materie prime e quindi del prodotto, significa svegliarsi quando la maggior parte degli altamurani è “a passeggio” mentre loro sono chiusi nei propri laboratori per servire un prodotto fresco quando si saranno svegliati. E aggiungono: “Non vogliamo sollevare nessuna polemica – dicono- ma ci risulta difficile credere a difficoltà economiche per l’acquisto di un chilo di pane quando invece la sera le pizzerie e i locali della città sono stracolmi di gente”. E concludono: “Oggi ormai nessuna famiglia compra un chilo di pane, i consumi sono cambiati; per sei persone notiamo che il cliente compra anche meno di 500 grammi”.

IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO pane dop Giuseppe Barile si schiera con i “suoi”e specifica: “In realtà molti dei miei colleghi hanno solo aggiornato il listino perché questo prezzo avrebbe dovuto essere vigente da parecchio tempo”. E spiega che nel suo panificio, per esempio, il pane costa 2 euro al chilo già da mesi ma non è stato l’unico. Quando si parlò di aggiornare i listini molti panificatori, proprio per non suscitare polemiche, ritennero più opportuno portare il prezzo da 1 euro e 50 centesimi a 1 euro e 80. E pare che il presidente non fosse d’accordo; in primis per non continuare a creare crepe e differenze all’interno della categoria, ma anche perché aveva già previsto l’impossibilità di “uscire alle spese”. Ma “il prezzo – dice - è a discrezione dell’artigiano”. E quando gli facciamo la domanda più “cliccata” in città ovvero : “Perché molti panificatori riescono a vendere il pane addirittura a 1 euro al chilo?”. Risponde: “Sicuramente non si tratta di un prodotto di qualità; per garantire la qualità di un prodotto ottenuto da materie prime certificate e secondo la tradizione non si può scendere a un simile prezzo pena la chiusura".

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