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Cronaca

Immagini pedopornografiche via WhatsApp e Telegram: blitz della polizia nel Barese, scattano denunce e sequestri

I controlli in Puglia hanno riguardato anche il Tarantino: sono stati sequestrati gli smartphone a 5 persone, tutte disoccupate e con un'età compresa tra i 18 e i 50 anni. A livello nazionale i blitz hanno coinvolto 53 diverse province in 18 regioni

Tre blitz nella provincia di Bari per sventare un traffico di immagini pedo-pornografiche diffuse attraverso le chat di WhatsApp e Telegram. Un'operazione della polizia postale che si inserisce in un'indagine a livello nazionale e che in Puglia ha visto anche un controllo nel Tarantino: sono stati sequestrati 5 smartphone in uso agli indagati - tutti disoccupati di età compresa tra i 18 e i 50 anni - denunciati all'autorità giudiziaria. All'interno del loro cellulare, il materiale pedopornografico che sarebbe stato diffuso attraverso la rete, attualmente sequestrato per essere messo a disposizione degli inquirenti. 

Perquisizioni e arresti in tutta Italia

Come già anticipato, i controlli in Puglia si inseriscono nella più alta rete dei blitz che in mattinata ha visto impegnati oltre 300 uomini della polizia postale, con perquisizioni e arresti in flagranza di reato in 53 diverse province e in 18 regioni. La più importante operazione di polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online, che si conclude dopo due anni di indagini condotte 'sotto copertura' su Internet da Polizia Postale di Milano e del C.N.C.P.O. - Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai Procuratori Aggiunti Fusco e Mannella insieme ai Sostituti Barilli e Tarzia della Procura Distrettuale di Milano. Sono stati identificati in tutto 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni WhatsApp e Telegram, partecipavano a “canali” e “gruppi” finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori; gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati.

Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della Polizia Postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l’anonimato - e, quindi, la “sicurezza” - del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l’espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete. Sono 81 gli italiani identificati dalla Polizia Postale milanese, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di anni 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l’attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

Quella della transnazionalità è una caratteristica che accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono, infatti, ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell’indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo. L’attività svolta ha evidenziato come il fenomeno criminale in argomento sia assolutamente trasversale, dal momento che tra gli indagati figurano persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee, quali affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano e diversi disoccupati, con età anagrafiche che oscillano tra i 18 e i 71 anni.

I sequestri

Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura Distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati altresì rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sottoposti a sequestro.

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