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Applausi per "La nave dolce" a Venezia, ma è polemica sull'Afc

Il documentario del regista Daniele Vicari sullo sbarco della nave albanese Vlora presentato ieri fuori concorso alla mostra del cinema. Ma è bufera sull'Apulia Film Commission che ha finanziato il film

"La nave dolce" sbarca al Festival del Cinema di Venezia e commuove il pubblico della laguna. Il documentario sullo sbarco della nave albanese Vlora a Bari - 8 agosto 1991 - diretto dal regista Daniele Vicari e finanziato dall'Apulia Film Commission è stato presentato ieri fuori concorso a Venezia.

L'OPERA - Nel documentario Vicari alterna l'abbondante materiale di repertorio a disposizione con le interviste a diverse persone che si trovavano sulla nave, ome il ballerino Kledi Kadiu, all'epoca diciassettenne, giunto in Italia proprio a bordo di quel mercantile che trasportò fino al capoluogo pugliese oltre 20mila albanesi con il sogno dell'Italia e di una vita migliore.

LE POLEMICHE SULL'AFC - Ma se il film riscuote l'approvazione del pubblico a Venezia, in terra di Bari diventa oggeto di polemiche, per il ruolo dell'Apulia Film Commission, che ha finanziato l'opera. Le critiche, partite da un articolo pubblicato dal sito web Golem sono poi esplose con  l'intervento del consigliere regionale Pdl Massimo Cassano, che ha annunciato un'interrogazione sul ruolo dei vertici Afc nella realizzazione dell'opera. Il film, infatti, scrive Cassano in una nota "risulta nato da un'idea di Luigi De Luca (vicepresidente dell'Afc) e Silvio Maselli (direttore) mentre coautrice del soggetto e della sceneggiatura è invece Antonella Gaeta (Afc). Insomma un film fatto in famiglia".

LE REPLICHE DI AFC E DELL'ASSESSORE GODELLI - Immediata la replica di Afc alle accuse lanciate da Golem e riprese da Cassano: "Antonella Gaeta - si legge in una nota pubblicata sul sito dell'Afc - era ben lungi dal divenire Presidente della Fondazione Apulia Film Commission quando, l’allora Presidente Oscar Iarussi, su decisione e mandato unanime del CdA, sottoscrisse con la Indigo Film di Roma i contratti di co-sviluppo prima e successivamente di co-produzione del lungometraggio in questione". "Inoltre, -prosegue il comunicato di Afc - si precisa che gli ideatori del progetto filmico, Gigi De Luca, Ilir Butka e Silvio Maselli, non hanno percepito alcun compenso anche sotto forma di royalties future, rinunciandovi espressamente. In compenso non hanno spento il proprio cervello, continuando a svolgere con passione e competenza i propri rispettivi ruoli di Vice Presidente e Direttore della Fondazione, apportandovi idee, proposte, progetti. Come doveroso, peraltro nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali e professionali".

Nelle polemiche è intervenuta anche Silvia Godelli, assessore regionale alla Cultura. "È paradossale: - scrive l'assessore - la Puglia sugli allori a Venezia, tra la presentazione del Bifest e il passaggio del film di Vicari come "evento speciale" [..] ma in loco, intrigando anche qualche esponente del centrodestra, si discute se la Gaeta, oggi Presidente di Apulia Film Commission ma ieri professionista a tutto tondo, avesse o meno a suo tempo il diritto di sceneggiare La Nave Dolce". "I reati imputati, evidentemente, si ascrivono alla incapacità della Gaeta di prevedere che ben un anno dopo avrebbe ricoperto la carica di cui alla polemica. Ahi lei, che non ha la sfera di cristallo... Altro reato: la Apulia Film Commission coproduce un film di alto valore culturale e sociale mettendo i nomi di chi ci ha lavorato..., però nessuno dice che i proventi del film andranno alla Apulia Film Commission e non nelle tasche delle persone!. Anzi, è da vituperio che compaiano con i loro nomi (cosa invece perfettamente prevista dallo Statuto della Apulia Film Commission)". "Polemichette di fine estate -conclude Godelli - che sembrano appassionare di più dei risultati, ben corposi, che in questi anni la Apulia Film Commission ha portato a tutti i territori della Puglia: produzioni nazionali e internazionali, lavoro pregiato, e un grande riconoscimento da parte di tutti, Ma no, qui da noi qualcheduno, ben memore del Manzoni, preferisce gridare all'untore"

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