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Tasse salate, dai pugliesi 9,8 milioni allo Stato: "Imposte elevate ed economia in calo"

L'analisi del Centro Studi della Confartigianato regionale: il gettito complessivo 2014 di Irpef, Iva, Irap e Ires è in calo di 39 milioni rispetto allo scorso anno: "Pressione immutata, meno ricavi"

I pugliesi hanno versato, nel 2014, circa 9,8 miliardi di euro in tasse, tra Irpef, Iva, Irap e Ires: a comunicarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia, raccolto con le dichiarazioni dei redditi dello scorso anno. Più precisamente, lo Stato ha ottenuto, dalla Puglia, 9 miliardi, 775 milioni e 945 mila euro, 39 milioni in meno rispetto al 2013: nel dettaglio, sono stati versati 6,3 miliardi di euro per l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) da parte di 2.577.466 contribuenti pugliesi, il 6,3 per cento del totale in Italia (40.989.567). Rispetto all’anno precedente sono diminuiti di 21.436 unità, pari allo 0,8 per cento (erano 2.598.902 nel 2013). Il reddito complessivo dei pugliesi ammonta a 39,6 miliardi di euro, mentre quello medio è di 15.630 euro. Diminuisce il volume d'affari dell'Iva, sceso del 2% da 76,.8 miliardi a 75,3, mentre sale il reddito d'impresa medio: 68.713 euro, in crescita dell’1,4 per cento rispetto all’anno prima (67.773).

"L’elaborazione approntata dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenzia quanto il peso delle imposte continui ad essere penalizzante per i contribuenti ed in particolar modo per le piccole e medie imprese. La pressione fiscale è così elevata da produrre solo nella nostra regione un gettito pari a quasi 10 miliardi di euro. Certo, eccezion fatta per l’Ires dai dati si evince una complessiva tendenza alla riduzione del gettito. Tuttavia, più che ad una diminuzione della tassazione il fenomeno è attribuibile al minor volume dei ricavi. È evidente infatti – spiega il presidente – che la crisi continua a mordere, incidendo sui consumi interni ed impedendo il ristabilirsi di fisiologiche dinamiche economiche. Una completa ed organica revisione della normativa fiscale, lontana da semplici interventi di dettaglio – conclude Sgherza – è più che mai necessaria non solo per sbloccare risorse da dedicare allo sviluppo ed agli investimenti ma anche per semplificare in maniera consistente la disciplina e la complessità degli oneri fiscali".

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